Cronaca
20 Dicembre 2009
Convegno sul diritto di informazione a Ferrara

Giornalismo a libertà vigilata

di Redazione | 8 min

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convegno noeminatalie - teatro nuovo - 181209 (7)Potere e informazione si scontrano sul fronte delle prospettive del disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. A rischio c’è il requisito duplice e fondamentale di uno stato di diritto: la libertà di espressione e la libertà di essere informati. La riflessione muove su una precisa questione: tutela della privacy o diritto di conoscere la realtà che ci circonda? Di questo si è discusso nella serata organizzata al Teatro Nuovo, venerdì 18 dicembre, durante il convegno “Noemi-Natalie. Stampa sotto accusa? I cronisti raccontano i fatti, non li inventano”, organizzato dall’Unione Cronisti Italiani con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l’Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti, e l’Associazione della Stampa.

FARE CRONACA. I recenti scandali che hanno coinvolto personaggi della scena politica italiana, e l’aggressione della scorsa settimana al Presidente del Consiglio – “Una violenza – sottolinea Guido Columba, presidente dell’Unci – totalmente da respingere, in quanto non permette un confronto politico”-, sono stati oggetto di mistificazioni, come sostiene in apertura un giornalista di RaiNews24: “si semina l’idea che dietro all’esercizio del diritto/dovere di cronaca si celi un complotto. Peraltro è in atto un tentativo di ostacolare il dovere dei giornalisti di informare i cittadini con correttezza e tempestività”, come se la professione del giornalista “fomentasse i violenti”: un concetto inaccettabile, secondo Columba. “Si tenta infatti – spiega il presidente dei cronisti italiani – ripetutamente, di ingabbiare la buona informazione in norme che non permettono ai giornalisti di svolgere appieno il proprio ruolo”. Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, aggiunge: “Si cerca di far passare l’idea che un eccesso di informazione politica metta in pericolo la tenuta del quadro democratico: a favore di un modello di informazione senza domande, che persegue il Presidente del Consiglio. Un quadro in contrasto con il concetto di democrazia”.

CULTURA PER COSTRUIRE CITTADINANZA. Il vicesindaco Massimo Maisto ritiene fondamentale riflettere sul tema della libertà di stampa: “Questa iniziativa si inserisce nei momenti di cultura alta e diffusa che auspichiamo per Ferrara Città d’Arte e di Cultura”, poiché, spiega, in una fase di sviluppo del mondo dell’informazione, dove spazio e tempo sono quasi annullati, “occorre curare i contenuti veicolati, non solo da parte dei giornalisti, ma anche delle istituzioni, in modo da costruire insieme un’idea forte di comunità e cittadinanza”.

DIRITTO DI ESSERE INFORMATI. “Il limite del diritto/dovere dei cronisti di informare non può essere slegato dal diritto dei cittadini di essere informati sulla realtà che ci circonda”. È ciò che sottolinea Gianluca Gardini, professore di diritto dell’informazione dell’Università di Ferrara, che evidenzia – citando Einaudi, “conoscere per deliberare” – come il diritto passivo dei cittadini di essere informati correttamente sia requisito fondamentale per esercitare consapevolmente la sovranità popolare. “Il voto è libero, se è informato”, sostiene Gardini: e i media, in questo processo di costruzione dell’opinione pubblica, hanno un ruolo fondamentale, rappresentando la nuova sfera pubblica globale. convegno noeminatalie - teatro nuovo - 181209 (1)

LA LEGGE BAVAGLIO.  L’avvocato Carlo Melzi d’Eril, esperto di diritto dei media, lancia alcuni spunti di riflessione sul disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. “Sulla disciplina degli atti processuali – dice l’avvocato – si pone al di fuori della cornice costituzionale”. La ragione è da ricercarsi nel fatto che la disposizione vieta di pubblicare gli atti del pubblico ministero o del dibattimento, anche nel caso non siano più oggetto di segreto investigativo: infatti non si comprende quale sia l’interesse che occorre tutelare, alla luce del bilanciamento con il diritto pubblico di informazione sulla direzione delle indagine e sulle modalità di svolgimento del lavoro degli inquirenti. Vigevani ricorda il ruolo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: “Un’amica dei giornalisti, in quanto li riconosce come cani da guardia del potere, strutturando un regime complessivo del diritto di informazione”. Questo organo internazionale, secondo il professore di Milano, potrà dichiarare incostituzionali molti aspetti del ddl Alfano.

POLITICHE ILLIBERALI. Vittorio Roidi, segretario dell’Ordine del Giornalisti, passa in rassegna i tentativi, a partire dal ’92, di approvare leggi che zittiscano i cronisti. Nel ’93, la risposta della categoria fu l’assunzione di una carta dei doveri basata sul riconoscimento della libertà come diritto insopprimibile del giornalista, stabilito dall’art. 2 della legge 69/63, che istituiva la professione. L’opinione pubblica, secondo Roidi, è oggi più sensibile a questo tema rispetto a quindici anni fa: “Lo dimostra il successo della manifestazione del 3 ottobre scorso. Dobbiamo però ammettere le nostre responsabilità: molti giornalisti hanno contribuito, anche a causa del sistema elettorale maggioritario, a partecipare a questa operazione di limitazione della libertà”. Una limitazione imposta alla decisione sancita dal Codice Penale dell’’89, che stabiliva che i cronisti raccontassero il processo penale. “Ma non sono solo i politici che soffocano la libertà di stampa. – aggiunge Roidi – Anche gli editori, con i loro conflitti di interesse, [e la stessa pubblicità, aggiunge Natale] influenzano i contenuti delle testate giornalistiche”. Occorre, secondo il segretario dell’OdG, stabilire anche in sede parlamentare che i giornalisti non sono né giullari, né servitori: “Il mestiere del giornalista va riconosciuto e svolto con coraggio, prudenza e correttezza”.

DDL ALFANO, UN ATTACCO CONGIUNTO A STAMPA E MAGISTRATURA. “La libertà di informazione, insieme alla libertà di adattamento della legge ai valori costituzionali da parte dei giudici e della Corte Costituzionale, sono i pilastri della democrazia: due poteri sotto attacco nel nostro Paese”. È quanto ha dichiarato Giulio Vigevani, docente diritto costituzionale e comunitario dell’Università di Milano. “Le regole sono uguali per tutti – evidenzia Columba –, ma questo disegno di legge sottrae gli strumenti d’azione agli organi che dovrebbero controllare il rispetto di tale principio: stampa e magistratura”. Non nega dei difetti all’attuale giurisdizione, il pm Marco Imperato, che sottolinea però le false argomentazioni avanzate in questi mesi: “I costi per svolgere le intercettazioni sono alti, ma ben al di sotto del 50% del budget a disposizione, e dipendono dal gestore telefonico”, spiega Imperato, che è una spesa quindi discutibile, dato che il gestore è concessionario di un bene pubblico. Per le intercettazioni, si spende il doppio in Germania. E il triplo, negli Stati Uniti, ricorda il presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, Gerardo Bombonato. Il pm di Reggio Emilia sottolinea l’uso di un linguaggio che inquina il dialogo: “Si diffonde l’idea che i pm non indaghino, ma spiino le persone”. Nel caso in cui il ddl Alfano venisse approvato, le intercettazioni non sarebbero più usate: poiché per avviarle occorrerebbe la presenza di gravi indizi di colpevolezza, l’attuale obiettivo delle stesse intercettazioni, dato che consente di arrestare il presunto colpevole, spiega Imperato. Se occorresse intercettare la presunta persona offesa o un suo parente, o un parlamentare, il ddl stabilisce che è necessario chiederne il consenso, “una modifica per così dire bizzarra” dell’attuale giurisdizione: così la definisce il pm. “Non sarà più possibile indagare sui pesci piccoli – continua Imperato -, perciò sarà impossibile risalire a macro fenomeni come la criminalità organizzata; e saranno impedite le intercettazioni nella pubblica amministrazione, utili per esempio per accertare il reato di corruzione”. Il pm lancia un appello ai cronisti di giudiziaria: “Occorre fornire gli strumenti di comprensione del processo penale ai cittadini, in modo da non trasformarli in sudditi”.

VISIBILITÀ PUBBLICA DI CHI DETIENE IL POTERE. Fabio Anselmo, legale delle famiglie Aldrovandi e Cucchi, cita una frase della sentenza pronunciata dal giudice Caruso per il caso Aldrovandi: sottolinea come coloro i quali detengano un potere, debbano essere soggetti – nell’esercizio di tale potere – al diritto di cronaca e di critica, per non lasciarli soli ad affrontare conflitti di coscienza, presumendone una forza d’animo che li ponga al rispetto della legge. “Il diritto di cronaca e di critica – aggiunge infine l’avvocato Anselmo – va di pari passo con il diritto del magistrato di fare il proprio lavoro con serenità”.

TUTELA DELLA PRIVACY. Bombonato sostiene che si sia fatto un uso strumentale del diritto di tutela della privacy. Come spiega Natale: “L’interesse generale deve sempre prevalere – sostiene il presidente della Fnsi -, si pensi a vicende di assoluta rilevanza sociale come il crack Parmalat o la vicenda della Clinica Santa Rita. Ciò che è pubblico – continua il presidente della Fnsi – deve essere pubblicabile: ma senza riassunti, e magari svolgendo un’udienza filtro per selezionare aspetti non rilevanti per l’interesse generale. I casi D’Addario o Natalie non sono gossip – aggiunge Natale  –, poiché è nell’interesse dei cittadini conoscere i criteri in base ai quali si stilano le liste elettorali, o sapere se un politico può essere soggetto a ricatto”.

RESPONSABILITÀ DEI GIORNALISTI. “È imbarazzante – ammette il presidente del sindacato dei giornalisti – lo scarto dell’attenzione data a vicende come quella di Meredith Kercher rispetto al caso Aldrovandi: inversamente proporzionale al principio di rilevanza sociale. Occorre che i cronisti orientino sempre le scelte professionali in base al criterio di interesse pubblico”. E Bombonato rincara: “Le nostre responsabilità stanno nel frequente gossip, nell’uso improprio del congiuntivo e della consecutio, ma soprattutto nell’autocensura di tanti giovani colleghi, che da cani da guardia del potere diventano cani da salotto”. Gardini evidenzia come sempre più i processi mediatici condotti dalla stampa si sovrappongano a quelli penali: il risultato è che ai cittadini si mostra una sola parte del contradditorio e non gli si offrono strumenti conoscitivi adeguati per una valutazione corretta. Il professore di Ferrara rilancia: “Occorre puntare sull’etica del giornalismo giudiziario e dei pubblici funzionari che amministrano la giustizia: il giudice deve essere il più possibile indipendente da pressioni mediatiche per esercitare il proprio dovere in modo giusto”.

GIORNALISMO A LIBERTÀ VIGILATA. Bombonato ricorda come l’ultima indagine Freedom House abbia declassato il nostro Paese nella classifica dei Paesi parzialmente liberi: non solo per il conflitto di interessi di Berlusconi, ma anche per la minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata che costringe alcuni giornalisti a stare sotto scorta. “Inoltre – spiega il presidente dell’Odg dell’Emilia-Romagna – il ddl Alfano prevede sanzioni agli editori: un’autentica mannaia per l’autonomia dei cronisti: se sarà approvato, scomparirà il giornalismo d’inchiesta, l’opinione pubblica non sarà quindi più informata e nessuno controllerà l’amministrazione della giustizia”. Senza dimenticare un modello nuovo e sempre più diffuso di attacco alla stampa: chiedere il risarcimento danni ai giornalisti, che si traduce in cifre milionarie. Che “nessun cronista potrà coprire, e nessun editore vorrà accollarsi”.

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