Politica
2 Settembre 2014
L'economista Boldrin: “Il seme del declino è stato piantato da Craxi, Andreotti e Forlani"

Il ‘deficit riformista’ che blocca la ripresa

di Redazione | 3 min

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Un dibattito dai toni molto accesi quello che si è svolto ieri sera alla festa Pd “Un Ponte d’Ambiente” che ha visto come protagonisti il viceministro dell’Economia Enrico Morando e il coordinatore di Fare per Fermare il Declino, Michele Boldrin. I due ospiti, moderati dall’assessore al Bilancio del Comune di Ferrara Luigi Marattin, si sono confrontati, e scontrati, sul tema “L’economia Italiana e le politiche economiche del governo Renzi: un confronto franco” facendo emergere due linee di lettura ben diverse sulla situazione economica italiana attuale.

Alla domanda sul perché l’economia italiana stenta a ripartire e sul perché, nonostante le previsioni, dimostra di essere ancora in una situazione stagnante, il renziano Morando chiama in causa la mancata crescita della produttività dei fattori economici dovuta anche al fatto di avere un apparato della pubblica amministrazione molto pesante ma assai poco dinamico e funzionale. “L’economia italiana soffre ancora per avere un apparato burocratico troppo complesso. – spiega il viceministro Morando- Ci sono settori cruciali nella pubblica amministrazione per la ripresa del Paese che costano molto e rendono poco. L’Italia poi soffre, come altri paesi, dell’aumento del volume globale del debito pubblico innescatosi a partire dagli anni’80. Per arginare questo fenomeno si è entrati nell’Euro, solo che i benefici di tale operazione sono stati sperperati nel giro di qualche anno, e adesso siamo punto e capo. Siamo nella situazione in cui ci troviamo perché negli ultimi decenni abbiamo avuto un deficit riformista. Il governo di cui faccio parte- puntualizza Morando- ha il difficilissimo compito di recuperare i vent’anni di mancati cambiamenti riallineando attraverso le riforme l’Italia al resto d’Europa”.

Molto più drastica l’analisi e la ricetta dell’economista e professore alla Washington University di St. Louis, Michele Boldrin. “L’intero sistema non funziona su tutti i livelli, occorre fare scelte drastiche ma lungimiranti, se si va avanti così l’Italia non avrà più alcuna speranza. La situazione attuale – spiega Boldrin- ha le radici negli anni ’70 e ’80 quando in un momento di stagnazione, invece di approntare riforme, ci siamo seduti sugli allori. Il trio sicuramente responsabile di aver piantato il seme del declino è quello composto da Craxi, Andreotti e Forlani. Come può pensare di risollevarsi un paese che ha almeno il 50 % di medie imprese che sono inutili perché fabbricano in modo antiquato e ormai superato manufatti prodotti in ogni altra parte del mondo ad un prezzo inferiore”.

Sulle linee da seguire per aprire un varco di speranza per la ripresa del nostro Paese, le posizioni di Morando e Boldrin appaiono antitetiche. “Il governo proseguirà nell’impegno a ridurre la pressione fiscale sul lavoro e ad alleggerire il carico fiscale sulle famiglie italiane.- assicura il viceministro- I provvedimenti del taglio del 10% dell’Irap e gli 80 euro in più in busta paga vanno già in questa direzione. In giro per il mondo l’Italia è ancora l’Italia e quindi occorre solo mettersi un pò in riga e ripartire”. Rivoluzionarie invece le proposte di Michele Boldrin. “Per ripartire bisogna intervenire in modo deciso sulle pensioni per dare una prospettiva alle giovani generazioni.- spiega l’economista- Bisogna tagliare le pensioni per 40-50 miliardi e passare al sistema contributivo subito per tutti. È poi necessario rivedere le pensioni di invalidità affinché siano rilasciate solo dopo un’attenta visita da parte di medici militari perché ora almeno un terzo dei beneficiari sono dei finti invalidi. Sono totalmente sbagliati i provvedimenti presi dal ministro Madia nel dare prepensionamenti a dipendenti pubblici per assumere giovani, è un provvedimento miope e da incompetente. La funzione politica di Renzi è analoga a quella di Berlusconi, è ora di smetterla con questo patriottismo costruito su false speranze”.

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