Politica
14 Maggio 2021
Gestione diretta solo per Bassani, Ariostea e Niccolini. Il Comune di Ferrara investirà appena 100mila euro all'anno nel sapere librario

Biblioteche, una rivoluzione dalle braccia corte

Marco Gulinelli
di Redazione | 3 min

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Marco GulinelliBiblioteche, una rivoluzione dalle braccia corte.

La giunta di Ferrara parla di rivoluzione, da portare avanti tramite sistema delle gestioni indirette, per descrivere lo scenario che vedrà coinvolte le biblioteche ferraresi nel prossimo futuro.

Ma dal confronto emerso nell’apposita commissione consiliare si scopre che il Comune di Ferrara investirà appena 100mila euro all’anno nel sapere librario.

Il Comune manterrà infatti il controllo e la gestione diretta delle biblioteche Bassani, Ariostea e Niccolini, mentre affiderà a terzi il servizio di gestione delle biblioteche più periferiche come Rodari, Luppi e Tebaldi.

“Questa è una strada per rafforzare il servizio, promuovere e sostenere un importante giacimento culturale della città”, ha spiegato infatti l’assessore alla cultura Marco Gulinelli secondo il quale “le esternalizzazioni (in realtà si tratterà di gestioni indirette, ndr) permetteranno un abbassamento dei costi di gestione. Ora che questa scelta è stata fatta bisogna però dedicare ampio spazio all’analisi dei bisogni che non tengano solamente conto dell’offerta economica ma anche della qualità e del mantenimento del patto sociale e del know how esistente”.

Per l’assessore alla cultura si tratta di “un lavoro ben fatto, che tiene conto del valore della comunità stessa e che andremo a organizzare sotto il controllo dell’amministrazione e con la centralità della biblioteca Ariostea, implementando anche la logistica e la sistemazione dell’importo librario della biblioteca che vale oltre 65 volumi di scaffalature”.

Nei piani della giunta, ai soggetti affidatari verranno chiesti percorsi di formazione sia per il personale delle aziende o delle cooperative affidatarie che per quello interno del comune insieme con aperture serali, revisione delle collezioni e soprattutto la “garanzia della qualità”. Inoltre sarà richiesta una “riprogettazione degli spazi interni, con sezioni permanenti e temporanee”.

La linea del resto è condivisa anche dal dg Mazzatorta, che dopo aver elencato le diverse modalità di gestione delle biblioteche nei vari territori emiliani ha affermato come “con l’affidamento esterno non perderemo il controllo delle biblioteche, che anzi verrà rafforzato”. Per Mazzatorta poi “nelle biblioteche decentrate ho trovato deficienze strutturali, e un investimento anche sul miglioramento delle sedi è necessario”.

La risposta della commissione è però tiepida. La prima a intervenire è Ilaria Baraldi, secondo la quale “si parla di contenimento di costi e allo stesso tempo di aperture straordinarie, notturne e festive”, e si chiede se “l’analisi dei bisogni sia stata fatta in base ai bisogni dell’amministrazione o a quelli dei cittadini” prima di criticare la gestione indiretta: “uno dei temi centrali per la ripartenza della pandemia e quello del lavoro, e non si capisce per quale motivo non si sia pensato l’assunzione di giovani con funzioni bibliotecarie”.

Un tema questo, ripreso anche da alcuni consiglieri di maggioranza, a cominciare da Ciriaco Minichiello che spiega come quando sente parlare di esternalizzazioni “mi si dirizzano i capelli in testa”, perché questo sarebbe un sistema distorsivo: “A volte ci sono realtà dove persone, nonostante svolgano un lavoro di qualità, vengono sottopagate. La direzione che questa amministrazione aveva intrapreso era diversa, era di reinternalizzare tutti i servizi. Di fronte a progetti di questo genere, spero che possano venire salvaguardate le figure esistenti e quelle che arriveranno in tutti gli aspetti. Non si può pensare di sfruttare la fame di lavoro sottopagando le persone, e mi auguro che la giunta controlli come queste professionalità verranno pagate”.

Dello stesso avviso e infine anche Paola Peruffo di Forza Italia, secondo la quale “le persone hanno già dimostrato di voler approvvigionarsi di cultura da soli con teatri e cinema chiusi durante il primo lockdown. Per questo vorrei capire qual è la progettualità, perché non si tratta solo di esternalizzazioni ma di capire qual è il modello di questa città per elevarsi culturalmente e cercare di includere i quartieri dove ci sono più persone che hanno bisogno di accedere alla cultura”.

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