L'inverno del nostro scontento
20 Maggio 2019

Fiori per Alan. Perché Alan Fabbri e la Lega non sono adatti a governare Ferrara

di Girolamo De Michele | 13 min

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0. Premessa: il rutto, il codino e lo scarpone

Lo dico per chiarezza, chi conosce questo blog lo sa: non avevo bisogno della conferma dei trascorsi giudiziari del pluripregiudicato Naomo Lodi per sapere chi era ed è. Tre anni addietro, quando ho di fatto riaperto il blog dopo una lunga pausa, scrivevo [qui]:

Il “metodo Naomo”: quando al ragionamento si sostituisce il riflusso esofageo, alla relazione di causa ed effetto il complotto e il capro espiatorio, alla parola il peto, al cervello lo scarpone – questo è fascismo.

Ma, dicono alcuni, parliamo di cose concrete, lasciamo da parte il dibattito politico che non è utile alla crescita di nessuno. Dopo averci inondato con la retorica del rancore e del nemico alle porte, Lodi e Fabbri mandano avanti dei figurini che, per dirla con Nanni Moretti, “sanno fare bene i giovani” e ci dicono di parlare il linguaggio del fare e del rimboccarsi le maniche. Bene: ci provo qui.
Ci dicono (lo dice Naomo) che Alan Fabbri saprebbe governare Ferrara, perché è già stato sindaco a Bondeno? Andiamo a vedere se è stato un buon sindaco: perché essere quello che grida più forte al lupo, al lupo! non ha alcuna relazione con l’essere capace di rimediare ai problemi che si denunciano. A denunciare siamo bravi tutti, finché si resta alle chiacchiere.
A proposito: avete fatto caso che quelli che denunciano la crisi di Ferrara vantando “operazioni verità”, non vi danno un dato che sia uno sulla Bondeno di Alan Fabbri? Fatevi una domanda, e continuate a leggere.

1. Un fiore per Alan

L’idea di questo testo mi è balenata in mente quando mi sono chiesto come mai i miei parenti bondenesi, quando devono regalare fiori, ci telefonano per chiederci di comprarglieli a Ferrara. Pensavo dipendesse dalla qualità della fioraia a cui di solito ci rivolgiamo – e invece no: è perché, mi hanno risposto, a Bondeno è rimasta solo la fioraia che vende fiori per il cimitero, e quindi la varietà dei fiori è limitata. Un paese senza neanche un fioraio…
Poi, il giorno di Pasqua, dopo il pranzo in famiglia, abbiamo accompagnato un’amica che era nostra ospite a fare un giro per il paese: e mi sono accorto che tutto quello che le veniva detto per descrivere Bondeno era al passato: qui c’era…, là una volta…, lì andavamo… È questo il modello-Bondeno che ci propongono come alternativa?
Ecco: Bondeno è la rappresentazione concreta di quella crisi di Ferrara (che c’è, sia chiaro) che, ingigantita, ci viene presentata in questa campagna elettorale. Alan Fabbri ne è stato sindaco per 6 anni, dopo essere stato in maggioranza dal 1999. Ha ereditato la crisi: è riuscito a invertirne il segno, o ha lasciato che la frana continuasse a scendere a valle?

Tre dati emblematici. Bondeno era, un tempo, un paese di circa 30.000 abitanti. Poi è iniziato lo spopolamento: i bondenesi lasciano il loro paese e vanno a cercare casa, studi, lavoro altrove. E infatti:

[Fonte: Camera di commercio di Ferrara, Informazioni statistiche ed economiche della provincia di Ferrara, 2018, p. 13, consultabile qui (nb: gli stessi dati sono riportati nel Documento unico di programmazione (DUP) 2019-2021 del comune di Bondeno, 20.09.18, p. 45)].
Questo dato sarebbe ancor più drammatico, se a ripopolare Bondeno non ci fossero circa 1.500 migranti, il 10.2% della popolazione (dato del dicembre 2017: nello stesso anno, nel comune di Ferrara la percentuale era del 10.3%).
Lo spopolamento di Bondeno è legato a doppio filo con la crisi del lavoro: la chiusura dello zuccherificio per un verso, e la cessazione delle attività produttive. A salire da Bondeno verso Sermide, si percepisce un cimitero di capannoni vuoti che un tempo erano imprese all’opera; a venirci da Ferrara, si viene accolti dalla carcassa di un ex mobilificio ora abbandonato, un monumento alla dismissione, con abbondante disponibilità di amianto in bella vista nell’incuria più totale: a quanto pare, al comune di Bondeno la cosa non sembra interessare.
Si vedano le ultime colonne di questa slide:

[Fonte: Camera di Commercio di Ferrara, Informazioni statistiche ed economiche della provincia di Ferrara, 2018, p. 73]
Il numero delle aziende cessate nel 2017 è +36% rispetto all’anno precedente, quello delle aziende attive -2%. Anche qui, il dato sarebbe ben peggiore se non ci fosse un 9.9% di imprese gestite da migranti.
Ancor più drammatico il quadro dell’imprenditoria femminile; + 83.3% di aziende cessate, -9.1 di aziende registrate, -4.1 di aziende attive:
[Fonte: Camera di Commercio di Ferrara, Informazioni statistiche ed economiche della provincia di Ferrara, 2018, p. 96]
Domanda: al di là delle chiacchiere, un modello di sviluppo che penalizza le donne quale idea di tutela della famiglia propone? Scaricare il costo della crisi sulle donne che ritornano fra le 4 mura domestiche e si fanno passare i grilli per la testa di voler essere indipendenti.
(Vi darei volentieri i dati della disoccupazione, se il comune di Bondeno li raccogliesse, o li mettesse a disposizione, come fa quello di Ferrara. Ma questi dati non ci sono, neanche nel DUP 2019-2021, che è in buona sostanza un plico di fotocopie di documenti altrui: le buone prassi amministrative, proprio…)

Infine: Bondeno negli anni passati aveva perso sia il cinema che il teatro. Al loro posto, c’è ora una sala polivalente realizzata con il contributo volontario dei lavoratori che hanno donato un’ora di stipendio. E ha quasi azzerato l’offerta turistico-alberghiera: c’è a Bondeno un solo albergo 3 stelle che offre 20 posti letto, più uno a una stella con 12 camere singole.
Questa è la realtà dalla quale proviene l’uomo che, avendola governata, sostiene di volere triplicare l’offerta culturale di Ferrara.

Tirando le somme: i fatti, che hanno la testa più dura delle chiacchiere, dimostrano che Fabbri non ha alcun titolo per accampare capacità di governo in una realtà in crisi, non essendo stato capace di invertire la tendenza del suo piccolo paese.
Dimenticavo: nel 2014, candidandosi alla presidenza della regione, Fabbri promise che non si sarebbe dimesso da sindaco se non avesse vinto. Beh, ha mentito: ha perso, e si è dimesso, tenendosi ben stretto un incarico in consiglio regionale che paga tre volte di più.

2. Il sindaco leghista che ha ricostruito Bondeno dopo il terremoto. Ma davvero?

Nel 2014, durante la campagna elettorale regionale, Matteo Salvini definì Alan Fabbri così:
Andiamo a vedere se il bilancio del Comune di Bondeno ci conferma questa affermazione.
Ci viene in soccorso un sito al tempo molto noto a Bondeno, Albo Pretorio di Bondeno, aperto da Arnaldo Aleotti, ex assessore e vicesindaco delle giunte di centro-destra di Bondeno (dunque della stessa maggioranza di cui ha fatto parte, come consigliere prima che come sindaco, Fabbri). Il sito pubblicò, nel 2014, le tabelle della relazione allegata alla deliberazione di bilancio. Commenta Aleotti dalla pagina del suo sito [qui]:

lo sbilancio causato dalla giunta in questi primi nove mesi ammonta a 310.119,51, neppure tanto se si guardano i risultati degli scorsi anni, ma quest’anno va detto che, grazie al terremoto, non sono stati pagate né quota capitale, né quota interessi dei mutui che avrebbero comportato un esborso di oltre 1.000.000, così come è successo lo scorso anno.

Si noti: è il quarto sbilancio consecutivo nelle amministrazioni di Alan Fabbri.
E i rifiuti? La TARI della giunta-Fabbri nel 2014 aumentò per le famiglie dal 13% (famiglie individuali) al 16% (famiglie con 4 membri); per le attività produttive, a seconda delle tipologie, dal 13.8% al 16.5% [i dati analitici li trovate qui]. Bel lascito: però Fabbri dice che rimetterà a posto la questione-rifiuti a Ferrara.

Ma veniamo infine al terremoto.
Fabbri ha avuto a disposizione € 7.830.000 per opere di sistemazione; ecco come li ha utilizzati (se è poco chiaro, basta cliccare qui e vederli su Albo Pretorio):

Ricapitolando: Fabbri ha ricevuto € 7.830.000, e ne ha impiegati solo 137.524,93!

Ai quasi 8 milioni, si aggiungevano quelli ricevuti dalla Regione, € 2.627.000; ecco come li ha utilizzati:

Ricapitolando: Fabbri ha ricevuto € 2.627.000, e ne ha impiegati solo 300.000!

Tirando le somme: al comune di Bondeno amministrato da Alan Fabbri sono stati dati nel 2014, per i lavori post-terremoto: € 7.830.000 + 2.627.000 = 10.457.000 (DIECI MILIONI QUATTROCENTOCINQUANTASETTEMILA EURO).
Di questi, ne ha spesi 437.524,93: il 4%. Il resto non è stato speso perché la giunta non è stata capace di presentare dei progetti. Quelle righe bianche che vedete nei bilanci rappresentano l’elenco delle opere non realizzate da Alan Fabbri. Che, con quasi dieci milioni e mezzo in cassa, ha aumentato la tassa sui rifiuti, stornato fondi, e allargato il buco di bilancio, mentre i lavoratori si autotassavano cedendo le loro ore di lavoro per riavere uno spazio ricreativo.
E poi è scappato in regione.
In definitiva, un sindaco non capace, ovvero incapace.
Com’è che la destra, sempre pronta a riempirsi la bocca con la parola “meritocrazia”, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti non lo sa fare?

3. Le mani in pasta (Abbiamo un pastificio!)

Come abbiamo visto, Fabbri non è stato capace di invertire la tendenza negativa dell’economia del paese di cui è stato sindaco.
Magari fosse solo così: fatto è che ha contribuito a dare una mano a questa tendenza.
Bondeno ha patito con durezza la crisi del settore saccarifero, e la chiusura forzata dello zuccherificio (peraltro, Fabbri era in maggioranza quando ciò avvenne). La sua giunta aveva sbandierato la riconversione dell’ex zuccherificio in un pastificio che avrebbe dovuto impiegare 400 lavoratori (in una città di circa 6.400 famiglie, è una cifra considerevole). «Avevamo ereditato una centrale a olio di palma, l’abbiamo sostituita con un impianto di produzione di pasta fresca», dichiarava la giunta Fabbri (per bocca dell’assessore Vincenzi) nella primavera del 2014. Poi, ad agosto, arriva la notizia che

il progetto “Pizzafabrik” (pastificio) è saltato definitivamente. Per i piani d’investimenti che avrebbero riguardato anche uno stabilimento a Friesland (in Germania) erano previsti miliardi di Euro. Esiste il sospetto di truffa immobiliare e di frodi creditizia. E la persona dietro le quinte non è uno sconosciuto.

A voler essere buoni, Alan Fabbri e la sua giunta si sono lasciati menare per il naso da un truffatore che «era riuscito attraverso società fittizie e operazioni complesse con fatture false ad ottenere enormi risorse finanziarie»:

il progetto fin dall’inizio è stato un castello di sabbia. Enormemente gonfiato per servirsi del mercato dei capitali e per farsi concedere finanziamenti dalle grandi banche. La mente di tutto ciò sarebbe Gianfranco R. , un italo-svizzero, che in passato già più volte con simili marchingegni è venuto in conflitto con la legge.

Un truffatore che era già noto, per essere stato già arrestato e rinviato a giudizio per le sue malversazioni. L’articolo che lo rivela, se volete leggere i dettagli, lo trovate qui.

Come reagisce Fabbri a questa doccia gelata sulla città bondenese? Si dichiara amareggiato, e fa finta di niente. Nella delibera n. 85 del consiglio comunale del 30.09.2014, all’allegato 4 “Riconversione area ex zuccherificio” (lo trovate qui), elenca una cronologia del progetto che si ferma al 30.05.2013, e conclude: «Attualmente il procedimento risulta sospeso in attesa della sottoscrizione della convenzione, propedeutica all’approvazione del Piano Particolareggiato».

In altri termini, questo allegato è un copincolla del programma allegato alla Relazione previsionale e programmatica allegata al bilancio preventivo 2014: invece di spiegare, Fabbri presenta la fotocopia di una relazione dell’anno precedente. Poi, come Mario della canzone di Ligabue, chiude il bar e viene via. Cioè va in Regione.
(Postilla: nondimeno, con forte senso del copincolla e scarso senso del ridicolo, il DUP 2019-2021 del Comune di Bondeno, alla p. 60, riporta fra i “procedimenti di rilevante importanza per lo sviluppo del territorio” – tre in tutto, il più recente del 2013 –: «approvazione della variante urbanistica per l’area ex zuccherificio, attivazione procedura di approvazione di Piano Particolareggiato e Valutazione di Impatto Ambientale per un insediamento produttivo di generi alimentari di grosse dimensioni». Cioè ricopia dal progetto delle procedure del 2008 le attività finalizzate alla realizzazione del pastificio, come fossero state opere utili e non uno spreco di risorse che ha prodotto il nulla.)

4. “Le insegne luminose attirano gli allocchi” (CCCP)

Se siete arrivati fin qui, non crediate di aver letto un’inchiesta o uno scoop. Si tratta di cose note e pubbliche da 5 anni, delle quali si parlò già nella campagna elettorale del 2014. Ne parlò la candidata Cristina Quintavalla, ad esempio. E, ovviamente, il sito Albo Pretorio di Bondeno, sul quale si trovano interventi e commenti di quasi tutto il mondo politico bondenese, a cominciare da alcuni ex sindaci. Ad eccezione di Alan Fabbri, che non ha mai risposto a queste critiche. Se qualcuno si stupisce del fatto che Fabbri abbia disertato la maggior parte dei confronti pubblici (8 su 14, al momento), vuol dire che non lo conosce bene.
E allora, perché un amministratore che si è dimostrato incapace sui temi del lavoro, della cultura e della famiglia, che si è dimostrato ingenuo e inaffidabile, viene candidato a sindaco?
Perché è uno specchietto per gli allocchi. Dietro il quale c’è Naomo Lodi: che, non potendosi candidare in prima persona, ha mandato avanti Alan Fabbri.
Naomo Lodi: uno che si è “sporcato le mani” non facendo politica, ma con una sequenza continua di reati comuni che arriva fino all’altro ieri. Al netto della condanna (patteggiata) per manifestazione non autorizzata, Lodi ha accumulato condanne per:

furto, sottrazione di cose sottoposte a pignoramento, usurpazione di funzioni pubbliche, violazione colposa dei doveri di custodia di cose pignorate; più un ammonimento per stalking per “atti persecutori” nei confronti dei due coniugi; più una condanna al pagamento delle spese processuali per aver denunciato ingiustamente il suo datore di lavoro e producendo testimoni rivelatisi non attendibili. Cui va aggiunta la violazione delle norme e prescrizioni per gli alloggi Acer. Cui vanno aggiunte le menzogne sui suoi trascorsi che ha continuato a proferire fino al giorno prima dell’articolo. Per non parlare delle ingiurie e minacce, neanche tanto velate, ai giornalisti, definiti “vermi”, cui viene dato appuntamento sotto lo scalone municipale (neanche si credesse Balbo…).

Naomo non è un meccanico che si sporca le mani di grasso in officina – anche perché il meccanico è uno che lavora e merita rispetto, non il paragone con uno che ha cercato di spillare soldi al suo datore di lavoro senza averne titolo: Naomo è uno che dopo aver finito di lavorare – posto che un lavoro ce l’abbia – invece di lavarsi va in giro con le mani zozze, presentandosi a tavola unto e insozzando il cibo suo e altrui che prende con le zampe luride.

Di tutto questo, la cosa peggiore sono le menzogne su se stesso fino al giorno prima, le velate minacce e le evidenti falsità scatenate per rappresaglia dai responsabili della campagna elettorale sua e di Alan Fabbri, la tempesta di merda (shitstorming) come pratica politica e stile di vita [qui, qui e qui]. Come pure, i troll organizzati che intervengono con commenti a volte mirati per diffamare gli avversari, o supposti tali (procurando lavoro ad avvocati e giudici). E il silenzio complice e compiacente dei suoi: dei militanti del centro-destra (a parziale eccezione, gli va riconosciuto, del senatore Balboni), e di qualche finta verginella della politica che ha imparato fin troppo presto che i bugiardi, se sanno vendersi bene, fanno strada nella vita (a prezzo dell’anima: ma questa è un’altra storia, che ad arrivisti e opportunisti non interessa).
Rileggete cosa Naomo & Co. hanno ruttato contro la libertà di stampa, e fate un confronto con quanto scrivevo di lui 3 anni fa:

Generalizzazioni razzistiche al posto dei fatti: questo è fascismo.
Affermare che davanti ai diritti ci sono cittadini di serie A e cittadini di sere B: questo è fascismo.
Promettere, ventilare, annunciare forme di giustizia fai-da-te: questo è fascismo.
Fare di un popolo, un’etnia, una razza il capro espiatorio per coprire le responsabilità di quel capitale (finanziario o immobiliare) del quale sei lo scodinzolante servo: questo è fascismo.

Quello che la ditta Fabbri-Lodi urlava contro i migranti ieri, è quello che urla oggi contro chi avversa la ditta, con la complicità delle “brave persone” che girano la testa dall’altra parte e fingono di non accorgersene: è il loro habitus, prima ancora che il loro costume politico.
Ed è quello che farebbero domani quando, incapaci di amministrare il grande come lo sono stati nel piccolo, non resterebbe loro altro mezzo per mantenere il consenso che scatenare l’odio e il rancore contro questo o quel capro espiatorio.

Il titolo di questo post è ispirato a un vecchio romanzo di fantascienza, “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes

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