C’è un’indicazione temporale: i Vigili del Fuoco dovrebbero proseguire i sopralluoghi necessari a rilasciare il Certificato di prevenzione incendi fino alla prima settimana di febbraio. Rispetto al Consiglio provinciale di fine dicembre (http://www.estense.com/?p=188998), è una delle poche novità emerse nell’intervento del direttore generale del Sant’Anna ieri pomeriggio alla Quarta Commissione del Comune.
Dopo, però, il percorso non sarà ovviamente finito, perché mancherà ancora l’ok della Commissione nominata dall’Ausl, quella che fece slittare l’apertura prevista per il 3 novembre. “Abbiamo realizzato alcuni degli interventi che ci chiesero – ha affermato in proposito Gabriele Rinaldi – mentre altri restano da fare”. Evidentemente non si trattava di faccende risolvibili in pochi giorni, come il direttore aveva affermato in una conferenza stampa il 7 novembre, subito dopo lo stop: all’epoca contava di ripresentare la richiesta alla Commissione durante la stessa settimana (http://www.estense.com/?p=177890).
In questi giorni, come del resto Rinaldi aveva già riportato, qualche segnalazione i Vigili del Fuoco la stanno sollevando, ma è “tutto risolvibile, niente di particolarmente pesante. Ad esempio, nel centro congressi hanno chiesto di segnalare con luci migliori i gradini, e a proposito del bar di rivedere la porta di sicurezza”. “Ma quando inizierà il trasloco?” ha chiesto a questo punto il consigliere Liliano Cavallari (Io amo Ferrara). E qui Rinaldi non si è sbilanciato ulteriormente: “Quando avremo il Certificato di protezione incendi e l’autorizzazione della Commissione Ausl”.
Nei mesi scorsi, però, qualche ‘pezzo’ del Sant’Anna è già arrivato in via Palmirano. “Quanto è costato portarcelo?” ha domandato Valentino Tavolazzi (Progetto per Ferrara). Su questo, il direttore ha voluto distinguere chiaramente: da una parte ci sarebbero i veri e propri sprechi, ossia i costi sostenuti per portare là materiale poi riportato indietro e che dovrà di nuovo tornare a Cona, dall’altra spese che si sarebbero sostenute in ogni caso e da cui non si è più tornati indietro. Il direttore quantifica dunque lo spreco vero e proprio in un’inezia rispetto alle cifre che circolano abitualmente su Cona: “453 euro per delle pompe che, dopo aver portato là, abbiamo dovuto far tornare in Giovecca”. Certo, sono stati spesi anche “15.953 euro per caricare e scaricare materiali, nonché 73.746 per un ecografo, ma sono spese che avremmo sostenuto in ogni caso”.
Molto più di queste cifre, però, il direttore generale si porta addosso il “peso” di rimanere in corso Giovecca, che ha descritto con espressioni non proprio da Terzo mondo ma poco lontane. “Nell’anello si incrociano ogni giorno fornitori, parenti, pazienti, e perfino salme, continuiamo ad avere stanze con sei-otto ricoverati ed un bagno ogni due stanze, in Urologia i pazienti con un catetere vescicale vedono il proprio sacchetto appeso”.
Altro tema affrontato ieri in Commissione è stato quello della legionella, ormai il batterio più famoso del Ferrarese. Una cosa va chiarita innanzitutto: non è stato il suo ritrovamento (in cinque campioni d’acqua su un totale di 19 prelevati al nuovo ospedale) ad aver determinato il rinvio del trasloco. Il documento conclusivo della Commissione Ausl, datato 2 novembre, non vi fa cenno (http://www.estense.com/?p=180198).
Il problema è infatti emerso dopo quella data, “ma quanto dopo?” ha chiesto sostanzialmente ancora Tavolazzi. Rispondendo, Rinaldi ha distinto due momenti: informalmente, venne a sapere dei primi risultati delle indagini venerdì 4 novembre, ma ufficialmente solo martedì 8. Nella conferenza stampa di lunedì 7, dunque, il direttore aveva già qualche informazione, seppur ufficiosa, ma non ne fece parola con i giornalisti, molto probabilmente – si azzarda ad interpretare l’articolista – per non rischiare di diffondere inutili allarmismi che magari il giorno dopo avrebbero potuto essere smentiti.
Il direttore ha però ridimensionato il significato della presenza di questo batterio. “Le linee guida regionali per la sorveglianza e il controllo della Legionellosi prevedono che per una concentrazione superiore alle 10mila unità formanti colonia si proceda al flussaggio e all’iperclorazione dell’acqua, per una concentrazione tra le mille e le diecimila si controlli la situazione e per una inferiore alle mille ci si doti di un piano”. Non sarebbe insomma cambiato granché se l’ospedale fosse stato già utilizzato: nell’unico caso di concentrazione superiore alle 10mila Ufc si sarebbe proceduto a flussaggio e clorazione (“come abbiamo fatto” afferma Rinaldi), negli altri quattro si sarebbe dovuto semplicemente monitorare la situazione.
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