Seconda sezione, cella 28. E poi quinta sezione, cella 107. Carcere dell’Arginone di Ferrara. Quattro anni e tre mesi insieme a Igor, il “detenuto modello” che ora è l’uomo più ricercato d’Italia. L.S. è un ex buttafuori con precedenti per ricettazione, furto, truffa, sostituzione di persona e percosse, finito agli arresti nel 2011 per rapina.
Per quattro mesi in quella cella è stato rinchiuso anche un terzo detenuto, “ messo con noi per problemi di sovraffollamento”, intervistato la settimana scorsa da Estense.com.
Ma L.S. è rimasto in contatto anche dopo il carcere con Igor, vale a dire Norbert Feher. Lui è l’ultima persona a cui il killer di Budrio e Portomaggiore ha scritto.
“Igor è uscito nel 2015; io un anno dopo. Ci siamo trovati su Facebook. E la sua ultima chat è del 19 marzo”.
Non l’ha mai incontrato?
“Non posso rispondere a questa domanda”.
Al 2015 risalgono i vostri primi contatti sia su Facebook che su Instagram. I “like” e i “cuori” sono costanti e recenti e fanno parte di una ristretta cerchia di fedeli ‘apprezzamenti’. Sei settimane fa l’ultimo ‘cuore’ per Igor ritratto nella carrozza di un treno, mentre su Facebook è ancora lei ad intervenire in sua difesa nel marasma di insulti e malauguri: “Ma che problemi avete tutti? Scrivete commenti pesantissimi su una persona che tanto non potrà mai leggerli né rispondervi. Non fate i fenomeni da circo, bastano già i nostri politici” scriveva lunedì sera.
“Beh i primi giorni non si sapeva se fosse lui o no. E comunque ho vissuto con lui 4 anni. Non sono pochi”.
Che sentimenti ha provato quando ha capito che era davvero lui?
“Ci sono rimasto davvero male. E ho smesso di difenderlo”.
Igor ha mai fatto qualcosa di strano, di particolare, che potesse lasciar presumere questo epilogo?
“Assolutamente no. In carcere era un detenuto modello”.
Ha mai accennato al suo passato? Qualcosa che lo collegasse alla Serbia?
“Assolutamente no. Parlava sempre e solo della Siberia. Diceva che era russo, nato nel 1977. Mi disse che quando scappò dalle forze speciali siberiane si rifugiò nelle montagne cinesi per diversi anni. In Siberia aveva lasciato anche moglie e figlia”.
L’ha mai visto ridere o scherzare?
“Certo,rideva scherzava. È un essere umano”.
E piangere o commuoversi?
“Quello mai”.
È vero che parlava tante lingue?
“Di sicuro parlava l’italiano in modo perfetto. Poi il cinese e il russo”.
Il cinese?
“Sì. Conversava tranquillamente con un detenuto cinese, Zhuan. Zhuan era analfabeta, e Igor gli scriveva in cinese le lettera per la moglie. Aveva imparato quella lingua quando disertò”.
E lo spagnolo?
“Non lo so. Quando ci siamo sentiti su Facebook mi disse che viveva a Valencia”.
Ha mai parlato di familiari?
“Solo della moglie e della figlia lasciate in Siberia. Ma non scriveva mai lettere, non riceveva posta né vaglia, non faceva colloqui”.
Se oggi gli potesse dire qualcosa ora cosa gli direbbe?
“Gli direi ‘ma cosa cazzo stai facendo?’. Ma tanto lui sa bene cosa lo aspetta. Lo sa molto bene. E vedrà che questa storia finirà ancor peggio di come è iniziata”.
Intende dire con altri morti?
“Sì, se i carabinieri lo trovano non creda che Igor alzerà le mani e si arrenderà. Non lo farà mai”.
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