Politica
11 Marzo 2020
Cgil, Cisl e Uil: "Chiesto il primo incontro il 24 febbraio, nel frattempo i dipendenti pubblici hanno ricevuto centinaia di utenti"

I sindacati contro la “sicurezza tardiva” del Comune: “Ignorati per due settimane”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Luca Greco (Cgil) e Leonardo Uba (Uil)

“Non bisognava iniziare a prendere certe precauzioni ora, ma due settimane fa, quando abbiamo chiesto un incontro al Comune per discutere dei provvedimenti per proteggere i 1.200 dipendenti comunali dal Coronavirus”. È questo il pensiero dei rappresentanti provinciali per la funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, che non risparmiano le critiche all’amministrazione ferrarese per una reazione all’emergenza giudicata tardiva e, per certi versi, ancora decisamente lacunosa.

Questioni di cui all’interno dei sindacati si discuteva già a partire dal 24 febbraio, quando spiegano di aver inoltrato la prima infruttuosa richiesta di incontro all’amministrazione, ma che divampano pubblicamente dopo le parole di Alan Fabbri durante l’ultimo consiglio comunale, in cui il sindaco ha rendicontato le attrezzature protettive e i prodotti igienici ordinati dal Comune per gli uffici pubblici ferraresi, in parte in uso dalla settimana scorsa e in parte “in arrivo questa settimana”.

Tempistiche che secondo Luca Greco (Cgil) e Leonardo Uba (Uil) vanno già ben oltre il buon senso ma soprattutto le disposizioni del governo, che nelle circolari delle ultime settimane aveva ribadito una serie di linee guida che vanno dal favorire il lavoro telematico all’obbligo di fornire misure di sicurezza per chi lavora in uffici e sportelli pubblici.

“Tutto questo – affermano i sindacalisti – non è stato fatto. Nel 2017 avevamo firmato col Comune anche un accordo per il telelavoro negli enti pubblici che la nuova amministrazione ha deciso di non proseguire, ma che oggi avrebbe potuto essere di grande importanza. Il sindaco dice che vuole un’amministrazione informatizzata, ma ha scelto di non applicare l’unico strumento legale di cui disponeva”.

Per quanto riguarda le misure di sicurezza degli uffici, secondo Greco e Uba “per oltre due settimane chi lavora negli sportelli non è stato protetto dagli schermi protettivi e nel frattempo ha ricevuto centinaia di utenti. Per il ministero dovevano essere presenti dal 20 febbraio. Se non si può garantire completamente la sicurezza dei lavoratori occorre fare come si è fatto per esempio a Comacchio, dove da due settimane gli uffici ricevono solo per casi urgenti e su appuntamento”.

I sindacati (che visto il momento incontrano la stampa all’aperto, in piazza Verdi) assicurano di non parlare col ‘senno di poi’, ma che questo genere di richieste e allerte all’amministrazione ferrarese erano in corso dal 24 febbraio, data della prima richiesta di incontro.

E nel parlare della “superficialità” che secondo i sindacati ha accompagnato la reazione iniziale dell’amministrazione, i sindacati toccano anche questioni come il piano di promozione alle visite museali lanciato venerdì pomeriggio da Fabbri (e di fatto soppresso nel giro di 48 ore dai provvedimenti governativi) e l’affollamento in piazza Verdi denunciato pochi giorni fa via social dal sindaco: “Va benissimo che segnali il problema, ma essendo il sindaco avrebbe dovuto far subito intervenire la polizia municipale invece di fare un post su Facebook. È la massima autorità sanitaria del Comune ed è suo dovere intervenire immediatamente se vede un potenziale rischio”.

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