Politica
13 Giugno 2021
La ex consigliera della Lega al centro dell'indagine sulle missive giunte al vicesindaco promette di raccontare la sua verità

Lettere minatorie. La fedelissima di Naomo: “Lunedì esco con la mia notizia”

di Daniele Oppo | 3 min

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“Lunedì parlo con il mio avvocato poi vengo fuori con la mia notizia”. Sono le uniche, sibilline, parole che rilascia Rossella Arquà, la ex consigliera comunale ed ex responsabile organizzativa della Lega, al centro di un’indagine su una decina di lettere minatorie inviate per circa due mesi all’indirizzo del vicesindaco Nicola Lodi.

Da quanto risulta a questo giornale, lei stessa, mentre il terremoto scuoteva le Lega ferrarese, avrebbe scritto nel gruppo Facebook del carroccio parole come “Sono rovinata”.

Del tutto sconosciuto, al momento, il perché abbia dato vita a questa campagna, proprio lei che nella Lega era una delle donne più fedeli a ‘Naomo’, fin dalla prima ora: fu anche tra i cittadini presi a caso che ‘casualmente’ si fecero intervistare da Quinta Colonna nell’aprile 2018, quando l’astro di Lodi era in grande ascesa. Con la sua ligia osservanza si guadagnò le stellette e venne messa a capo dell’organizzazione della Lega cittadina.

Da quanto emerge, da questa posizione di massima fiducia anche personale, per circa due mesi ha preparato circa una decina di lettere, scritte utilizzando ritagli di giornale, con contenuti minatori e riferimenti alla vita personale di Nicola Lodi,. In due occasioni avrebbe inserito anche dei proiettili. Lettere che il vicesindaco ha subito portato in questura e che sono state al centro anche di un incontro del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Nei giorni scorsi la Digos ha effettuato una perquisizione domiciliare e ha sentito la ormai ex consigliera comunale, che venerdì ha presentato le dimissioni  “per motivi personali” proprio mentre la sotterranea macchina comunicativa del carroccio si metteva in moto.

Al momento non risulta formalmente indagata, anche se sul caso la procura ha aperto un fascicolo per le ipotesi di reato di minacce e procurato allarme.

Arquà, che in Consiglio comunale non si può dire che abbia lasciato il segno, fu anche protagonista di un’altra strana vicenda: fu una delle ‘testimoni’ che accusò una edicolante di Ferrara di vendere le mascherine che Comune e Regione avevano comprato per essere distribuite gratis nel bel mezzo del lockdown del 2020. Naomo ci fece un’indagine, l’edicolante venne additata e sbattuta sui giornali, alla fine si scoprì che non era vero niente.

Quelle ricevute dalla mano amica non sono le prime minacce che Lodi ha denunciato negli ultimi anni. Nel febbraio del 2016 denunciò scritte minatorie sui muri della sua abitazione con tanto di incendio dello zerbino di casa.

Pochi mesi dopo essere diventato vicesindaco, nel novembre 2019, denunciò di aver ricevuto offese e minacce di morte con “esplicito riferimento alle armi”: si scoprì che arrivavano da un fax di Vibo Valentia, che non vi erano minacce e che il riferimento alle armi era al famigerato video con la pistola del consigliere leghista Stefano Solaroli.

Estense.com ha chiesto, rivolgendosi alla capo di Gabinetto, un commento al sindaco Alan Fabbri sulla questione ma non ha ricevuto risposta.

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