Dieci minuti di parola a testa, sorteggio dell’ordine in cui rispondere… Hanno voluto fare le cose per bene, mercoledì sera al circolo Pd ‘Lambertini’, dove è andato in scena – seguendo il format giustamente affermatosi in tv negli ultimi anni – il secondo confronto tra i quattro aspiranti consiglieri regionali dem. Si tratta di Paolo Calvano, Irene Tagliani, Marcella Zappaterra e Eric Zaghini: quasi certamente due di loro il 23 novembre saranno eletti, resta da vedere chi. La trentina di presenti avrà potuto farsi un’idea più chiara.
“Credo che i temi della prossima legislatura saranno due – ha esordito Zappaterra –: il rilancio dell’economia a fini occupazionali e il sostegno all’impresa, almeno per quanto riguarda la sburocratizzazione”. Su questo l’ex presidente della Provincia pensa a “un sito in cui le aziende caricano tutte le proprie informazioni, e al quale gli enti terzi incaricati di controlli possano rivolgersi”. Non ha poi evitato – e non è stato l’unica – un attacco ai Centri per l’impiego, oramai frequente bersaglio da parte di molti. “Non sono più loro a incrociare domanda e offerta di lavoro: bisogna rivedere questi servizi creando un sistema di accreditamento, e anche sui centri di formazione, che sono moltissimi, bisogna dire che non sembrano d’aiuto ad entrare nel mondo del lavoro”. Deciso il suo no, come quello di quasi tutta la politica ferrarese, all’articolo 35 dello Sblocca Italia, che potrebbe aprire la porta a rifiuti provenienti da altre zone.
Calvano si è concentrato sull’ambiente, come del resto aveva chiesto di fare il moderatore. “Di solito è vissuto come una tutela, ma oggi può essere una grande occasione: la differenziata è necessaria anche perché in quella maniera recuperiamo materiale”. E si parla di ambiente anche occupandosi “degli edifici vuoti e di quelli sfitti, in un Paese in cui l’edilizia è ancora centrale. Bisogna partire con una rigenerazione urbana”. Pure l’ex presidente di Cna Tagliani ha insistito sul binomio ricostruzione/riqualificazione ambientale, “visto che tutte le case del centro sono non antisismiche: se dovesse arrivare una scossa un po’ più forte…”. È stata anche l’unica nei minuti a disposizione – non li ha nemmeno usati tutti – ad invocare la Cispadana, “perché c’è bisogno di una strada in quei territori”.
Il sindaco di Berra ha continuato a ritagliare per sé la parte del rottamatore. A partire dalle fusioni tra Comuni, “che la Regione deve continuare a incentivare stando però attenti, perché in molti casi vengono fuse delle debolezze da 3mila abitanti perché c’è una convenienza a farlo”. Ma dove attacca soprattutto è sulla formazione, “servita spesso più ai formatori che ai formati, con un ritorno occupazionale ridicolo, del 3,7%, e solo il 3% delle aziende che si rivolge ai centri”. Il tema è particolarmente importante in vista del Jobs Act, perché proprio alle Regioni sono affidate “le politiche attive e la presa in carico. Senza queste, la flessibilità da sola può essere pericolosa”.
Il 23 vedremo quale sarà la coppia di eletti. Ma il vero enigma sarà la partecipazione al voto.
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