Doveva essere il ‘giorno del giudizio’. È invece stato il giorno del colpo di scena: il giudice dell’udienza preliminare Vartan Giacomelli ha deciso di disporre una perizia sul crac di Capa Ferrara, la Cooperativa assistenza produttori agricoli fallita il 15 novembre del 2016 con un buco da quasi 30 milioni di euro per 1.500 soci tra il Ferrarese, il Ravennate e il Mantovano.
Congelato tutto, dunque. Sia le richieste di rinvio a giudizio, che i riti abbreviati – discussi proprio ieri dai difensori del consulente amministrativo Enrico Gessi (il cui legale, Marco Linguerri, ha depositato una corposa consulenza tecnica), Matteo Negretto, consigliere e vicepresidente in passato della cooperativa, due dei tre sindaci del collegio sindacale Federico Gavioli e Stefano Prini. Congelati anche i numerosi patteggiamenti già concordati, così come le richieste di archiviazione avanzate dalla procura (e alle quali la procedura fallimentare si era opposta).
Proprio dopo la discussione degli abbreviati, il giudice ha capito di non avere sufficienti elementi conoscitivi per poter decidere allo stato degli atti, e ha disposto così una perizia sull’imputazione principale, che è quella che riguarda le operazioni da 7 milioni di euro, datate 2013, di acquisto di Società Agricole Energy Tre e di Energy Quattro, due delle quattro società in cui era stata divisa la centrale unica a biomasse di Bondeno, con le quali Capa aveva accumulato crediti per le forniture non pagati. L’operazione venne effettuata con compensazioni e cessioni di forniture di prodotto agricolo ed è considerata dalla procura di tipo dissipativo, sia perché Capa aveva una posizione di forte indebitamento verso i soci e i fornitori, sia perché aveva carenza di liquidità. Le difese, in sostanza, negano che l’operazione fosse così caratterizzata al tempo e in quel contesto storico.
Si ritorna in aula il 30 maggio, quando il giudice conferirà l’incarico al perito – non ancora individuato – e gli sottoporrà i quesiti ai quali dovrà dare risposta.
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