Caso Cidas. Lodi ricorre in Appello
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
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Giorgio Zauli (foto di Alessandro Castaldi)
La privacy prima di tutto e un muro di gomma che non si lascia scalfire. A meno di non ottenere una eventuale sentenza favorevole agendo davanti al Tribunale amministrativo, per l’Università di Ferrara qualsiasi atto che abbia a che fare con la vicenda delle ricerche del rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, deve rimane non conoscibile.
Decisioni non conoscibili. Compresi i verbali del Senato Accademico del 4 settembre scorso in cui i membri, su richiesta di Zauli stesso e/o del direttore generale Giuseppe Galvan, avrebbero deciso di annullare per gravi vizi di forma il procedimento concluso a gennaio davanti alla Commissione Etica. Dopo aver posto pubblicamente delle domande in merito e non aver ottenuto risposta (ma i muri, d’altronde, non parlano, al massimo ci si sbatte contro), abbiamo infatti presentato una nuova richiesta di accesso civico generalizzato, anche questa respinta.
L’argomentazione di fondo è la stessa utilizzata per il precedente diniego: Unife considera il procedimento davanti alla Commissione Etica come un procedimento disciplinare – nonostante sia esplicitamente una richiesta di parere presentata da Zauli sulla conformità della sua condotta allo statuto etico – e pertanto soggetta a stringenti vincoli di privacy. Una privacy totalizzante che arriva a coprire perfino la decisione di un organo universitario chiamato a decidere, a nove mesi di distanza (e dopo le dimissioni dei vertici della Commissione), sulla correttezza formale della procedura di cui, si badi bene, lo stesso Zauli ha fatto conoscere pubblicamente la conclusione sostanziale. Strano concetto di riservatezza degli atti si fa strada nell’Ateneo estense.
Il parere del Garante della Privacy. Nel negare l’accesso, il dg di Unife (ha riveste anche il ruolo di responsabile anticorruzione e della trasparenza) si fa forte di un parere sul caso del Garante della Privacy (il 184 del 10 ottobre 2019), richiesto in occasione del precedente diniego, ma arrivato tardivamente. Tale parere sposerebbe le ragioni dell’Ateneo. Da quel che ci è stato comunicato il Garante sosterrebbe che “l’Università, ai sensi della normativa vigente e delle indicazioni contenute nelle Linee guida dell’Anac, ha correttamente respinto l’istanza di accesso civico presentata”. Rileviamo che noi conosciamo solo questo estratto – non dunque i presupposti e il percorso argomentativo – che è l’unica cosa comunicataci in merito da Unife il 16 ottobre (e con molto zelo pro trasparenza comunicata dal rettore via mail ai membri del Senato Accademico e del Cda), che non ci ha mai fatto pervenire il parere in versione integrale, né risulta ancora pubblicato sul sito del Garante della Privacy, al quale abbiamo scritto per poterlo ottenere, finora senza esito.
Le altre richieste respinte. Le altre due richieste riguardavano la possibilità di ottenere la documentazione presentata da Zauli all’inizio del procedimento, in particolare per conoscere quali pubblicazioni avesse portato davanti alla Commissione Etica, e la richiesta di intervento presentata alla commissione stessa dal blogger e giornalista Leonid Shneider che è stato colui che ha dato il via alla querelle sulla correttezza delle pubblicazioni scientifiche firmate dal rettore. Per la prima è arrivata la consueta risposta negativa, così come per la seconda anche se si rimanda a quanto già pubblicato sul blog del prof. Lucio Picci.
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