Il portavoce del sindaco di Ferrara Alan Fabbri evita l’espulsione dal sindacato dei giornalisti nella maniera non certo più ‘eroica’: dimettendosi dallo stesso prima delle decisione sulla sua condotta.
La condotta in questione è quella tenuta durante la campagna elettorale quando, credendosi protetto dall’anonimato, aveva incitato simpatizzanti e militanti della Lega inclusi in una chat di whatsapp al linciaggio mediatico il nostro giornale e due nostri collaboratori. Non contento, aveva arricchito il messaggio rivolto agli iscritti con delle bufale, sostenendo tra le tante cose che una collaboratrice fosse portavoce di Aldo Modonesi e che il casellario di Lodi fosse “pulito”.
L’azione di sabotaggio, che lo stesso Lecci definiva “shitstorming” (dall’inglese “tempesta di merda”: un’azione di massa finalizzata allo spam più becero, spesso basato su insulti, prendendo di mira un sito o una pagina facebook), fatta in qualità di curatore della comunicazione di Alan Fabbri e della Lega di Ferrara, era tesa a mettere in discussione l’inchiesta giornalista sul passato giudiziario di Nicola ‘Naomo’ Lodi, allora candidato alle comunali e oggi vicesindaco con delega alla sicurezza.
Si ricorderà che l’articolo portava alla luce i precedenti penali di Lodi, dimostrando che lo stesso aveva “mentito” ai suoi elettori assicurando in più riprese di non aver mai subito condanne penali.
L’azione di Lecci, smascherata proprio da Estense.com, è finita lo scorso maggio all’attenzione dell’Associazione Stampa dell’Emilia-Romagna.
Il consiglio direttivo dell’Aser aveva quindi approvato (all’unanimità con l’astensione di Marco Zavagli, direttore del quotidiano che non ha voluto partecipare al voto per non condizionarne l’esito) la proposta di trasmettere al collegio dei probiviri dello stesso sindacato e al consiglio territoriale di disciplina dell’Ordine dei giornalisti una informativa riguardante i comportamenti del socio Michele Lecci.
Per l’organo principale del sindacato il socio era ‘colpevole’ di aver “ideato e coordinato un’azione che si ritiene non compatibile coi principi anche deontologici della categoria e del sindacato“. Tale operazione, continuava il direttivo, “rivelata pubblicamente dai colleghi di Estense.com con significativi elementi probatori” è stata parzialmente attuata, “pur essendo Lecci a conoscenza della correttezza delle inchieste giornalistiche pubblicate da Estense.com”.
Il collegio dei probiviri (che ha funzioni disciplinari nei confronti dei soci che contravvengano alle norme dello Statuto o alle regole di correttezza professionale o di probità morale) aveva sentito le parti in causa e, secondo quanto trapelava dall’ambiente sindacale, la decisione finale propendeva verso il provvedimento più grave, la espulsione, “adottata – recita lo statuto dell’Associazione – in casi di eccezionale gravità che rendono manifestamente incompatibile la permanenza del socio in seno all’Associazione”.
Ma pochi giorni prima del giudizio ecco la sorpresa. Via pec arriva la richiesta di Lecci di non essere più iscritto al sindacato. Di conseguenza è venuta a cessare la materia del contendere.
Nel chiudere la questione, però, il collegio dei probiviri ha voluto mettere per iscritto una frase che suona come un monito: “l’appartenenza all’Aser è vincolata all’adesione e al rispetto dei valori e delle regole dell’associazione”.
Dal canto suo, Lecci aveva denunciato il direttore di Estense.com al Garante per la privacy, senza esito.
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