Cento
21 Agosto 2017
La presidente Filippini punta il dito contro il suo precedessore: ""Il primario interesse di Orlandini avrebbe dovuto essere la Fondazione"

Pignoramento della Patrimonio Studi, “colpa di una clausola”

di Redazione | 3 min

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Cento. “Se si eccettua l’immediata risistemazione della torre campanaria di San Lorenzo, tutte le scelte prese dalla precedente commissione della Patrimonio Studi sono state errate”. Arriva la risposta ufficiale di Romina Filippini, attuale presidente della Fondazione Patrimonio Studi, alla notizia data da Estense.com del pignoramento della sede che ospita il Liceo Cevolani di Cento.

La presidente punta decisa il dito contro il suo predecessore, colui che secondo lei sarebbe il responsabile unico di questo susseguirsi di eventi: l’ex presidente Adriano Orlandini. “Il primario interesse di Orlandini avrebbe dovuto essere la Fondazione, invece così non è stato a causa della sua partenza allo sbaraglio nella ricostruzione: forse avrebbe dovuto aspettare delle ordinanze per assicurarsi i soldi per le riparazioni, ma non lo ha fatto. Del pignoramento siamo rimasti tutti sorpresi, ma avremmo voluto risolvere la questione senza finire ogni giorno sui giornali. Tutti gli attacchi che Orlandini ha fatto sono solo finalizzati alla sua difesa”.

“Mi fa molto sorridere il fatto che – entra nel merito la Filippini – nonostante l’immobile fosse pronto per il trasferimento già dall’8 maggio 2013, Orlandini e la Res.In.Tec. non abbiano concluso l’operazione, ma anzi abbiano stipulato una nuova clausola nel contratto in cui era scritto che se il trasferimento non fosse avvenuto entro marzo 2014, allora la fondazione avrebbe dovuto pagare i 470 mila euro dell’immobile. Curioso è che questa clausola, che io definisco peggiorativa, è stata introdotta il 4 ottobre 2013, ovvero pochi giorni prima dell’insediamento della nuova commissione. Da marzo ad ottobre ci sarebbe stato tutto il tempo per fare gli ulteriori miglioramenti richiesti per la cessione, senza dover aggiungere alcuna clausola”.

Rincara ancora la dose l’attuale presidente: “mi prudono le mani quando mi danno la colpa del trasferimento non eseguito; ho sempre cercato un rapporto collaborativo con la Res.In.Tec., inviandogli anche un fax con scritta la nostra esplicita volontà della cessione dell’immobile. La casa era persino pronta nei limiti previsti dalla clausola, il 4 aprile 2014, ma noi avevamo l’esigenza di fare ulteriori approfondimenti sulla vicenda essendo in commissione da soli tre mesi, dunque abbiamo chiesto una proroga che però la Res.In.Tec. ci ha negato. Orlandini con quella clausola ci ha fregati”.

E conclude la Filippini: “Solo a maggio 2016 si è potuta avviare la pratica per la cessione dell’immobile. È stato richiesto un grande sacrificio al patrimonio della fondazione senza che io abbia ancora capito il perché. Noi, a differenza della commissione precedente, vogliamo fare le cose bene e in silenzio, perché teniamo davvero alla Fondazione. Non immaginavo davvero che si sarebbe giunti fino al pignoramento, credevamo che almeno dall’inizio di quest’anno ci fosse un rapporto di reale chiarezza con la Res.In.Tec.. Vorrei che tutto finisse nel migliore dei modi e il prima possibile”.

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