Cronaca
3 Luglio 2020
La procura contesta la dissipazione del patrimonio della cooperativa a società già in estrema crisi: nel mirino l'operazione di acquisto e vendita delle centrali a biomasse di Bondeno

Trenta indagati per il crac da 30 milioni di euro di Capa Ferrara

di Daniele Oppo | 4 min

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Sono trenta gli indagati per il crac della coop bianca ‘Capa Ferrara’, la Cooperativa assistenza produttori agricoli fallita il 15 novembre del 2016 con un buco da quasi 30 milioni di euro per 1.500 soci tra il Ferrarase e il Mantovano.

I pm Stefano Longhi ed Elisa Busato hanno chiuso le indagini e inviato i relativi avvisi, notificati nei giorni scorsi agli ex vertici, sindaci e membri del Consiglio di amministrazione, indagati a vario titolo per bancarotta fraudolenta per dissipazione e per false comunicazioni sociali.

Le centrali a biomasse. Uno dei temi centrali riguarda l’operazione del 2013 di acquisto di Società Agricole Energy Tre e di Energy Quattro, due delle quattro società in cui era stata divisa la centrale unica a biomasse di Bondeno, con i quali Capa aveva accumulato crediti per le forniture non pagati. L’operazione da circa 7 milioni di euro – effettuata con compensazioni e cessioni di forniture di prodotto agricolo – è considerata dalla procura di tipo dissipativo, sia perché Capa aveva una posizione di forte indebitamento verso soci e fornitori, sia perché aveva carenza di liquidità. Per questo sono indagati i consiglieri del Cda Fabio Corazza, Andrea Costa, Carlo Fontan, Guido Malavasi, Matteo Negretto, Ottavio Orsini, Luigi Pancaldi, Riccardo Sartori (e Paolino Fini, la cui posizione è stata stralciata perché deceduto); l’allora direttore generale Alessandro Zucchi e il consulente amministrativo Enrico Gessi, che era anche “in una situazione di evidente conflitto d’interessi”, essendo stato fino a poco prima l’amministratore delegati di tutte e quattro le società di produzione energetica e avendo elaborato lui la strategia di acquisto da parte di Capa.

Il presidente del Cda Eugenio Costa è indagato per la successiva operazione di vendita delle centrali Energy Tre e Quattro, per essere andato oltre l’incarico ricevuto dal Cda, depauperando il patrimonio sociale con “irragionevoli decurtazioni del prezzo di vendita delle quote sociali di Energy Tre Srl ed Energy Quattro Srl” per 836mila euro.

L’operazione Cisac. Sempre Costa è indagato anche per aver la dissipazione del patrimonio con l’operazione Cisac del 2014, ovvero del contratto di affidamento in gestione del reparto di vendita al pubblico dei ‘mezzi tecnici’ per le imprese agricole: concimi, sementi, fertilizzanti. Costa avrebbe modificato il contratto iniziale con Cisac, prevedendo che il canone di gestione, anziché 140mila euro più il 6% del ricavato, fosse rideterminato in misura pari al solo 6% dei corrispettivi incassati, ad esclusione però di quelli relativi alla vendita di concimi, che invece erano il core-business del reparto. In aggiunta Capa avrebbe rinunciato a riscuotere i crediti già maturati al febbraio 2015, né sarebbero mai stati riscossi i corrispettivi pattuiti.

Bilanci ‘aggiustati’. I membri del Cda Paolo bassi, Federco Bordoni, Michele Ciaccia, Fabio Corazza, Andrea Costa, Eugenio Costa, Carlo Fontan, Gabriele Giglioli, Giuliano Gullini, Guido Malavasi, Matteo Negretto, Ottavio Orsini, Luigi Pancaldi, Sauro Pocaterra, Riccardo Sartori; i sindaci Massimo Meloni e Federico Gavioli e il direttore generale Alessandro Zucchi, sono indagati per aver concorso al dissesto tramite false comunicazioni sociali, per aver esposto nel bilancio chiuso il 31 maggio 2014, approvato dall’assemblea dei soci il 7 dicembre successivo, “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero”. Ovvero, avrebbero iscritto tra le partite all’attivo mezzo milione di euro di crediti fittizi, e oltre 700mila euro di ‘illegittima sovrafatturazione per fornitura merci nei confronti di Energy Quattro”, decurtando, inoltre, dai costi di conferimento del prodotto poco più di un milione di euro. In  questo modo Capa avrebbe avuto un patrimonio apparentemente attivo, “anziché doverosamente deliberare il proprio fallimento”.

Ancora, i consiglieri Alessandro Berti,  Federico Bordoni, Diego Celati, Eugenio Costa, Sergio Fioresi, Filippo Menghini, Matteo Negretto, Ottavio Orsini, Luigi Pancaldi, Michele Rubini, Riccardo Sartori, Antonio Scagnolari, Mario Sacpoli, Alberto Signorini, Floriano Tassinari e Massimo Zanghirati; i sindaci Federico Gavioli e Stefano Prini sono indagati aver indotto il dissesto – coprendo il reale stato della società – con false comunicazioni sociali per averi iscritto all’attivo imposte anticipate per poco meno di 700mila euro, plusvalenze per 833mila euro per la vendita di Energy Tre nel giugno e quasi 3 milioni di euro di assegnazioni regionali per lavori post sisma in un fabbricato sociale di Scortichino mai erogati perché mai iniziati i lavori.

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