Politica
18 Luglio 2017
Alan Fabbri (Ln) attacca il Pd sulla difficile situazione finanziaria della Provincia di Ferrara

“Vendiamo i gioielli di famiglia per rimediare a errore del Pd”

di Redazione | 2 min

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“Per una città che sappia guardare lontano”, questo lo slogan della lista civica Ferrara Futura del candidato sindaco Daniele Botti, che spicca in mezzo alle bancarelle di cibo della tradizione ferrarese in un fucsia sgargiante. A raccogliere le firme e spiegare ai passanti il programma elettorale i candidati della lista e Botti in compagnia del deputato di Italia Viva Luigi Marattin

Occorre un sindaco che lavori per il futuro di questa città

I Civici intervengono su una città che invecchia e con i giovani troppo spesso costretti a emigrare. "Lo stesso 'Patto per il lavoro e per il clima - Focus Ferrara' sottoscritto nel 2021 dalle istituzioni e parti sociali ferraresi riconosce la crisi demografica, insieme all’emergenza climatica, come il principale problema da affrontare e individua gli interventi per affrontarla, ma è rimasto lettera morta"

“Costretti a vendere i gioielli di famiglia per tentare di rimediare all’ennesimo errore del Pd, che ha fatto finta di cancellare le province, ha tagliato i trasferimenti e ha lasciato in vita un ente monco e inefficace. Tagliani la smetta con le lacrime di coccodrillo: il partito che ha voluto tutto questo è il suo”.

Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione Emilia Romagna, commenta così la notizia che il pareggio di bilancio della provincia di Ferrara è legato all’improbabile alienazione di palazzo Giulio D’este, per 4,7 milioni di euro.

Se l’ente non riuscirà nell’intento di vendere l’attuale sede della prefettura, come sottolineato dai revisori dei conti, non potrà evitare le pesanti sanzioni dovute al superamento del patto di stabilità. “Come sempre senza pensare alle conseguenze il Pd ha voluto rincorrere il falso mito della cancellazione di un ente intermedio, senza pianificare forme alternative per la gestione delle competenze”, spiega Fabbri. “Poi, con arroganza, ha puntato sul referendum del 4 dicembre per completare l’opera di accentramento del potere, ma è stato stoppato dal voto popolare”, continua il capogruppo. “E ora che i nodi economici vengono al pettine, chi pagherà per questa ennesima gestione scellerata? I cittadini come sempre: perdendo immobili pubblici o pagando, sempre di tasca loro, le sanzioni che l’ente centrale farà gravare sui propri sottoposti, incapaci di rispettare i patti che loro stessi hanno sottoscritto”.

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