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30 Gennaio 2019
Il tecnico: "Lavoro, pazienza e divertimento. Le vittorie? Arriveranno"

Baseball, per le giovanili si apre un nuovo ciclo

di Redazione | 3 min

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Le giovanili del Ferrara Baseball sono pronte ad inaugurare un nuovo percorso. Il vivaio risulta estremamente rinnovato, tra passaggi di categorie e numerosi debuttanti: secondo Alessio Marzaduri, referente per l’area tecnica dell’associazione e nuovo capo allenatore della categoria Under 12, la prossima sarà una stagione di sperimentazioni propedeutiche a una fase di progresso.

“Ci aspetta molto lavoro, ma riteniamo che il potenziale sia notevole. Il livello tecnico dei bambini che giocano da più tempo si è decisamente alzato, e anche fisicamente i ragazzi sono più maturi; i più piccoli hanno riferimenti più autorevoli, e traggono stimolo dal confronto. Aspetti che ci hanno consentito di aumentare ritmi, carichi e stimoli durante gli allenamenti. In palestra stanno emergendo sia il talento dei singoli che positivi segnali collettivi”.

Dallo scorso anno ci sono stati rinnovamenti importanti.

“Lo stimolo più forte è stato l’inaugurazione del nuovo centro sportivo a Marrara: uno spazio bellissimo e completo nei servizi, che entro primavera sarà ulteriormente risistemato creando due diamanti, panchine, tribuna, palestra, recinto per l’allenamento dei battitori e dei lanciatori. Inoltre abbiamo assistito a un intenso turnover di atleti, sia in termini di numeri che di età; questo ha imposto la ridefinizione di un’identità comune, di ideali e di obiettivi condivisi”.

Come si riassume il vostro progetto?

“Il consiglio direttivo e lo staff tecnico hanno aderito a una linea programmatica basata su divertimento, sicurezza, ricerca e innovazione. Puntiamo alla crescita individuale dei nostri ragazzi come giocatori e come persone, attraverso l’offerta di una proposta scientificamente validata che non trascuri l’importanza della componente ludica. I contenuti specifici sono stabiliti in linea con sistemi di insegnamento validati a livello nazionale. Un esempio: da anni ci interrogavamo sull’opportunità di sviluppare competenze adeguate e condivise nell’insegnamento dei fondamentali di lancio. Abbiamo stabilito di adottare il metodo della scuola americana di Ron Wolforth, sponsorizzato anche dalla Federazione Italiana Baseball Softball; gli investimenti sono stati fatti di conseguenza: formazione dei tecnici, rivoluzione dei programmi di allenamento, creazione di spazi adeguatamente attrezzati nel centro sportivo”.

Quali squadre scenderanno in campo?

“Iscriveremo ai prossimi campionati tre rappresentative. Gli Esordienti sono in gran parte bambini molto piccoli, avendo la società raccolto la sfida di abbassare l’età di reclutamento alle scuole dell’infanzia; anche i Ragazzi sono quasi tutti al debutto, e poi ci sono bambini che per età ed attitudine dimostrata potranno giocare in entrambi i campionati e quindi imparare di più. Ci aspettiamo che questa stagione rappresenti l’inizio di un nuovo ciclo; un sereno progetto di crescita a lungo termine, il cui indicatore più importante sarà la soddisfazione e fidelizzazione dei nostri tesserati e delle loro famiglie”.

In termini di risultati, quali sono le aspettative?

“Sono particolarmente forti per l’under 14, trattandosi del gruppo con maggiore esperienza; non è casuale la scelta di affidarne la conduzione a Fabio Abetini ed Henmanuel Herrera, che del talento di tanti di questi ragazzi sono stati scopritori. Più in generale, occorrerà pazienza: impegno e costanza pagano a lungo termine, per chi ha appena iniziato imparare a giocare sarà più importante che vincere. I successi arriveranno”.

Quindi vincere o perdere fa lo stesso?

“Assolutamente no: vittoria e sconfitta sono due condizioni, ed entrambe aiutano a crescere, ma bisogna educare i ragazzi a gestirle e a comprenderne le differenze. La vittoria non è tutto, però resta un traguardo a cui è sano aspirare e che è giusto godersi. Allo stesso modo, la sconfitta non deve scoraggiare, ma provare a insegnare cosa o come cambiare per migliorarsi. Il punto non è che i giovani aspirino al successo come status, né che lo sport diventi strumento di una simile impostazione. Ogni gioco è soprattutto un mezzo per misurarsi con sé stessi, con gli altri e con le situazioni, esattamente come accade nella vita”.

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