Du iu śpich frares?
28 Dicembre 2017

Augusto Muratori e un po’ di ferrarese nel mondo

di Maurizio Musacchi | 3 min

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AUGUSTO MURATORI. È un poeta, come si direbbe per un calciatore, ambidestro perché egli è nato nel ferrarese e risiede da molti anni ad Imola. Per lui il dialetto ferrarese e la parlata romagnola, sono la medesima cosa: egli, cioè, scrive in entrambi i dialetti. La sua poesia è prevalentemente rivolta ai temi della sua infanzia e del lavoro duro dei campi del suo tempo, ma è anche attento a quanto succede attorno a lui e quindi non disdegna temi di attualità e introspettivi.

Letture di Roberto Gamberoni, in Ferrarese, Maurizio Musacchi in Italiano-
Traduzione in inglese a cura di Gianluca Musacchi.

 

LA VRITÁ
A l’ho zarcàda int il paròl di sapiént
int i dscùrs dla źént
int al bén e int al mal dal mónd.
Am són infilà int il pigh di so raśunamént
par santìr cus’ ch’i geva al mié cuór;
a j’ho pruvà a sfujàr i so pensiér
mo j’era acsì sutìl, acsì intòrt,
di quèi acsì sbliśghént
che sól na qualch vòlta
am è parèst ad truvàrla
sóta a un mar ad buśié,
mo sùbit am è gnù di dùbi
ch’la fus lié.

LA VERITÁ

L’ho cercata nelle parole dei sapienti/
nei discorsi della gente/
nel bene e nel male del mondo./
Mi sono infilato nelle pieghe dei suoi ragionamenti/
per sentire cosa dicevano al mio cuore;/
ho provato a sfogliare i suoi pensieri/
ma erano così sottili, così contorti,/
delle cose così scivolose (sfuggenti)/
che soltanto qualche volta/
mi è sembrato di trovarla/
sotto un mare di bugie,/
ma subito mi son sorti dei dubbi/
che fosse proprio lei.

STUFĺŚIA

La matìna l’è càlda, ànzi bujénta,
e mi an gh’ò gnanch vója ad śbadaciàr.
In cuśìna, al mié gat l’è lungh e dstéś,
stuf da tiràr apéna apéna al fià.
Mi, in zavàta, a salt su int la bicicléta
e a vagh al fóran a cumpràr al pan.
Na fadìga da mat!!
Pó am sént a l’òra cól giurnàl in man,
Mo lèźar l’è n’impréśa e mi a són stuf!
Alóra am but in s’la televisión:
mo i canài j’è pin d’sćiùma e d’areclàm.
Agh sarìa un progràma interesànt:
mo bśugnarìa impgnàras con la mént,
e mi a són stuf, tànta stuf…!
Am but alóra sul mié śdràî acsì
cóm un quèl mòrt, distrùt da la fadìga,
parché a són tànta stuf che an in pós più!!

STANCHEZZA
La mattina è calda, anzi rovente,/
ed io non ho nemmeno voglia di sbadigliare./
In cucina, il mio gatto è stravaccato,/
talmente stanco da respirare appena./
Io, in ciabatte, salgo sulla bicicletta/
e vado al forno ad acquistare il pane./
Una fatica da matti (una faticata)!/
Poi mi siedo all’ombra col giornale in mano,/
ma leggere è un’impresa ed io sono stanco!/
Allora mi butto sulla televisione:/
ma i canali son pieni di spazzatura e di spot pubblicitari./
Ci sarebbe un programma interessante:/
ma bisognerebbe impegnarsi con la mente/
ed io sono stanco, tanto stanco…!/
Mi butto allora sulla mia sedia a sdraio così/
come una cosa morta, distrutto dalla fatica,/
perché son tanto stanco che non ne posso più!!!

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