Politica
21 Aprile 2022
Il segretario del sindacato di Piazza Verdi torna sulla sentenza sull'obiezione di coscienza e chiede ad Alan Fabbri e alla Lega di Ferrara di non attaccare la magistratura

Condanna del Comune. Zagatti (Cgil): “La democrazia va protetta. Giù le mani da lavoratori e giudici”

di Redazione | 5 min

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“La democrazia va protetta. Giù le mani da lavoratori e giudici. Ci aspettavamo la feroce reazione del sindaco di Ferrara contro di noi”. Arriva a stretto giro di posta la controreplica di Cristiano Zagatti ad Alan Fabbri, che ha tacciato su Facebook la Cgil di aver compiuto “l’ennesima mossa politica di un’organizzazione ben collaudata”.

“Non ci voleva un indovino a preventivare la chiamata populista sui social che stravolge quello che è successo nella realtà – afferma il segretario generale di Piazza Verdi -. La disonestà intellettuale in quella potente e violenta macchina comunicativa è un altro tratto di grande pericolosità che caratterizza parte della giunta”.

“Ma la realtà, per fortuna, è semplice” secondo Zagatti: “e la realtà dice che il Comune ha compiuto una discriminazione, l’ennesima. Un lavoratore, un cittadino e una categoria di lavoratrici anch’esse cittadine (le donne agenti di polizia locale) si sono sentiti discriminati e si sono rivolti a chi li poteva difendere (e non certo per i 9 euro ma per poter svolgere la propria professione senza restrizioni che potevano apparire punitive). Alla fine un giudice ha detto che il cittadino e la categoria di cittadini avevano ragione”.

Ma non finisce qui, perché secondo la Cgil c’è anche un problema di rispetto della separazione trai poteri politico e giudiziario: “La democrazia per fortuna funziona. Ma dobbiamo proteggere la democrazia se vogliamo che continui a funzionare. Per questo condanniamo (moralmente, non essendo noi giudici) le sue dichiarazioni”.

“Per questo – prosegue la risposta – dobbiamo ricordarle che il rispetto per le uniformi che indossano gli agenti della Polizia locale si dimostra ricordando che non sono e non devono essere equiparate a forze di polizia (rilegga, o legga per la prima volta la legge 121 del 1981). E per questo motivo un uomo o una donna obiettori non si devono sentire discriminati (ancora una volta) dalle sue parole, quando si meraviglia se partecipano a concorsi per entrare nella Polizia locale. Il tentativo continuo di contrapporre cittadini ad altri cittadini, lavoratori pubblici contro gli stessi colleghi, lavoratori privati contro quelli pubblici può garantirle ancora consenso ma produce un danno enorme alla nostra comunità”.

“Dicevamo che la democrazia va protetta – riprende il segretario -. Per questo esprimiamo la nostra più totale solidarietà al giudice che ha firmato l’ordinanza e, per esteso, a tutti i giudici del tribunale di Ferrara che possono sentirsi “disturbati” dalle frasi uscite dalla sua amministrazione”.

Il riferimento è alle parole “che ha usato contro il giudice Maria Marta Cristoni, ‘colpevole’ di aver emanato la sentenza sfavorevole al Comune per le case popolari. Si ricorda? Le disse: «il giudice faccia il giudice nella sua aula di tribunale, io continuerò a fare il sindaco in strada, ascoltando quotidianamente i bisogni reali dei cittadini e agendo con buonsenso». Come se il tribunale non agisse con buonsenso e rispetto della legge”.

Ma Fabbri non è stato l’unico della Lega di Ferrara ad attaccare i giudici: “Vogliamo parlare del capogruppo in Consiglio comunale del suo partito, Stefano Franchini, che ha definito quel dispositivo “una scelta più ideologica che morale” da parte del tribunale?”.

E ancora: “Vogliamo ricordare quando definì “decisione assurda” l’ordinanza del tribunale di Ferrara che condannava il Comune a ripristinare criteri conformi alla legge per l’erogazione dei buoni spesa?”. In quell’occasione il sindaco aggiunse che quella sentenza del giudice Mauro Martinelli era “un attacco vero e proprio all’Italia”.

Sempre il sindaco, ricorda la Cgil, aveva detto il giorno prima che la “sentenza (sul porto d’armi) crea un enorme precedente sul diritto all’obiezione di coscienza”. “No, caro sindaco – gli replica Zagatti -. Questa sentenza crea un enorme precedente contro chi discrimina il diritto all’obiezione di coscienza. E se solo avesse ascoltato il sindacato, i lavoratori, che ben prima di arrivare in tribunale, come sempre fa un’organizzazione seria come la Cgil, avevano indicato le violazioni alla legge alle quali andava incontro ancora una volta la sua giunta avrebbe evitato di sperperare risorse pubbliche”.

Nelle esternazioni contro la magistratura non manca nemmeno Naomo: “è un precedente gravissimo in tutta Italia” e “cercheremo appoggio anche a Roma contro questa sentenza”. “Per cercare di condizionare (viene da chiedersi) chi deve prendere le decisioni nei tribunali?”, si domanda il segretario della Camera del lavoro, per rivolgersi di nuovo a Fabbri e chiedergli di “smettere di attaccare i giudici e lasciarli screditare dai suoi accoliti su Facebook. Faccia il sindaco con quell’onore e dignità che richiede la fascia tricolore che indossa”.

Viene quindi “una breve parentesi”: “io non ‘festeggio’ come scrive lei. Io sono triste per ogni nostra vittoria. Perché ogni nostra vittoria sancisce quanto la sua giunta stia nuocendo alla città. E lei, mi permetta, se avesse a cuore Ferrara dovrebbe essere ancora più triste di me”.

Zagatti si concentra in seguito sulle dichiarazioni di Naomo Lodi. “Dal suo eremo di Burana – affonda riferendosi alla residenza del sindaco – forse le sfuggono molte cose di questa città. Ma per fortuna i social la possono aiutare anche da lontano: controlli l’ultima diretta Facebook (si affretti perché ne fa almeno una al giorno) del suo vicesindaco. Mi dicono abbia appena detto che la Cgil, un sindacato difeso dalla nostra tanto bistrattata Costituzione (rilegga, o legga per la prima volta, l’articolo 39) è il ‘braccio armato’ di un partito”.

Ecco allora la preghiera: “Gli ricordi, se lo sa, a cosa si fa e si è fatto riferimento negli anni della storia più buia d’Italia con questa espressione. Gli dica, visto che sempre la Costituzione le impone (rilegga, o legga per la prima volta, l’articolo 54) di adempiere le sue funzioni pubbliche con disciplina ed onore, che si deve vergognare di quelle parole. Mi creda, sarebbe molto apprezzato anche in prossimità del sempre più prezioso 25 Aprile”.

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