
(archivio)
Vittima di un rapimento in un contesto che creò non poco allarme, di lotta tra gruppi di tunisini fatta di raid casalinghi e relative devastazioni. Imputato per calunnia e simulazione di reato, perché quel rapimento era solo un’invenzione per vendicarsi proprio del raid e delle violenze subite e forse per mettere sotto scacco i rivali.
Ha patteggiato la pena – un anno e mezzo di reclusione – Rijad Omrani (avvocato Giancarlo Bozzi) il ‘rapito’ per la ricerca del quale, nell’agosto 2021 si mobilitarono i carabinieri e la procura, allarmati per quanto stava accadendo. L’uomo poi si presentò di sua spontanea volontà qualche giorno dopo e, tra una contraddizione e l’altra, alla fine confessò: era tutta una montatura.
Montatura che forse serviva per far espellere i rivali, Majid Tauati e Naim Chalgoumi, sulla scorta di quanto accaduto ai fratelli del primo, Ayme e Dirar, rispediti in Tunisia dopo il violento scontro tra bande in via Baluardi nell’estate 2020. Nemmeno vennero processati: dopo che il gip non convalidò gli arresti, il questore di allora li fece scortare per l’espulsione.
Fatto sta che il pm Andrea Maggioni ad aprile chiuse le indagini chiedendo il processo per cinque persone: oltre a Omrani anche i due suoi complici Chokri Manai (avvocato Suela Fani) e Monceff Aissa (avvocato Massimo Cipolla), entrambi rinviati ieri a giudizio per calunnia, simulazione di reato e lesioni.
Con loro a processo andranno anche i rivali, Tauati e Chalgoumi (entrambi difesi dall’avvocato Massimo Bissi), accusati di violazione di domicilio in merito a uno dei raid.
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