Cronaca
1 Luglio 2014
Una due giorni sull’induzione della infiammazione gengivale e sulle sue applicazioni nella ricerca odontoiatrica

Workshop internazionale sulla gengivite sperimentale

di Redazione | 3 min

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foto gruppoSono quindici ricercatori provenienti da diversi paesi europei e un programma scientifico intensivo dedicato al miglioramento delle conoscenze della gengivite sperimentale e delle sue applicazioni in ricerca, gli ingredienti fondamentali del workshop internazionale “Il modello di gengivite sperimentale: elementi chiave per disegnare e condurre uno studio”, che si terrà giovedì 3 all’hotel Duchessa Isabella e venerdì 4 luglio presso la sezione di Odontoiatria dell’Università di Ferrara.

L’evento, organizzato dal centro interdipartimentale di ricerca per lo studio delle malattie parodontali e peri-implantari dell’Università di Ferrara, rientra nell’ambito dell’Oral Health Network di Colgate, iniziativa a livello internazionale che offre corsi di formazione e conferenze con esperti ed è finalizzata allo sviluppo del sapere dei giovani ricercatori universitari.

Tenuto interamente da docenti Unife con la coordinazione scientifica di Leonardo Trombelli, presidente della scuola di medicina dell’Università di Ferrara e direttore del centro, all’evento interverranno per l’ateneo Roberto Farina, ricercatore in Parodontologia e Implantologia, Chiara Scapoli, professore ordinario di Genetica e direttore del dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie e Maria Elena Guarnelli, docente a contratto dei corsi di laurea di Odontoiatria e Protesi Dentaria e Igiene Dentale.

“Il modello di gengivite sperimentale – spiega Trombelli – è basato sull’induzione dell’infiammazione gengivale attraverso l’accumulo controllato del biofilm orale. Per i non addetti ai lavori, consiste nell’astensione dalle procedure di igiene domiciliare da parte del volontario che partecipa alla sperimentazione, per un periodo che va da alcuni giorni a 3 settimane. L’infiammazione che ne consegue rappresenta una risorsa per lo studio dello sviluppo della gengivite e dell’insorgenza di patologie più invalidanti quali la parodontite (piorrea)”.

“Sviluppato nel 1965 da un gruppo di ricercatori danesi – continua il presidente della scuola di medicina – questo modello è stato applicato per lo studio dei fattori che portano all’infiammazione gengivale e per la valutazione di interventi terapeutici. Negli ultimi 15 anni il centro di Ferrara ha affinato questa metodologia facilitando la reversibilità dell’infiammazione per prevenire qualsiasi alterazione permanente a carico delle strutture gengivali e ossee. Alla luce di questa esperienza abbiamo organizzato questo evento, unico nel suo genere in Italia”.

“Nel corso del workshop introdurremo i ricercatori ai fondamenti della gengivite sperimentale – afferma Farina – fornendo loro gli elementi necessari per elaborare la propria ricerca clinica, vedremo le differenze tra gengivite spontanea e sperimentalmente indotta ed illustreremo l’utilità di questo modello per lo studio di agenti anti-placca e anti-gengivite”. “Il secondo giorno – spiega Maria Elena Guarnelli – sarà dedicato alla valutazione dei parametri di uno studio di gengivite sperimentale con lezioni frontali e sessioni pratiche supervisionate da tutor”.

“Sebbene i ricercatori che parteciperanno abbiano un profilo prevalentemente clinico – interviene Chiara Scapoli – è importante che acquisiscano le conoscenze necessarie dei metodi statistici per l’analisi dei dati di un trial di gengivite sperimentale e l’interpretazione dei risultati che emergono. Sulla base delle conoscenze acquisite nel corso della mia collaborazione decennale con il centro di ricerca in questo ambito, cercherò di trasferire ai partecipanti i principi basilari della statistica di uno studio di gengivite sperimentale”.

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