Incendio in zona Sipro. A fuoco un capannone
Incendio nella serata di venerdì 3 maggio in zona Sipro a San Giovanni di Ostellato dove, intorno alle 22, lungo via Giotto di Bondone, il capannone di un'azienda è andata a fuoco
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San Giovanni di Ostellato. Prosegue con l’audizione dei consulenti tecnici delle difese il processo sul tragico incidente alla chiusa di Valle Lepri, dove il 22 febbraio 2013 persero la vita, annegando, i due lavoratori Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan.
Nella mattinata, davanti al giudice Carlo Negri si è parlato innanzitutto della sicurezza durante i lavori nella chiusa. A tal proposito l’avvocato Patrizia Micai, che difende il responsabile sicurezza dei lavori (Vittorino Malagò) ha chiamato a testimoniare un’esperto che – in breve – ha sostenuto che la chiusa non fosse un ‘ambiente confinato’, ovvero un’ambiente le cui condizioni sono molto particolari e pericolose e dove adottare misure di sicurezza rinforzate. Secondo il consulente Malò diede una rappresentazione del rischio conforme all’ambiente della chiusa, predisponendo le misure si sicurezza idonee, affermando anche che ciò che è accaduto, ovvero la rapidissima tracimazione dell’acqua nell’area di lavoro, era un «rischio non umanamente prevedibile».
Per quanto riguarda invece la parte strutturale del cantiere, ovvero la realizzazione e il posizionamento di un pancone per mettere all’asciutto l’area di lavoro – pancone che poi cedette facendo entrare l’acqua a una velocità elevatissima – è stato sentito un consulente della Gmi, la ditta che vinse l’appalto per realizzare i lavori. Pur constatando che la soluzione progettuale di posizionare un pancone con quelle caratteristiche fosse «originale» a suo modo di vedere, il consulente ha affermato che la struttura fosse stabile (mentre per il consulente del pm non c’era stabilità anche grazie alle varianti in corso d’opera) e che il quantitativo d’acqua che riusciva comunque a filtrare fosse del tutto regolare. Dubbi sembrano invece essere emersi per un altro aspetto, che secondo il consulente ha determinato l’incidente: i piedini di appoggio del pancone erano posati su uno spigolo di cemento non armato appartenente a una struttura – la chiusa – vecchia di 50 anni, che ha ceduto, determinando la rottura dei un piedino e poi la rotazione del pancone che in quattro secondi ha fatto inondare l’area in cui lavoravano Veronese e Bellan.
Gli imputati per omicidio colposo sono cinque: tre tecnici Aipo, Ettore Alberani (delegato alla gestione dell’Idrovia ferrarese e responsabile unico del procedimento per la manutenzione), Bruno Droghetti (progettista e direttore dei lavori di manutenzione) e Vittorino Malagò (coordinatore della sicurezza); l’amministratrice della General Montaggi Industriali (Gmi) Maria Antonietta Strazzullo e il direttore tecnico del cantiere per la Gmi, Federico Tito.
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