Du iu śpich frares?
12 Agosto 2021

Una bellissima testimonianza di ferrarese antico: nonna Tina

di Maurizio Musacchi | 10 min

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Carissimi amici di Ferrara e delle sue tradizioni, personaggi, poesie, territorio. Ciò che propongo oggi, è la più tenera e, per certi versi, sorprendente testimonianza del dialetto ferrarese che mi sia mai successo di raccogliere negli anni.

Tramite l’editore Marco Mari, il quale ha recentemente pubblicato “VOCI DEL GERGO FERRARESE”, che ho scritto con la grande Floriana Guidetti, ho conosciuto il signor Lauro Marzola, che aveva appena acquistato il libro. Il signor Marzola mi ha scritto di possedere dieci antiche registrazioni di nonna Tina.

Palmina Coraini, era il nome effettivo. Nata a Codrea il 5 febbraio 1914, morta a Ferrara il 27 gennaio 1991. Era contadina Il marito Giulio Bregoli, bovaro. Si sposarono il 27 febbraio del 1936, ebbero sette figli, quattro femmine tre maschi. Quelle che sentirete sono tiritere, poesiole, ninne nanna e zirudèle, in dialetto ferrarese. Probabilmente le recitò a memoria, come le aveva sentite e ricordate nel tempo, da mamma? nonna? Chissà, ai tempi la gente era prevalentemente analfabeta e tante testimonianze, come quelle di Nonna Tina, sono arrivata a noi riscritte da qualche appassionato oppure, come queste eccezionalmente, registrate direttamente dalla voce una tenerissima nonna.

Io, le ho doppiate, ma penso di averne un po’ stravolto il non senso, tipico di quelle favolette-ninna nanna. Nel finale, ho aggiunte due per ricordare una mia straordinaria nonna paterna che me le insegnò: Bianca Tamarozzi. Alla fine di questo scritto, propongo il tutto con relative traduzioni. Alcune hanno parole strane, incomprensibili, forse inventate per ottenerne rime baciate. Era usuale per i rimatori- poeti del tempo, inventare tali metodi. Però potrebbero essere vocaboli antichi e desueti che né io, nemmeno Floriana Guidetti, alla quale ho chiesto aiuto, conosciamo.

Nel completare il foto filmato, invece di inserire immagini anonime, come ho sempre fatto in questi anni, presentando poesie o altro, ho chiesto ad amici, vicini o lontani, del dialetto e di Ferrara di spedirmi antiche foto di famiglia o altre significative personali. Ne ho ricevuto decine, ho scelto quelle che ritenevo più significative, che vedrete scorrendo il filmato. Pertanto, vorrei ringraziare di cuore: Lauro Marzola per le strepitose registrazioni e per alcune foto di famiglia, molto belle. Anna Ferraresi mi ha mandato foto d’epoca molto suggestive, veramente belle, grazie di cuore. Luca Azzolini, giovane poeta pure di dialetto ferrarese, che abita e lavora in Vietnam, ma mi ricorda con nostalgia, quando abbiamo contatti, “dal so’ Arźnòƞ. Piera Ruiba divorziata Wolf, professoressa originaria di Portorotta, abitante da anni in Normandia. Ha insegnato in Inghilterra e Francia, parla diverse lingue, ma torna spesso nelle sua “Portóta davśìƞ a Portmagiór”: Così risponde a chi le chiede di dov’è originaria. Nelle nostre telefonate si parla quasi esclusivamente “in Fraréś”. Carlos Alberto Montanari, ingegnere grande costruttore a Buenos Aires. Figlio d’un muratore ferrarese emigrato in Argentina, si è costruito da solo ed è una persona molto importante in Argentina. Non dimentica le sue radici ferraresi, del parente, pure Montanari, che gestiva la storica trattoria popolare: “Al vintiùn” in Carlo Mayer a Ferrara. La foto successiva ai ricordi di Carlos Alberto, è quella con Maria Luisa Montanari e la figlia Mirella Masti. Maria Luisa è morta pochi mesi fa, sulla soglia di cent’anni. Ricordava orgogliosamente di “esar nàta a Fràra in Maternità in via Garibàldi, parché alóra i putìƞ i gnéva al Mónd lì”. Mirella Masti, la figlia, ha lavorato un vita per aiutare gli Argentini originari dell’Italia: grandissimo personaggio, quando ho contatti, mi rendo conto quanto soffra la mancanza di mamma. Devo pure ringraziare Floriana Guidetti, per le poche, ma significative immagini familiari. Ho voluto inserire foto familiari-ricordo di due grandi amici attori, di tante cose realizzate insieme: Doriana Melloni e Roberto Gamberoni. Un paio pure, molto delicate, con mamma e papà, di un grande amico di Ferrara e della nostra stupenda Lingua: Julio Vàzquez, (non potevo esimermene). Naturalmente ho inserito, nel finale, diverse foto della mia famiglia, potevo mancare io?

 

QUÀND A JÉRA PICULÌη 1

 

Quànd a jéra piculìη,

a badàva a trì buśghìη,

al più bèl i m’l’à tòlt,

i zigàva tànta fòrt,

mié popà al m’è córs adré,

η uη sàch ad matarié,

e mì vié e mì vié,

quànd a sóη stà a cavàl a la pòrta

a jò catà la piégura mòrta,

a gh’ò tòlt la cornetìna,

po’ am sóη fàt na trombetìna.

Torototòh…torototòh…

 

QUANDO ERO PICCOLINO

 

Quando ero piccolino,

tenevo a bada tre porcellini,

il più bello me lo hanno preso,

piangeva tanto forte,

mio padre mi rincorse,

con un sacco di mattarelli,

ed io via… ed io via…

appena arrivato sulla porta,

ho trovato la pecora morta,

le ho levato un cornetto,

e mi son fatto una trombetta.

torototò… torototò…

 

 FÒLA FÒLA RAGAZÒLA 2

 

Fòla fòla ragazòla,

mét i pié sòta la ròla,

tira indré cal zucatèl,

ch’a n’as brùśa ill tajadèl,

Cataréta la parécia,

Saη Martìη và a tràr al vìη,

Saη Vitór al ciàma clór,

Saη Latàη pàra fóra i càη,

se la cagnìna la sbàt i dént,

maj nisùη pensàr a gnént.

 

FAVOLA FAVOLA RAGAZZA

 

Favola favola ragazza,

metti i piedi sul ripiano del focolare,

tira indietro quel ciocco acceso,

ché non si brucino le tagliatelle,

Caterinetta apparecchia,

San Martino va a spillare vino,

San Vittore chiama coloro,

San Lattano manda fuori i cani,

se la cagnina batte i denti,

mai nessuno dovrà pensare a niente.

 

 

TRÉNTA QUARANTA 3

 

Trénta quaranta,

la piégura la cànta,

i pigurìη di Roma

i ciàma la padróna,

la padróna l’è andà a mésa,

i ciàma la cuntésa,

la cuntésa l’è iη zardìη,

i ciàma Giuanìη,

Giuanìη l’è int la stàla

a guarnàr la cavàla,

cavàla cavalìη,

Giuanìη l’è uη birichìη.

Làsa chal móra,

agh féη na càsa nóa,

nóa nuénta,

un piàto di polénta,

un piàto di salzìza,

a féη balàr la Margherìta.

 

TRENTA QUARANTA

 

Trenta quaranta,

la pecora canta,

le pecorelle di Roma

chiamano la padrona,

la padrona è andata a messa,

chiamano la contessa,

la contessa è in giardino,

chiamano Giovannino,

Giovannino è nella stalla

ad accudire la cavalla,

cavalla cavallino,

Giovannino è birichino.

Lascia che muoia,

gli faremo una cassa nuova,

nuova di zecca,

un piatto di polenta,

un piatto di salsiccia,

facciamo ballare Margherita.

 

LA CAMPÀNA AD FRÀ SIMÓη 4

 

Din dan dóη,

la campàna ad frà Simóη,

tùti i dì la sunàva,

η e vìη la guadagnàva,

guadagnàva η’pàr ad capùη,

da purtàr ai padrùη,

i padrùη in gh’jéra,

a gh’jéra l’Adriàna,

ch’la sunàva la campàna,

la campàna èra róta,

trì putìη i gh’jéra sóta,

ch’i rustìva uη cagnulìη,

cagnulìη bào bào,

al gatìη gnào gnào,

al galtìη chirichichì,

salta su Miηghìη ch’l’è dì.

 

LA CAMPANA DI FRATE SIMONE

Din dan don,

la campana di frate Simone,

tutti i giorni suonava,

pane e vino guadagnava,

guadagnava un paio di capponi,

da portare ai padroni,

i padroni non erano a casa,

era in casa solo Adriana,

che suonava la campana,

la campana si era rotta,

tre bambini c’erano sotto,

che arrostivano un cagnolino,

il cagnolino bao bao,

il gattino miao miao,

il galletto chicchirichì,

salta su Domenichino ché è giorno.

 

 

TÒNI TÒNI BACALÒNI 5

Tòni Tòni Bacalòni

Pista al pévar, dàm da bévar,

và int al póz ch’agh n’è uŋ góz,

vién ad cióra ch’agh n’è ancóra,

pìsagh déntar ch’agh n’è sémpar!

 

 

TONI TONI BACALONI

Toni Toni Bacaloni

Pesta pepe, dammi da bere,

va’ nel pozzo ché ce n’è un goccio,

vieni di sopra ché ce n’è ancora,

pisciaci dentro ché ce n’è sempre!

 

 

LA CURNÀCIA VÀ SUL PÀL 6

 

La curnàcia và sul pàlch

che la ciàma Carnevàl,

Carnevàl non vòl venir

la curnacia tién murìr.

Móri, móri pur curnacia,

ti farém na nóva càsa.

Sóta al ponte di Bologna,

indù ch’i cànta, dù ch’i sóna,

indù ch’i pìsta l’erba bòna,

l’erba bòna fa filò,

torototò torototò!

 

LA CORNACCHIA VA SUL PALO

 

La cornacchia va sul palco

e lei chiama Carnevale,

Carnevale non vuol venire,

la cornacchia deve morire,

muori, muori pure, cornacchia,

ti faremo una nuova cassa.

Sotto il ponte di Bologna,

dove cantano, dove suonano,

dove pestano l’erba buona,

l’erba buona fa filò

torototò torototò!

 

 

LA DUNÌNA PICULÌNA 7

 

La dunìna piculìna,

ch’l’a s’aliéva a la matìna,

par andàr a la piléta,

a tór l’àqua banadéta,

par lavàras ill màη e al vìś,

par andàr iη Paradìś,

Santa Chiara fa bugà,

Saη Luréηz al ségna al témp,

témp e tempèsta,

al Sgnór al stà a la fnèstra,

con tré curónn in tèsta,

la più bèla càsca iη màr,

la Madòna la và a pescàr,

pésca pésca uη bèl bambìη,

biàηch e rós è rizulìη,

chi l’à fat lì cal bèl lèt?

Chi l’à fàt l‘è Saƞ Giuśèf,

con tré pùnt o di j’altàr,

quànd a vién al nòstar Sgnór,

ché al s’pósa ripuśàr.

 

 

LA DONNINA PICCOLINA

 

La donnina piccolina,

che si alza alla mattina,

per andare alla piletta,

per prendere l’acqua benedetta,

per lavarsi le mani e il viso,

per andare in Paradiso,

Santa Chiara fa il bucato,

San Lorenzo segna il tempo,

tempo e tempesta,

il Signore sta alla finestra,

con tre corone in testa,

la più bella cade in mare,

la Madonna la va a pescare,

pesca pesca un bel bambino,

bianco rosso e ricciolino,

chi l’ha fatto quel bel letto?

Chi l’ha fatto è San Giuseppe,

con tre punte e degli altari,

quando viene nostro Signore,

che qui possa riposare.

 

QUÀTAR NÒT AD PICULÌη 8

 

Quàtar nòt ad Piculìη,

ché l’aliéva trì fantìƞ,

trì fantìƞ da bateźàr,

la Madòna su l’altàr,

coƞ la clumbìna rósa,

coη l’òli Sànt iη bóca,

sùla préda rósa,

préda rósa sui bandié,

tùt i àηzul i cantié,

canta canta ròś e fiór,

ché è nat al nòstar Sgnór,

l’è nat in Betlèm,

trà il bue e l’aśinèl,

chì aη gh’è pàś aη gh’è mantèl,

d’in fasàr al Gesù bèl,

Gesù bèl Gesù d’amór,

sia lodàto al nòstar Sgnór.

 

 

QUATTRO NOTTI DI PICCOLINO 8

 

Quattro notti di Piccolino,

che alleva tre fantolini (bambini),

tre bambini da battezzare,

la Madonna sull’altare,

con la colombina rossa,

con l’olio Santo in bocca,

sulla pietra rossa,

pietra rossa sui benedetti

tutti gli angeli cantarono

canta canta rose e fiori,

ché è nato nostro Signore,

è nato in Betlemme,

tra il bue e l’asinello,

qui non c’è pace neppur mantello,

da fasciare Gesù bello,

Gesù bello Gesù d’amore,

sia lodato nostro Signore.

 

 

SALMUNZÌŊ AL VÓJ BÉN DÌR 9

Salmunzìŋ al vój bén dìr,

a l’uśànza ad chi putìŋ,

agh diréŋ ch’i fàga fèsta,

ch’i s’al méta béŋ in tèsta,

iŋ stanòt è nat al Sgnór,

e al diréŋ col Redentór,

ècal là da la capàna,

ècal là ch’al fà la nàna,

andè su pianìŋ pianìŋ,

ch’an śmisièi Gesù Bambìŋ!

 

 

SERMONCINO LO VOGLIO BEN DIRE

Sermoncino lo voglio ben dire,

secondo l’usanza dei bambini,

gli diremo che facciano festa,

che se lo mettano bene in testa,

questa notte è nato il Signore,

e lo diremo al Redentore,

eccolo là nella capanna,

eccolo là che fa la nanna,

andate su pianino pianino

ché non svegliate Gesù Bambino!

 

 

TRÒTA TRÒTA PIÉR BALÒTA 10

 

Tròta tròta Piér Balòta,

uη furmàj e ‘na ricòta,

un paròl ad tajadèl,

d’impinìr ill tò budèl.

 

RINBUTÌȠ CAVÀL MAZÀ. 11

Rinvutìƞ cavàl mazà,

su la riva iηfurmajà,

par cumbàtar l’imbutriàna,

trì di stópa trì di làna,

stàηga batànga,

la còrda e la vàƞga,

strìca barlìca,

la còrda t’impìca.

 

TROTTA TROTTA PIER BALLOTTA 12

 

Trotta trotta Pier Ballotta,

un formaggio e una ricotta,

un paiolo di tagliatelle,

per riempire le budelle.

 

 

RINBOTTINO CAVALLO UCCISO 13

 

Rinbottino cavallo ucciso,

sulla riva coperta di formaggio,

per combattere un’ “imbutriana”,

chi di stoppa, chi di lana,

stanga batanga,

la corda e la vanga,

stringi berlicca

la corda ti impicca.

 

 

SGNÓRA PADRÒNA 14

(Pr’auguràr al Bòn Àn cantànd)

Sgnóra padròna,

l’as méta ’na pitóna,

al la méta béƞ béƞ

che st’altr’an a turnarén,

a turnarén còn la cariòla,

a purtaréƞ vìa vòstra fiòla,

a turnaréƞ còl cariulóƞ,

a purtaréƞ vìa vòstar nunóƞ !

La guàrda int la cardéƞza

la tróva dì luìƞ;

la m’in dàga ziƞquanta,

ch’à m’impinìs la pàƞza,

la m’iƞ dàga duśént

ch’à vàgh vìa incóra più cuntént.

BÒȠ ÀNO !

 

 

SIGNORA PADRONA 15

(Per augurare il Buon Anno)

Signora padrona,

ingrassi una tacchina,

lo faccia molto bene

che l’anno prossimo torneremo,

torneremo con la carriola,

porteremo via vostra figlia,

torneremo con il carriolone,

porteremo via il nonnone !

Guardi nella credenza

troverà dei lupini;

me ne dia cinquanta,

che mi riempio la pancia,

me ne dia duecento

che vado via più contento.

BUON ANNO !

 

SANT’ANTÒNI DAL BUŚGHÌȠ

Sant’Antòni dal buśghìƞ,

chì aƞ gh’è pàƞ e chì aƞ gh’è vìƞ,

chì aƞ gh’è légna da bruśàr,

Sant’Antòni…mò cum égna da far ?

 

SANT’ANTONIO DEL PORCELLINO

Sant’Antonio del porcellino,

non abbiamo pane e neppur vino,

non abbiamo legna per riscaldarci,

Sant’Antonio, come possiamo fare?

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