Politica
30 Gennaio 2020
Il vicecapogruppo delle Lega afferma che manterrà il posto di consigliere comunale “perché non è successo niente” e attacca la Ferraresi: “Ha lavorato per sei mesi contro l'Amministrazione”

Parla Solaroli: “Non mi dimetto, nemmeno avuta la tentazione”

Da sinistra: il consigliere Stefano Solaroli e l'avvocato Carlo Bergamasco
di Daniele Oppo | 4 min

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Da sinistra: il consigliere Stefano Solaroli e l'avvocato Carlo Bergamasco

Da sinistra: il consigliere Stefano Solaroli e l’avvocato Carlo Bergamasco

“Se voi vi aspettavate che io mi dimettessi, io non mi dimetto”. E poi, scandito: “Io non mi dimetto. Perché non ne vedo la motivazione”. Parla, finalmente, Stefano Solaroli, il vicecapogruppo della Lega in Consiglio comunale al centro dell’inchiesta di PiazzaPulita sull’offerta di un posto di lavoro come hostess per il trenino turistico alla collega Anna Ferraresi “prima di tutto perché sei una rompicazzo, così ti cavo dai coglioni e non ti vedo più”.

Solaroli, al momento auto-sospesosi dal partito, parla dallo studio del suo legale, l’avvocato Carlo Bergamasco, in una conferenza stampa convocata per i media locali. “A me le dimissioni non le ha chieste nessuno – dice il consigliere -, ma per un semplice fatto: perché non è successo niente”.

“Se una persona comincia a registrare tutto e tutti da luglio o ha una malattia che le impone di registrare tutto oppure ha dei secondi fini – dice a proposito della Ferraresi -. Non c’è nulla. C’è una chiacchiera fra due persone, i toni si sono sentiti, educati o non educati, noi eravamo abituati così”.

Per lui alla base c’è solo la “grandissima malafede” di Anna Ferraresi che ha “architettato” tutto in un “gioco politico” a dieci giorni dalle elezioni “nei confronti del sottoscritto e soprattutto dell’Amministrazione, che peraltro è anche estranea al colloquio: non ho ricevuto indirizzi, diktat, nulla, è stata una mia iniziativa personale”, specifica Solaroli che nell’audio assicura alla ex collega di maggioranza che Nicola (Lodi, il vicesindaco) e Alan (Fabbri, il sindaco) erano d’accordo con la sua proposta.

Ancora sulle dimissioni, il leghista autosospeso afferma che “quando è successo a panni inversi… in consiglio comunale mi sembra che ci sia qualcuno che dei procedimenti ne ha in corso – afferma senza specifica chi e per cosa (alle cronache non risultano consiglieri di minoranza con procedimenti penali pendenti, ndr) -. Da qualche giorno in consiglio regionale qualcuno già condannato siede ancora (qui il riferimento implicito è forse alla condanna della Corte dei Conti per danno erariale nei confronti di Marcella Zappaterra del Pd*) e nessuno ha detto: ‘ti devi dimettere’. Perché dovrei dimettermi io che non ho fatto nulla? Non ho mai avuto nemmeno la tentazione di dimettermi”.

A proposito dell’audio dello scandalo, dice Solaroli, “la Ferraresi il 19 novembre doveva alzarsi e andare dai carabinieri. Sarebbe stato più corretto”.

“Mi sono fatto mille esami di coscienza nei confronti della Ferraresi – dice ancora – e più di dire arrabbiato e livoroso nei suoi confronti, io dico che sono deluso, perché la signora Ferraresi, non volendo parlare col nostro capogruppo (Benito Zocca, ndr), presumo che sia noto il fato che non andassero d’accordo, parlava con me. E alcune volte io ho manifestato anche positività nelle cose che voleva proporre. Sono caduto dalle nuvole quando ho capito che davanti ho sempre avuto una persona che stava architettando qualcosa piuttosto che una consigliera comunale un po’ stravagante, ma nulla di più”.

Solaroli e il suo legale ricordano di aver presentato una denuncia contro Ferraresi per diffusione illecita di conversazioni private, mentre nei confronti dell’esposto depositato da Mario Zamorani, l’avvocato Bergamasco ribadisce la sua convinzione sul fatto che tutte le ipotesi di reato – dalla concussione alla tentata corruzione – siano infondate se non proprio “acrobatiche”, inquadrando anche lui la vicenda come una mossa politica in chiave elettorale.

Se tutto è una bolla di sapone, perché allora anche solo il gesto dell’autosospensione? “È un gesto di rispetto nei confronti del mio partito e mi sembra giusto lasciarlo da parte in questa situazione”, spiega Solaroli e cita come paragone la stessa scelta fatta da Luca Lotti con il Pd in occasione dello scandalo sulle nomine al Csm, dimenticando però che quella fu una scelta fatta da una parte negando proprio i fatti addebitatigli (ovvero di aver fatto pressioni per le nomine) e dall’altra anche in polemica con alcuni membri del partito – come Luigi Zanda – che gli avevano chiesto di fare un passo indietro.

Per Solaroli, più che il fatto in se, “la questione politica è che questa signora ha lavorato sei mesi contro l’amministrazione. Ha provato a mettere zizzania dentro un gruppo affiatato di consiglieri”, afferma, tralasciando le dimissioni repentine di Paolo Vezzani – “sono cose personali di Vezzani” – nonché quanto emerso dalle chat che tutto dicono, tranne che quello della Lega sia un gruppo affiatato.

Non chiamatemi vittima – dice infine di punto in bianco -, perché io tutto sono tranne che vittima. La cosa più comoda al mondo era fare le valige, scomparire e non comparire più sui giornali”.

*una precedente versione di questo articolo faceva erroneamente riferimento sul punto al caso Bonaccini-Jolanda

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