Attualità
7 Novembre 2017
Secondo l'associazione animalista “ci sono troppe anomalie nella vicenda”

Cane soppresso, la Leal denuncia il canile

di Redazione | 5 min

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Tecla con la sua ‘padroncina’ Giovanna

Tecla poteva essere accudita in modo migliore nell’ultima parte della sua vita. Lo sostiene la Leal di Ferrara, che ha denunciato la responsabile del canile municipale di Ferrara per il caso del mastino napoletano soppresso in seguito a una malattia incurabile. E questo nonostante le rassicurazioni arrivate da Comune e dal gestore del canile municipale, l’associazione Aveved.

Tema del contendere è Tecla, un mastino napoletano femmina, entrata in via Gramicia circa 4 anni fa, dopo essere stata abbandonata in prossimità della struttura. Tecla diviene in breve la “cocca” di una delle veterinarie, Giovanna Bevilacqua, che da 15 anni lavora nel canile. Giovanna provvede personalmente ogni giorno alla cura della grave forma di demodicosi (rogna rossa) da cui Tecla era affetta. Durante la sua permanenza in canile, Tecla lega con Boy Kimbo, un american staffordshire maschio con importanti problemi di socializzazione, “diventando – spiega la Leal – per lui un riferimento fondamentale che ha contribuito in maniera determinante al percorso di recupero di Boy Kimbo”. Giovanna, quindi, preferisce non adottare Tecla, poiché questo avrebbe significato separarla da Boy Kimbo.

Questo fino alla fine di luglio 2017, quando apprende dai volontari del canile che a Tecla era stato diagnosticato un osteosarcoma alla zampa posteriore sinistra. Sapendo che si trattava di una malattia terminale, la Bevilacqua contatta telefonicamente il 5 agosto la veterinaria del canile, offrendosi di adottare Tecla e di prendersi cura di lei, rendendosi anche disponibile a sostenere le onerose spese per le cure veterinarie alle quali l’animale avrebbe dovuto essere sottoposta.

La veterinaria, a dire della Bevilacqua, prese subito contatto con il canile municipale per definire le modalità pratiche dell’affido. Ma, secondo la versione della Bevilacqua, il giorno successivo, la dottoressa ha stilato una relazione sullo stato di salute di Tecla da sottoporre alla visione dell’Asl, che sarebbe andata in canile per la visita il giorno dopo, 7 agosto.

Una procedura (quella del consulto di un medico veterinario dell’Asl di Ferrara) che sembrerebbe non essere mai stata seguita prima di allora. Sono seguiti giorni di silenzio finché l’11 agosto la Bevilacqua telefona alla dottoressa dell’Asl che le rispose che effettivamente non rientrava nelle sue competenze decidere sull’adozione di un cane.

Durante i giorni seguenti Giovanna sostiene di aver continuato a contattare sia la veterinaria del canile che la struttura, senza avere risposta in merito all’adozione di Tecla. Questa situazione continua per tutto il mese di agosto fino a quando, il 5 settembre, le viene riferito che Tecla non era più adottabile per una decisione del consiglio direttivo di Avedev. A questo punto, il 6 settembre, la Bevilacqua contatta telefonicamente la presidente dell’associazione. Quest’ultima le comunica che Tecla deve rimanere in canile per il suo bene. Un trasferimento sarebbe stato secondo lei destabilizzante. Eppure, secondo Giovanna, Tecla non poteva ricevere una assistenza adeguata e continua (vi è assistenza veterinaria solamente tre volte a settimana; inoltre in canile vi è personale solamente dalle 8 della mattina, sino alle 18 del pomeriggio).

Da allora la Bevilacqua ha fatto accessi quasi quotidiani per assistere al progressivo peggioramento della zampa, soprattutto dopo una biopsia alla zampa, effettuata da una clinica di Padova il 15 settembre. Lì il cane è stato ricoverato tutto il giorno e sottoposto all’iter diagnostico nuovamente per l’accertamento dell’osteosarcoma da cui era affetta, nonostante la diagnosi fosse già nota da luglio. Dopo quell’operazione Tecla ha dovuto vivere indossando un enorme collare elisabettiano per evitare che si potesse leccare la ferita, che non si è più rimarginata. La zampa ha iniziato a gonfiarsi considerevolmente ed a suppurare.

Fra l’altro quel collare “Elisabetta” impediva al cane di abbeverarsi autonomamente e per farlo aveva necessità dell’ausilio di una persona (perciò dalle 18 alle 8 del giorno successivo il cane non poteva bere). Nonostante ciò però Tecla apparentemente manteneva un ottimo rapporto empatico con la Bevilacqua. Per di più il 14 agosto di quest’anno Boy Kimbo è stato adottato e Tecla è rimasta anche sola.

Tutto questo sino al 26 ottobre, quando Stefania Corradini, presidente della Lega Antivivisezionista di Ferrara, viene a sapere, sempre dalla Bevilacqua, che Tecla era stata soppressa.

Giovanna riferisce di aver visto Tecla sabato 21 ottobre, in condizioni simili a quelle dei mesi precedenti. L’impressione le viene confermata da una volontaria, che le riferisce che mercoledì 25 ottobre le condizioni di Tecla erano stazionarie. Improvvisamente, invece, Giovanna viene a sapere, nella mattina di giovedì 26 ottobre, che Tecla era stata soppressa e immediatamente cremata, con cremazione programmata singolarmente. Anche questa è una circostanza di assoluta stranezza, poiché, a dire della Bevilacqua, è la prima volta che ciò avviene nei 15 anni in cui ha lavorato presso il canile municipale: questo perché il costo di una cremazione singola è decisamente più alto rispetto a quelle che vengono effettuate per più carcasse, come normalmente avviene.

“Tutte queste anomalie – sostiene Corradini – convergono verso una situazione con aspetti molto singolari: la cremazione singola (che di fatto preclude ogni accertamento autoptico veterinario); la biopsia costosa ed inutile; le presunte certificazioni di “non adottabilità” che contrastano con l’indole conosciuta di quel particolare cane. La realtà dei fatti è che il cane Tecla non ha ricevuto le cure necessarie (l’osteosarcoma viene trattato unicamente con l’amputazione dell’arto colpito dalla patologia tumorale, ciò per consentire non solo una vita più lunga all’animale, ma soprattutto per alleviare, e di molto, il dolore a cui invece, senza questo intervento, va irrimediabilmente incontro: questa infatti è una delle patologie più dolorose che possono colpire un animale)”.

A questo va aggiunto il fatto che Tecla, in più occasioni pubbliche, mai si è dimostrata aggressiva, tutt’altro. Non solo: la Bevilacqua ha documentato con filmeti – che Estense.com ripropone – come il cane fosse in perfetta sintonia con la sua “padroncina”.

Per questo la Leal chiede di analizzare la cartella clinica del cane, “certamente in possesso del Comune di Ferrara (proprietario dell’animale), ovvero del canile municipale di Ferrara” e chiede alla procura di individuare eventuali responsabilità penali nella gestione del caso.

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