A casa della ex con falce e cesoie. “La voglio uccidere”
Si è presentato a casa della ex compagna armato di mazzetta da muratore, falce, scalpello e cesoia, molto probabilmente perché non aveva accettato la fine della loro relazione
Si è presentato a casa della ex compagna armato di mazzetta da muratore, falce, scalpello e cesoia, molto probabilmente perché non aveva accettato la fine della loro relazione
Prosegue il processo nato dall'inchiesta relativa alle presunte difformità strutturali dello stadio Paolo Mazza, riscontrate durante il cantiere per i lavori di ampliamento dell'impianto sportivo cittadino fino a 16mila posti, avviato dopo la permanenza della Spal in Serie A nel campionato di calcio 2018-2019
Prima hanno ripetutamente spinto un addetto alla sicurezza, poi gli hanno rifilato un pugno al petto nel tentativo malriuscito di scappare con la refurtiva
Arriva un’altra tegola per l’immagine perduta di Ferrara come città d’arte e di cultura. Rovigo l'ha superata in numeri per quanto riguarda uno dei fiori all’occhiello che fino a poco tempo fa la rendeva famosa e attrattiva in tutta Europa
Botta e risposta via social tra Alan Fabbri e Fabio Anselmo dopo l'inchiesta di Domani dove, il quotidiano di Carlo de Benedetti, fa notare come il sindaco non abbia promosso tariffe calmierate per gli oneri di cremazione e sepoltura come invece fatto da città come Padova e Bologna
Sono dei documenti d’identità falsi e, soprattutto, le intercettazioni a pesare nel processo a carico di tre persone, accusate a vario titolo di aver sfruttato la prostituzione di una giovane donna romena, ai tempi ancora minorenne.
Alla sbarra davanti al tribunale in composizione collegiale ci sono C.S. di 37 anni, F.B., donna di 51 anni e M.B. anche lui di 51 anni (ci sarebbe anche un altro imputato ma è introvabile e nei suoi confronti il processo è sospeso), tutti parenti e di nazionalità romena, difesi dall’avvocato Fabio Chiarini.
L’udienza di giovedì 8 novembre è stata l’occasione per sentire come si sono svolte le attività d’indagine da parte della Squadra mobile di Ferrara, che poi passò il caso – risalente ormai al 2010 nei suoi primi sviluppi e poi conclusa nel 2011 – alla Dda di Bologna. Tutto è nato un po’ per caso, ma l’indagine è sbocciata grazie all’intuito dei poliziotti. Due degli imputati vennero fermati da una pattuglia delle Volanti per un controllo in auto, in via Veneziani, nel settembre del 2010 e uno di loro – il passeggero – venne trovato in possesso di due documenti d’identità di una ragazza: uno vero in cui la ragazza era nata nel 1994 e uno falso in cui la ragazza era nata nel 1992. I poliziotti, intuendo che ci fosse qualcosa sotto, segnarono anche il codice Imei dei due telefonini in loro possesso.
Una settimana dopo la stessa ragazza venne fermata mentre si trovava in strada (poco distante da via Veneziani) e trovata in possesso di un documento falso, che le valse una denuncia: lì c’era una sua foto che risultava già essere presente negli archivi degli inquirenti, proveniente da uno dei due documenti sequestrati pochi giorni prima. Da qui nascono le indagini e le attività di intercettazione telefonica (sfruttando proprio la conoscenza degli Imei) che evidenziano i contatti tra i due uomini e la ragazza – al punto che lei aveva un telefonino intestato a uno dei due – e soprattutto i contatti della ragazza con l’unica donna imputata: dalle conversazioni emerge che tra le due ci fosse un rapporto di lavoro più che di semplice conoscenza.
Tra i testimoni è stato sentito anche il titolare della struttura che ospitava la ragazza nella periferia di Ferrara, che ha detto che per quel che risultava a lui, lei era maggiorenne, festeggiò addirittura i 20 anni nella struttura stessa.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 31 gennaio, data nella quale verranno sentiti proprio gli imputati.
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