Cronaca
4 Novembre 2020
Il blitz del vicesindaco finisce nel nulla. Oltre venti testimoni confutano la versione della consigliera della Lega Arquà e dell’autista di Lodi

Edicolante sbattuta sui giornali da Naomo come delinquente. Ma non c’era nessun reato

di Redazione | 3 min

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Il gip di Ferrara ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Alberto Savino e ha archiviato la causa che vedeva indagata Lorena Maini, titolare dell’edicola all’angolo tra via Bologna e viale Krasnodar, accusata di peculato e inosservanza di un provvedimento dell’autorità.

Il caso fece molto clamore, grazie soprattutto al vicesindaco Nicola ‘Naomo’ Lodi che si rese protagonista di un vero e proprio blitz che, nelle sue intenzioni, doveva incastrare una commerciante (rivelatasi innocente) in merito a una presunta vendita illegale di mascherine.

Torniamo indietro di qualche mese. Siamo ad aprile, in pieno lockdown. La titolare si vede arrivare di prima mattina gli uomini della Guardia di Finanza. Accanto alle fiamme gialle è presente, pur non avendone titolo, Naomo. Il vicesindaco ne approfitta per sbattere sulla sua pagina Facebook l’intera situazione. Per lui la condanna è già pronta, e giudica “vergognoso, grave, gravissimo” il comportamento della edicolante.

Quale sarebbe la colpa? La commerciante avrebbe venduto sottobanco, al prezzo di 2,50 euro, le mascherine gratuite provenienti da Regione e Comune. Per dimostrarlo, dopo “aver ricevuto alcune segnalazioni” Naomo aveva fatto le sue indagini nei giorni precedenti, facendo acquistare delle mascherine da suoi conoscenti che affermeranno di averle dovute comprare.

La denuncia della Finanza, che sequestrò nell’occasione 52 mascherine, fa partire l’indagine penale. Cade subito l’accusa di peculato, dal momento che l’indagata non era incaricata di pubblico servizio. Rimaneva quella dell’inottemperanza a un ordine dell’autorità. Ma anche questa, grazie anche alle memorie difensive presentate dal difensore di Lorena Maini, l’avvocato Pamela Palazzi, è presto caduta.

A testimoniare infatti di aver acquistato mascherine gratuite sono state solo alcune persone. Tra queste la consigliera comunale della Lega Rossella Arquà, fedelissima del vicesindaco, e Stefano Tieghi, ‘autista’ di Lodi. A testimoniare il contrario, vale a dire che quei dispositivi di protezione non venivano venduti, sono state oltre 20 persone. Facile a questo punto per la procura trarre le conclusioni.

Mentre il caso penale, non quello mediatico montato da Lodi (che voleva anche che il Comune si costituisse parte civile e valutare la licenza di occupazione di suolo pubblico dell’edicola), si spegne, rimane pendente invece la richiesta di approfondimento del ministro dell’Interno Lamorgese, sollecitata a suo tempo dalla consigliera del gruppo misto Anna Ferraresi, in merito al comportamento da piccolo investigatore di quartiere del vicesindaco.

In attesa dell’approfondimento del Viminale, sulla vicenda si può già esprimere l’avvocato Palazzi, che non nasconde una “grande soddisfazione per la mia assistita, finita in prima pagina per qualcosa che si è rivelato completamente falso. Mi chiedo adesso chi la ripagherà del danno subito, dell’essersi vista sbattuta sui giornali come una delinquente. Temo che tutti si ricorderanno delle intempestive, e infondate, accuse del vicesindaco piuttosto che dell’archiviazione del giudice”.

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