«[…] quella boccata d’ossigeno non arriverà mai, rimanendo il denaro catturato dalle reti tessute dallo stesso Butelli». Difficile, forse, trovare una sintesi migliore di quella dei giudici nelle motivazioni che sorreggono la condanna di Cesare Butelli per il crac della Spal 1907.
La vicenda è quella legata al grande impianto fotovoltaico, che ha visto imputato l’ex patron e l’imprenditore Remo Turra (difeso dall’avvocato Claudio Maruzzi): il primo condannato, il secondo totalmente assolto dal tribunale di Ferrara dall’ipotesi di aver concorso a distrarre denaro dalle casse della società sportiva estense. In realtà, scrivono i giudici su Turra, quando versava denaro, diretto alla Spal, nelle casse di altre società della galassia Butelli, aveva solo «effettuato i versamenti secondo le modalità che il Butelli gli indicava».
Proprio quelle somme sono il punto centrale: era tutto denaro che doveva finire dalle società di Turra nelle casse biancoazzurre, in vario modo collegato alla realizzazione e allo sfruttamento del fotovoltaico. Invece «venivano direttamente versate o, nella maggior parte dei casi, successivamente “rimbalzate” dai conti di Spal spa a conti correnti intestati a società diverse da Spal e controllate da Butelli».
«Turra Energia – ricostruiscono i giudici – aveva versato nelle casse di Spal la somma di 4.080.000 euro, tramite una serie di bonifici ed assegni. Quanti di questi sono finiti altrove? Tanti. Innanzitutto 1,3 milioni di euro stornati «senza alcun valido titolo dalle casse di Spal», sulla scorta di fatture emesse dalle società Gretom e Etrapiris senza che vengano riportati titolo legittimanti le prestazioni.
A cui vanno aggiunti 500mila euro che Turra versò direttamente nelle casse di Gretom, ma sempre per gli stessi accordi che riguardavano la Spal, somme che dunque «non essendo nemmeno transitate per le casse di Spal spa […], sono state immediatamente distrate dal Butelli». E di questo, come detto, Turra non può essere responsabile: si stava solo adeguando alle modalità richieste per il pagamento, e comunque non aveva interesse al fallimento della Spal, sua partner nell’operazione.
Idem per i tre bonifici per 950mila euro totali, transitati da Turra Energia a Gretom, che dovevano servire per pagare il 95% del prezzo pattuito per la cessione del 30% delle quote di Spal (che non venne mai completata perché per Turra era divento un investimento carico di problemi). Quei soldi servivano a Spal: era essa «“soggetto sofferente”, in stato di decozione quasi irrecuperabile, tale da smuovere l’interessamento delle eminenze cittadine”, era essa la «squadra di calcio storica di Ferrara a dover essere salvata e Butelli si proponeva quale timoniere di questo salvataggio». Per questo, quel milione di euro scarso, «al di là del titolo, era finalizzato unicamente al tentativo di dare immediato ossigeno alla Spal». Ma, come già rilevato, quell’ossigeno rimase nei polmoni di Butelli.
E quell’ossigeno che non arrivò mai alla Spal 1907, costa oggi all’ex patron la condanna a quattro anni di reclusione, oltre al pagamento dei danni arrecati alla società ormai fallita.
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