Politica
7 Luglio 2021
Il tribunale riconosce la condotta discriminatoria adottata dalla giunta di Alan Fabbri. Ora altre spese

Alloggi popolari, il Comune condannato di nuovo

di Redazione | 5 min

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Era una sentenza già scritta. Già dal primo momento in cui la giunta del leghista Alan Fabbri ha annunciato i nuovi criteri per accedere alle case popolari si capiva che il Comune andava incontro a una sonora bocciatura per non aver rispettato le leggi.

A nulla sono valse le preoccupazioni arrivate da più parti: cittadini, sindacati e, ultime in ordine di tempo, associazioni cattoliche. Ma la giunta è andata dritta per la sua strada e ora ai ferraresi toccherà pagare anche questa nuova causa persa.

Il Tribunale di Ferrara ha ritenuto discriminatori i requisiti redatti dall’amministrazione e ha condannato il Municipio a formulare “nuovi criteri e punteggi” e “adottare procedure più idonee” per l’assegnazione delle case popolari.

Oltre a questo, il giudice Maria Marta Cristoni lo ha condannato “alla rifusione in favore dei ricorrenti di euro 286 per esborsi e di 8.030 euro per compenso professionale oltre alle spese forfettarie ed accessori di legge” e di 2.500 euro complessivi “in favore del terzo intervenuto delle spese di lite”.

L’ultima falla dell’amministrazione Fabbri riguarda il bando per l’accesso agli alloggi di edilizia economica popolare indetto dal Comune di Ferrara nel 2020.

Due cittadine, dopo aver presentato domanda, si erano viste collocare (a causa della loro modesta anzianità di residenza a Ferrara) in una posizione molto bassa in graduatoria, anche se si trovano in condizione di estremo bisogno.

Il bando premiava in modo esagerato e immotivato la residenzialità storica e imponeva agli stranieri senza cittadinanza italiana di dover dimostrare di non avere beni nel Paese di provenienza “tramite la produzione dei certificati rilasciati dal Paese straniero corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall’ autorità consolare italiana che ne attesti la conformità all’originale”.

Un requisito, quest’ultimo, che consiste in una difficile dimostrazione documentale ufficiale e preventiva (soprattutto perché non è per nulla scontato che i Paesi di provenienza abbiano quei dati o siano collaborativi, come giù riscontrato anche dal ministero del Lavoro per il reddito di cittadinanza), che invece non viene richiesta agli italiani, per i quali basta un’autocertificazione sulla quale poi il Comune e gli enti preposti possono fare i controlli di veridicità a posteriori.

Su questi temi già si era pronunciata la Consulta e sul caso specifico pendevano i ricorsi di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), con il patrocinio di Cgil, Cisl, Uil e dalle associazioni degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat di Ferrara, e l’intervento dell’associazione l’Altro diritto.

Il giudice spiega anche con un esempio in cosa consista la discriminazione: “Secondo il criterio fissato dal Comune, un richiedente privo di qualsiasi particolare situazione di bisogno, per il solo fatto di essere residente in Ferrara da più di 16 anni sopravanzerebbe una famiglia che vive in condizioni inidonee, la famiglia in situazione di povertà e sotto sfratto e addirittura quella seguita dai servizi sociali per particolari situazioni di bisogno”.

Ma il sindaco Alan Fabbri ha voluto andare avanti e ora il Tribunale ha dichiarato discriminatorio il regolamento del Comune sia rispetto all’impossidenza, “per la richiesta a soli cittadini extracomunitari di documentazione aggiuntiva e gravosa, sia rispetto al punteggio dedicato alla residenzialità storica, preponderante rispetto ai requisiti indicativi di uno stato di bisogno abitativo”.

Secondo il tribunale, tale criterio contravviene ai principi fissati dalla sentenza della Corte costituzionale n. 9/2021 che ha evidenziato il carattere discriminatorio della legge regionale dell’Abruzzo che aveva fissato principi del tutto analoghi a quelli contenuti nella Delibera e nel bando di Ferrara.

Tali previsioni vengono pertanto dichiarate irragionevoli e discriminatorie e il Comune viene condannato a cessare la condotta discriminatoria, annullando o modificando gli atti, oltre al pagamento delle spese legali.

“Ancora una volta si è dovuto ricorrere alle vie legali – commentano Cgil, Cisl Uil e le associazioni degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat – per affermare quanto era evidente e denunciavamo da un anno e mezzo. E ancora una volta l’irresponsabilità del Comune, che non è tornato sui suoi passi neanche di fronte a diffide formali, sarà pagata dai cittadini”.

Per i ricorrenti “è inaccettabile che l’assessorato alle politiche sociali produca per la seconda volta in due anni atti discriminatori, mentre la povertà aumenta e si è di fronte ad una drammatica emergenza casa: il venir meno del blocco degli sfratti avrà conseguenze drammatiche per centinaia di cittadini anche nella nostra provincia, le domande per il fondo affitti sono esplose e le risorse a disposizione sono insufficienti”.

Ma “anziché adoperarsi costituendo tavoli di gestione dell’emergenza, anziché ragionare su come investire ogni risorsa disponibile nel sostegno all’affitto e nell’aumentare il numero di alloggi disponibili (sono centinaia quelli vuoti perché necessitano di manutenzioni), a Ferrara ci si concentra su misure discriminatorie, perdendo tempo e risorse. La demagogia ha un prezzo alto, e lo pagano i cittadini”.

“Ancora una volta il Comune di Ferrara, guidato dall’amministrazione leghista, si rivela colpevole di condotte discriminatorie e incostituzionali“, commenta Leonardo Fiorentini, portavoce di Coraggiosa Ferrara, che dice “basta con la propaganda sulla pelle dei cittadini ferraresi: quelli  che non hanno ottenuto l’alloggio perchè superati da persone con meno bisogno, ma più anni di residenza, come quelli che invece l’alloggio l’hanno ricevuto, ma ora rischiano di perderlo per via della necessaria revisione che dovrà ricondurre il regolamento nell’alveo costituzionale. È davvero disarmante dover continuare a commentare le gesta di un’amministrazione che pare frequentare più la Procura ed il Tribunale che la sala del Consiglio Comunale. È insopportabilmente squalificante dover assistere ad una amministrazione che mette in difficoltà i propri cittadini e viola la Costituzione, fingendo di tener fede alle proprie promesse elettorali. Ferrara e i suoi cittadini non meritano questo”.

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