Attualità
10 Ottobre 2017
Immigrazione, “un fenomeno quasi parrocchiale”. “Necessità di intervenire sulla seconda accoglienza”; omelia del vescovo per la settimana Mariana

Perego sullo ius soli: “La strada dell’integrazione non è il rifiuto”

di Redazione | 2 min

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di Cecilia Gallotta

Dalla metà degli anni Settanta la popolazione immigrata nel nostro Paese è raddoppiata circa ogni dieci anni. Se alla fine del ’91 gli immigrati registrati erano circa 650mila, nel 2005 avevano superato i 3 milioni, e nel 2016, i 5 milioni, ai quali corrispondono ormai quasi altrettanti cittadini italiani all’estero.

Uno spaccato evidenziato anche dall’arcivescovo Gian Carlo Perego, che ha incentrato la sua omelia a conclusione della settimana Mariana sul fenomeno che definisce “segno dei tempi”. La ‘diaspora’, la mobilità delle persone “che diventa occasione d’incontro tra persone e popoli, è uno dei fenomeni più importanti di ogni epoca”.

L’Italia è certamente uno degli esempi di “policentrismo migratorio”, e su 10 immigrati, 6 si collocano al nord del Paese, 3 al centro e uno al sud e isole. A Ferrara sono 12.656 le persone arrivate nel nostro Paese, pari al 9.6% della popolazione residente.

Sono invece quasi 30 mila quelle in provincia, distribuite con notevoli differenze: dall’1,6% della popolazione straniera di Goro al 4,4% di Voghiera, al 5,2% di Comacchio fino al 6,8% di Codigoro, all’8,5% di Berra, al 10,5% di Bondeno.

Un fenomeno quindi esteso sempre più anche nei piccoli centri “della nostra penisola e della diocesi che possiamo dire stia diventando, in misura diversa, parrocchiale”.

Sull’accoglienza sono nati i molteplici servizi agli immigrati promossi dalle oltre 200 Caritas diocesane e dalle centinaia di Caritas parrocchiali, come ricorda il monsignore, oltre ai centri di ascolto, le comunità di pronto intervento e di prima accoglienza, i corsi di alfabetizzazione e tanto altro.

Ma la strada dell’integrazione, o della cosiddetta ‘seconda accoglienza’, “oggi poco frequentata dalla cultura e dalla politica, non può essere percorsa con la breve via del rifiuto”.

E’ così che, sul piano culturale, si fa forte la “necessità di rielaborazione, comunicazione e informazione, interessando anche la scuola in percorsi che non solo facilitino l’accesso al sapere, ma aiutino l’incontro fra i diversi saperi, rivedendo in senso interculturale anche la conoscenza di alcune materie, come la storia, la geografia e la religione”.

Sul piano socio-politico, invece, “di fronte ad una tendenza esasperata all’individualismo e separatismo, che mal interpretano la tradizione di un regionalismo (espressione di una maggiore sussidiarietà), si delinea la necessità di costruire percorsi di ascolto, tutela e integrazione che rendano attenta la società ai meccanismi, cause e risorse per un incontro non solo possibile, ma ormai ineludibile con persone dalle diverse storie di vita”.

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