Politica
15 Settembre 2022
Elisabetta Giberti parla delle dinamiche interne al suo ex partito, tra ambizioni personali e gattopardismo

L’ex segretaria del Carroccio: “Non votate Lega”

di Marco Zavagli | 4 min

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“Siamo stati espulsi perché abbiamo voluto fare il nostro lavoro”. Dieci anni passati a far crescere il suo partito, cinque anni a dirigerlo a livello locale per poi vedersi svanire tutto attorno.

Elisabetta Giberti, consigliera comunale a Cento con Orgoglio Centese, parla a 360 gradi del terremoto sotterraneo che sta distruggendo la Lega in provincia di Ferrara.

I dissidi, è noto, nacquero durante la campagna elettorale per scegliere il sindaco della città del Guercino. La base guardava a Marco Petazzoni, ex consigliere regionale. I vertici imposero Toselli. Il risultato fu la storica vittoria del giovane outsider Edoardo Accorsi.

“ora vedo che non si è voluto imparare dagli errori del passato, anzi, si persevera in modo diabolico”. Giberti torna con la mente a un anno fa, quando le istanze della sua sezione trovavano muri di gomma a Ferrara e Bondeno.

Scrisse anche a Matteo Salvini. “Gli avevo detto che se non si sarebbe difeso il territorio sarei uscita. «Chi esce ha sempre torto» fu la risposta laconica del “Capitano”. La Lega poi tolse tutti dall’imbarazzo decretando l’espulsione di lei e dei 23 ribelli, praticamente l’intera sezione. “Sezione che oggi sono riusciti a mantenere aperta chiamando iscritti da fuori comune…”-

Eppure lei non era la prima arrivata e, curriculum alla mano, qualche voce in capitolo poteva averla. Iscritta al Carroccio dal 2012; segretaria comunale dal 2017; componente fino al 2019 dello staff di Armando Siri, l’ex sottosegretario responsabile del programma della Lega e coordinatore dei dipartimenti.

Ma dopo il passaggio burocratico da Lega Nord a Lega Salvini Premieri “non è mai stato fatto un congresso. Non abbiamo più riunioni, non una segreteria provinciale, esiste solo il commissario, dal livello regionale a quello comunale. Dispone il despota”.

E così da segreteria locale che si era impegnata a far crescere la sezione centese del partito si è ritrovata ad essere persona non gradita. Il passaggio è stato breve. “È bastato scontrarsi con le dinamiche di gestione della Lega provinciale. Non ci è voluto molto a capire che meritocrazia e bene del territorio erano valori non considerati”, scuote la testa Giberti.

Prima dei dissidi con la Lega provinciale Cento contava oltre 50 persone tra militanti e simpatizzanti. “Oltre 50 persone che chiedevano di ascoltare la loro voce. Ma in un partito che di voci non uniformate non ne vuole sentire si è preferito smontare tutto. Meglio distruggere tutto pur di assicurarsi poltrone e sedie in parlamento”.

Giberti fa risalire la madre di tutti guai a “un accordo tra Fabbri, Bergonzoni e Toselli prima delle elezioni regionali”. Una triplice stretta di mano che “doveva portare Toselli, intimo di Alan Fabbri sin dai tempi di Sant’Agostino, a conquistare le comunali. In base a quell’accorso Fabbri si defilò dal ruolo di responsabile provinciale, per far ricoprire la carica a un altro uomo di sua fiducia, Davide Bergamini, con la promessa che sarebbe stato il candidato sindaco a Vigarano Mainarda e alle successive politiche”.

Quest’ultima mossa ha creato i noti malumori di Comacchio, della stessa Vigarano (dove all’interno della stessa Lega si sarebbe preferito un nome diverso) e di una buona fetta di Bondeno, dove il deputato uscente. Emanuele Cestari – per il quale la base si era spesa per la riconferma – è stato fatto fuori.

Ora, dopo Cento, troviamo ceneri in mezza provincia. Perché anche a Formignana e Portomaggiore le cose non vanno meglio.

C’è da ricordare che Fabbri aveva già epurato Barbara Grassilli proprio a Formignana, Luana Veronese a Copparo e Stefano Bigoni a Berra. Senza contare la conquista della sezione di Ferrara con i nuovi entrati in massa a eleggere Nicola Lodi al posto di Umberto Cattaruzza De Lugan.

“Noi siamo stati espulsi senza nemmeno rispettare i dettami del regolamento – riprende Giberti -. Ora Fabbri, che ha capito che la parabola di Salvini volge al termine, sta lavorando con Zaia per il nuovo vertice della Lega. E Fabbri in provincia, commissariate le sezioni scomode, ha i numeri per fare quello che vuole E anche se a Ferrara continuano a perdere militanti non gli importa niente”.

Perché tutto questo? “Per far finta di cambiare non cambiando nulla” L’emblema del gattopardismmo insomma. Alla richiesta di spiegarsi meglio, Giberti confida che “ho la sensazione, la chiamo così perché non ho le prove se non la capacità di osservare e riflettere, che destra e parte della sinistra sono la stessa cosa. Possono perdere o vincere le elezioni, ma alla fine si mantiene sempre lo stesso equilibrio, lo stesso status quo. Assistiamo a giochi personali a scapito dei territori utilizzando a piacimento simboli o pedine che sotto sotto rappresentano lo stesso equilibrio che governa Ferrara e la sua provincia da almeno 20 o 30 anni. E non è un caso se da almeno 20 o 30 anni Ferrara sta sprofondando sempre più”.

A questa disgregazione non sfugge nemmeno il vice del sindaco Alan Fabbri. “Parte del partito poi, gran parte, non si riesce a spiegare come possa Fabbri essere succube di Naomo Lodi; non ci si capacita di come un profilo di quel genere possa aver trovato tanto spazio nella Lega”.

“Ho voluto rendere pubbliche queste mie considerazioni per un motivo – conclude -: mi piange il cuore nel dirlo, mi fa schifo pensarlo, ma spero davvero che alle prossime elezioni le persone disincantate non votino Lega”.

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