Politica
5 Aprile 2020
I deputati pentastellati: "Prefetto e ministro intervengano contro questa discriminazione". Fabbri: "Polemica strumentale da chi ha lo stipendio fisso". Solidarietà da Borgonzoni e Soffritti, Italia Viva: "Criteri iniqui e discrezionali"

Buoni spesa prima agli italiani, M5S chiede la rimozione del sindaco Fabbri

di Redazione | 5 min

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Nuova pioggia di critiche sulle modalità di distribuzione dei buoni spesa nel Comune di Ferrara. In prima linea i deputati del M5S che non possono “tollerare i criteri bestiali adottati a Ferrara per i bonus nell’emergenza” e sono pronti a chiedere la “rimozione del sindaco di Ferrara” al prefetto Michele Campanaro e al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese affinché “facciano sentire la voce dello Stato” con il sindaco leghista.

Una richiesta formale – in cui si denuncia che “un bimbo straniero soffre la fame esattamente come i nostri figli” – contenuta in una lettera che verrà spedita lunedì dalla deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari, sottoscritta dai colleghi pentastellati Cristian Romaniello e Gabriele Lanzi e dal consigliere comunale Tommaso Mantovani.

Il M5S replica al “prima gli italiani” con l’appello “prima chi ha fame, prima gli ultimi, i più bisognosi”, citando l’articolo 3 della Costituzione che stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Ascari insiste, specificando che con “le norme in vigore a Ferrara sono discriminate i richiedenti asilo, i titolari di permesso di soggiorno, i lavoratori subordinati domiciliati a Ferrara (e non residenti), i lavoratori stagionali”. Duro anche Romaniello: “Spregevole iniziativa della Lega per farsi forte con i più deboli: nessuno si azzardi a lasciare indietro qualcuno”.

Il consigliere Mantovani ha presentato anche un’interpellanza sui criteri di distribuzione da adottare, consigliati dall’Anci Emilia-Romagna: “Sui 700mila euro di buoni-spesa a Ferrara avete sbagliato.  La fame la patiscono tutti. Andava fatto un bando/avviso e una volta chiuso si dava qualcosa a tutti quelli che non risultano beneficiari di altro sostegno al reddito. Una graduatoria del genere è al limite del razzismo e dell’incostituzionalità e non coglie la vera emergenza che si è creata. Non c’entra niente la cittadinanza in questo caso”.

Il sindaco Alan Fabbri risponde sia sui social – “facile parlare quando si ha lo stipendio fisso tutti i mesi a prescindere da tutto” – che in una nota stampa: “Chi ci accusa di aver escluso gli immigrati dalla possibilità di ottenere i buoni pasto vuole solo strumentalizzare: gli stranieri che hanno cittadinanza italiana e quelli che da tempo sono presenti sul territorio hanno accesso e diritto ai buoni spesa, gli altri sono seguiti da servizi diversi che provvederanno a valutare eventuali nuove necessità nate a fronte dell’emergenza sanitaria”.

“Indicare delle priorità è necessario per evitare che i contributi pensati dal governo come aiuti dedicati a chi è stato danneggiato economicamente dall’emergenza sanitaria vadano sempre alle stesse persone già assistite dai servizi sociali” commenta il primo cittadino, stupito dal fatto che “i sindacati che dovrebbero tutelare i lavoratori e che conoscono benissimo la situazioni di tantissimi ferraresi con contratti precari o privi di ammortizzatori sociali, si spingano ancora una volta a polemizzare a favore di categorie, come quella degli extracomunitari, molto spesso salvaguardate ben più degli italiani, nell’accesso al welfare. Siamo convinti che i buoni spesa debbano essere indirizzati innanzitutto a chi non ha abitualmente accesso ad aiuti economici, mentre per tutti gli altri sono già attive altre forme di sostegno”.

Pronta la solidarietà della senatrice leghista Lucia Borgonzoni: “Non hanno niente di meglio a cui pensare in questo momento che chiedere di ‘rimuovere’ il sindaco? Solidarietà a Fabbri, che ha agito nel pieno rispetto del decreto del governo. Il deputato pentastellato e il suo partito pensino a darsi da fare per garantire protezione sanitaria e risorse ai nostri territori, duramente provati dal virus, invece di perdere tempo chiedendo la rimozione di sindaci democraticamente eletti”.

Sulla stessa linea il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Federico Soffritti: “Credo che il sindaco abbia giustamente optato per una distribuzione prioritaria verso chi da anni ha contribuito al nostro welfare e non è entrato clandestinamente nel nostro paese. I buonismi di sinistra ora, ma lo erano anche prima, sono fuori luogo. Abbiamo un paese in ginocchio, evidentemente c’è chi ancora, pur ricoprendo ruoli molto importanti, non se ne vuole rendere conto. Adesso basta, adesso è ora di pensare e agire da patrioti. Chi non la pensa così farebbe bene a candidarsi come parlamentare in un altro paese”. 

 Senza scomodare il patriottismo, “i criteri di valutazione dell’erogazione del buono spesa sono del tutto iniqui e discrezionali” intervengono a gamba tesa i coordinatori di Italia Viva Ferrara Eric Zaghini e Manuela Macario che denunciano la graduatoria “in palese violazione di legge, discriminatoria nei confronti dei cittadini europei, dei soggiornanti non di lungo periodo e dei lavoratori stranieri, tra cui colf e assistenti familiari” e la “discrezionalità della valutazione del bisogno”.

“Chi si rivolge al servizio dovrà rispondere a un breve questionario telefonico degli operatori sulla propria attuale condizione economica, determinata dall’emergenza sanitaria, senza produrre nemmeno un’autocertificazione. Per cui chiunque potrebbe dichiarare il falso rispetto alla propria condizione di difficoltà senza incorrere in alcuna conseguenza” attaccano Zaghini e Macario.

Ma non è finita qui. “Per accedere al buono spesa è necessario, come nei quiz televisivi di antica memoria, essere ‘il telespettatore fortunato’ che a fronte di infinite telefonate riesce a prendere la linea. Possiamo l’unico vero criterio di accesso ai buoni spesa è la fortuna” chiosano i rappresentanti di Italia Viva con l’auspicio che “il Comune di Ferrara riesca, in un sistema già iniquo di partenza, a rendere davvero accessibile il servizio almeno per coloro che ne possono usufruire: sia allargando la fascia oraria nella quale fare richiesta, sia attivando altre soluzioni di accesso online al sussidio, secondo modalità che le tecnologie consentono e che tutti gli enti ormai mettono a disposizione”.

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