Economia e Lavoro
7 Agosto 2020
Filctem, Femca e Ultec pesantemente insoddisfatti dopo l'incontro con i vertici a Forlì: “Insufficienti e contraddittorie le motivazioni aziendali”

Chiusura Celanese, fumata nera: i sindacati proclamano lo sciopero

di Redazione | 4 min

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Sciopero di due ore (su tre turni) per la giornata di venerdì 7 agosto con assemblea unica per tutti i lavoratori dello stabilimento Celanese di via Marconi, quello che l’azienda vuole chiudere per trasferirlo a Forlì.

È la decisione presa da Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil e dalle rsu dopo l’incontro avuto mercoledì nella sede forlivense con la direzione aziendale: il vicepresidente del manufactoring Christo Zemering, Anna Facchini, la direttrice di produzione Chiara Beltrame e il direttore di stabilimento Enrico Stella.

“Nel corso dell’incontro la direzione aziendale ha nuovamente spiegato le ragioni della chiusura degli stabilimenti di Marconi, Wehr, Kaiserslautern e la decisione di trasferirne le produzioni nel sito di Forlì che diverrebbe il centro di eccellenza della società per il continente europeo – spiegano i sindacati in una nota unitaria -. Ha confermato inoltre la volontà di adoperarsi per la ricollocazione dei lavoratori dello stabilimento di Marconi negli altri stabilimenti Celanese e di voler mantenere attivo lo stabilimento di Donegani, destinatario di 8 milioni di investimenti sulla 17^ linea, che verrebbero effettuati alla ripresa del mercato, senza spiegare quando e con quale incremento di organico”.

Per i sindacati si tratta un piano che, al di là delle dichiarazioni, non sembra andare realmente da nessuna parte: “È evidente – affermano – la debolezza di una proposta tale per garantire futuro e prospettiva a questo sito del gruppo. Lo stabilimento di Marconi non verrebbe svuotato della parte impiantistica e sarebbe messo in vendita? Chi potrebbe essere interessato a questa acquisizione senza l’integrazione con Donegani?”.

Per questo “la delegazione sindacale ha respinto con fermezza le ragioni della chiusura degli stabilimenti ed ha ritenuto insufficienti e contraddittorie le motivazioni aziendali”, registrando anche “una grave violazione del protocollo delle relazioni industriali sottoscritto dalle parti, che prevede a fronte di crisi e ristrutturazioni una fase di contrattazione mai avvenuta, anzi Celanese ha comunicato la chiusura del sito di Marconi mediante una videoconferenza, senza prima proporre una discussione o un dibattito tra le parti che avrebbe potuto prevedere soluzioni ragionevoli e alternative”.

Ma è anche la sostanza della proposta a non convincere per nulla i sindacati, laddove l’azienda “dichiara poi la volontà di fare investimenti e di trasformare Forlì in un polo di eccellenza ma senza presentare un piano industriale e limitandosi solo a dichiarazioni di buoni propositi; decide la chiusura dei piccoli stabilimenti ma afferma la volontà di mantenere attivo il sito di Donegani, che con i suoi 40 dipendenti dovrebbe produrre per quello di Forlì distante 120 km; attribuisce la necessità di operare la chiusura di Marconi perché così si garantirebbe una maggiore competitività del sistema, mentre la precedente proprietà aveva ottenuto le fortune del gruppo grazie alla integrazione e alla flessibilità produttiva dei siti di Forlì e Ferrara; afferma il pessimo andamento delle vendite a causa del mercato di riferimento e al Covid, mentre sappiamo che il crollo delle vendite e della perdita dei clienti è antecedente alla pandemia e dovuta alle disastrosa politica commerciale attuata dalla società”.

Filctem, Femca e Uiltec premono anche sul piano morale: “Celanese dichiara incessantemente che nei propri obiettivi l’interesse dei soci è subordinato all’interesse delle persone e delle comunità. Bene, se questo è vero ci aspettiamo ben altre decisioni dal management. Data la solidità economica e finanziaria del gruppo che continua in tutto il mondo a fare enormi profitti, ci aspettiamo che con gli investimenti necessari restituisca alla comunità di Ferrara, che la ospita e che si è sempre messa a sua disposizione, i due stabilimenti di Marconi e Donegani in condizioni di efficienza, di capacità di ricerca e innovazione del prodotto. Il tutto per garantire una capacità competitiva e di ripresa che i lavoratori meritano per l’impegno e la dedizione con cui hanno lavorato in questi anni e che l’azienda anche in questa difficile situazione ha riconosciuto. Quindi la restituzione alla comunità ferrarese di un patrimonio industriale che sino ad oggi ha garantito benessere a 110 famiglie oltre a quelle dell’indotto che con Celanese collaborano”.

“Questo ci aspettiamo venga proposto dalla società nel corso dei confronti ai tavolo di crisi, che si terranno presso le sedi istituzionali del Comune di Ferrara e della Regione Emilia Romagna nei prossimi giorni. Strategie societarie ed errori – concludono i sindacati – non posso ricadere sui lavoratori”.

All’assemblea di venerdì parteciperanno all’assemblea i segretari regionali e provinciali Filctem – Femca e Uiltec e i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil.

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