Politica
24 Ottobre 2018
Il sindaco cerca di lasciarsi alle spalle le polemiche su inchieste e appalti e guarda alle prospettive della sanità locale, in particolare il contrasto alla mobilità passiva

Cona: Tagliani festeggia le ultime assoluzioni e chiede di ‘riabilitare’ gli imputati

di Ruggero Veronese | 5 min

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Si è concluso a Bologna anche l’ultimo stralcio del processo d’appello per gli appalti dell’ospedale di Cona, che si chiude così senza condanne e con un ‘en plein’ di assoluzioni. Un risultato che riflette l’esito del resto dell’inchiesta – conclusa dopo dieci anni con un sostanziale nulla di fatto – e che in queste ore viene accolto con particolare apprezzamento dal sindaco Tiziano Tagliani, che lancia un appello per una completa ‘riabilitazione’ agli occhi dell’opinione pubblica sia per gli imputati che per la struttura al centro di tante polemiche.

Tagliani cita gli stessi giudici della Corte d’Appello di Bologna nell’affermare che il processo si è “concluso con la completa assoluzione dell’ultimo degli imputati, con l’accertamento dell’assenza dell’assenza di condotte penalmente rilevanti e anzi il riscontro del loro agire ‘nel perseguimento del primario interesse pubblico’. A fronte di anni di titoli a più colonne, questa notizia ha goduto di poche righe a bordo pagina, ma a mio avviso ha più di una ragione per essere valorizzata”.

Tagliani interpreta l’assenza di condanne penali come la confutazione di ogni criticità emersa sulla costruzione dell’ospedale di Cona, al punto da affermare che “i cittadini ferraresi  possono a buon diritto magari  lamentarsi della dislocazione del “nuovo” ospedale, ragione per la quale quando chi scrive era alla opposizione non votò la delibera, ma devono sapere che questo ospedale, dove pazienti e medici hanno trovato insieme immediato ricovero nei giorni successivi al terremoto, non è stato costruito con cemento impoverito e risponde invece a tutte le prescrizioni tecniche della miglior esperienza specifica diversamente da tante opere pubbliche che in giro per l’Italia stanno cadendo a pezzi, facendo giustizia di tante, troppe, storielle immaginarie”.

Una posizione talmente convinta da spingere il sindaco a ringraziare pubblicamente “quanti in questi anni hanno contribuito alla realizzazione del nuovo ospedale, pagando di tasca loro il costo di lunghe difese e caricandosi della responsabilità di poter fruire oggi di un ospedale senza il quale dopo il maggio 2012 saremmo tutti costretti a ricorrere ad ospedali assai più lontani. I nomi del dr. Baldi, dell’ing. Melchiorri, dell’ing. Benedetti e Fulvio Rossi ai quali aggiungo Davide Tumiati che ha firmato l’agibilità di Cona, dicono poco al grande pubblico dei lettori, ma a loro assai più che ad altri siamo debitori,  fosse stato accertato il contrario, saremmo a caricarli di insulti, essendo risultati tutti innocenti almeno un grazie il sindaco glielo deve a nome di tutti. Possiamo finalmente parlare di sanità vera, non più di amenità ed in proposito, siamo seri, non è certo il costo dei parcheggi quello che ci preoccupa quando veniamo ricoverati a Cona, magari ci preoccupa o ci dovrebbe preoccupare che la quota di spesa corrente a carico della sanità ferrarese ricomprende anche e per svariati milioni il costo del suo completamento attraverso il project financing mentre altrove, Cesena o Modena, non grava sui costi”.

Le prospettive della sanità locale. Archiviati appalti, inchieste e processi, Tagliani pensa ora alle preoccupazioni attuali, prima tra tutte la concorrenza tra la sanità ferrarese e quella veneta: “La mobilità passiva è un tema principalmente della città di Ferrara – afferma il sindaco -, ingenerata sia dalla presenza, tra gli altri,  di privati intraprendenti appena oltre il ponte di Pontelagoscuro a poche centinaia di metri dal confine regionale, sia dalla possibilità dei privati di avvalersi della collaborazione di valenti professionisti neo pensionati  che nel pubblico non possono fare quello che la legge consente loro di fare nel privato. Una situazione ingenerata anche dalla pluriennale assenza di iniziativa della sanità regionale diretta ad aggredire il problema specifico per creare collaborazioni forte con il privato per arginare un fenomeno che sottrae alla sanità nostra circa 40  milioni di euro all’anno, oppure, magari, mediante accordi fra le due regioni”.

Secondo Tagliani “è ora che la Regione e le direzioni sanitarie realizzino un progetto di collaborazione pubblico e privato diretto a porre un limite a questa situazione e la circostanza che altre realtà emiliane beneficino a loro volta di mobilità attive di importi rilevanti a danno di territori extra regionali non legittima certo una inerzia sotto questo profilo. In secondo luogo la logistica sanitaria della città che, dopo la apertura di Cona, non ha trovato ancora un approccio strategico, abbiamo due mezze strutture della azienda sanitaria locale: il vecchio S.Anna (oggi San Rocco) e la sede di via Cassoli dove lavorano suddivise a metà strutture sanitarie che ben potrebbero operare in una soltanto, la cittadella S.Rocco, che va servita di quegli strumenti di diagnosi anche banali che eviterebbero a qualche migliaio di cittadini ferraresi di sobbarcarsi trasferte, con risparmi consistenti per spese logistiche  e significativi recuperi di efficienza, ivi compresa la attuale possibilità di locare via Cassoli a fruitori pubblici che oggi pagano a privati canoni salati. Se servono risorse di investimento per sgravare di costi non sanitari i bilanci dei prossimi anni si devono trovare con sollecitudine, pari a quella indirizzata ad altri investimenti assai meno urgenti”.

Altro punto da mettere in agenda è secondo il sindaco il porre “sotto esame la attuazione dei dipartimenti interaziendali, fulcro della progettazione di integrazione fra azienda ospedaliera-universitaria ed azienda sanitaria locale, avevano due obiettivi: evitare la colonizzazione professionale della prima sulla seconda e la rimozione di enclave della seconda rispetto ad un disegno di governo clinico unico che avrebbe dovuto ottimizzare risorse, plessi ospedalieri, professionalità: mi pare che sotto questi profili ci siano viversi punti da discutere sia in un senso che nell’altro. Ci aspettano anni difficili considerando il numero chiuso a medicina ci priva già oggi delle professionalità necessarie, e sarà peggio con la fuga che si determinerà con la “quota cento”, e non basta togliere i tetti, bisogna  aiutare le università a dotarsi di laboratori, aule e soprattutto di scuole di specialità”.

“Lascio queste riflessioni – conclude Tagliani – a chi deve redigere un programma per la prossima legislatura, con un occhio alla sanità territoriale, alla medicina di base, alla prevenzione che in questi anni sono state forse colpevolmente coperte da polemiche  inutili sul cemento di Cona , sui parcheggi o  sulle dispute di campanile, noi abbiamo aperto e fatto funzionare Cona, ma da lavorare ce n’è ancora e tanto”.

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