Politica
15 Marzo 2018
Baraldi ne aveva chiesto le dimissioni: “Mi sento anche imbarazzata nel chiederle io”

Crisi Pd. Vitellio segretario sotto osservazione

di Marco Zavagli | 4 min

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Sarà un segretario sotto osservazione quello che in questi giorni sarà impegnato nelle consultazioni per la nuova segreteria. Un segretario ‘graziato’ dagli avversari interni al suo stesso partito e al quale sono stati posti degli aut aut. Vale a dire discontinuità con la precedente gestione rivelatasi fallimentare, presa in carico dei problemi e veti su alcuni suoi fedelissimi.

È il quadro uscito l’altra notte dalla direzione Pd, iniziata cone Luigi Vitellio che ammette la debacle e presenta sul tavolo le proprie dimissioni. Accanto a lui c’è il segretario regionale Calvano, teso in volto, che ha chiesto scusa a Tagliani a nome del partito: il sindaco aveva individuato subito le lacune degli organi di vigilanza come Bankitalia nella crisi Carife. Renzi ci era arrivato mesi dopo, così come il Pd locale.

Si affronta da più fronti la causa principe della sconfitta è stata individuata sul tema immigrazione: un tema dirimente che ha portato a un’emorraggia di voti verso la destra.

Nel corso della lunghissima discussione che ne è seguita, è intervenuto l’attuale ‘nemico numero uno’ del segretario, Andrea Marchi, che ha fatto capire come rispetto a tre anni fa le condizioni del Pd ferrarese siano cambiate e ora “serve una marcia nuova che viri verso la gestione collegiale”.

Apprezzatissima Ilaria Baraldi, consigliera comunale area Retedem. Per lei sull’immigrazione la colpa non può che essere dell’amministrazione, “che ha messo in campo – alcune delle sue parole -azioni inadeguate nel post accoglienza, che non ha fatto nulla in tema di decentramento, che preferisce lasciare i vigili a far multe al mercato piuttosto che impiegarli nella vigilanza”.

E a ogni modo, “il Pd non può permettersi di affrontare l’argomento inseguendo la Lega sul suo terreno. La partita dell’insicurezza e della caccia allo straniero io non la voglio giocare. Ci sono cose che a livello locale non funzionano, anche se sbandieramo risultati nemmeno visibili ai più”.

Baraldi ha concluso chiedendo espressamente le dimissioni di Vitellio: “mi sento anche imbarazzata nel chiederle, dal momento che mi sarei aspettata un suo passo autonomo già il 5 marzo”.

In sala nel circolo del Barco ci sono anche i pezzi da novanta Dario Franceschini e Pietro Fassino. L’ex sindaco di Torino, presente in quanto parlamentare paracadutato con il proporzionale a Ferrara, si concede una analisi non troppo originale: la sconfitta italiana non può prescindere dal contesto europeo e internazionale in cui si inserisce, vale a dire Brexit, Trump, Front National in Francia. “L’idea di riformismo – ha affermato – è stata annebbiata un po’ ovunque dai populismi.” Anche per questo, a suo dire, sarebbe sbagliato azzerare tutti i vertici del partito, dal nazionale ai livelli regionali e locali: priorità va data alla formazione del governo e agli appuntamenti elettorali del 2019.

Franceschini ha fatto di realtà virtù e ha espresso il rammarico per il mancato valore aggiunto che la sua candidatura a Ferrara ha portato alla causa del partito. “Una sconfitta era prevista, ma non di queste dimensioni”.

Nessun intervento invece da parte dei ‘maggiorenti’ della città: in perfetto silenzio il sindaco Tagliani e i possbili contendenti alla sua sucessione Maisto e Modonesi, con quest’ultimo che fino a un paio di gironi prima invitava i compagni di partito a non parlare sui giornali ma a confrontarsi apertamente in direzione.

Assist perfetto per Marcella Zappaterra: “l’ho sentito fare pochi giorni prima l’appello ai colleghi di partito di esprimersi politicamente nelle sedi deputate e non sui media e lo leggo poi su Estense.com e sui giornali”. Per la consigliera regionale a ogni modo “le dimissioni di Renzi non devono essere il salvagente per tutta la classe dirigente”. Freccia scoccata contro Calvano, Quanto a Vitellio, invece, la Zappaterra sostiene di aver apprezzato il passo indietro di Vitellio e si auspica una gestione collegiale del partito, fase che si può aprire con la nuova segreteria, che deve avere al suo interno delle figure decisionali, “pesanti”.

La fazione più critica verso il segretario, quella che in buona sostanza l’ha “commissariato” ha posto anche dei veti sui nomi della nuova squadra. Uno in particolare colpisce l’ormai ex responsabile dell’organizzazione, e braccio destro di Vitellio, Leonardo Fiorentini.

Ma Marattin non risparmia nemmeno Franceschini: “non basta portare una vagonata di milioni negli ultimi mesi per pensare di convincere gli elettori” e altri big: “dobbiamo smetterla di derubricare problemi politici a problemi personali”. E su Carife: “abbiamo sbagliato in tanti, io nel non capire che chi perde i risparmi è in uno stress psicologico tale da non aver voglia di ascoltare subito lezioni di economia. Altri hanno sbagliato nell’offrire ai risparmiatori i colpevoli sbagliati (Pd, governo, Bankitalia) invece di quelli giusti (chi aveva fatto fallire le banche). E comunque avevamo un ministro (che siedeva nel consiglio dei ministri che ha approvato il salva-banche) e tre parlamentari che l’hanno votato e approvato”.

 

articolo modificato il 16 marzo 2018, ore 1.55 dopo la seguente richiesta di rettifica:

Gentile Direttore,

in merito all’articolo “Crisi Pd. Vitellio segretario sotto osservazione” segnalo che mi viene attribuita una dichiarazione che non ho mai fatto né in direzione né in altre sedi e nella quale non mi riconosco: si tratta di quella riguardante la segreteria. Sono pertanto a chiedere la rettifica di quel passaggio.

Cordiali saluti.

Marcella Zappaterra

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