Cronaca
11 Gennaio 2017
Ancora incerto il movente. Tagliani: “Quando i mostri siamo noi”. Il parroco organizza una fiaccolata in paese

Massacro di Pontelangorino. Un acconto di 80 euro per ammazzargli i genitori

di Marco Zavagli | 5 min

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Alessandro Castaldi

(foto di Alessandro Castaldi)

Ottanta euro e spiccioli di acconto su un totale di mille, da “saldare” a lavoro fatto. Era l’accordo tra il figlio e l’amico per ammazzare a colpi di ascia i genitori. L’atroce dettaglio fa da cornice al quadro sempre più inquietante che pezzo dopo pezzo si sta dipingendo attorno alle indagini, “ancora in corso”, come preme specificare al procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi, attorno al duplice omicidio di Pontelangorino.

Man mano che i risvolti emersi dalle confessioni di Riccardo, il figlio sedicenne di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, e del suo amico di un anno più vecchio (ne compirà 18 a novembre) – solttoposti a fermo di polizia e detenuti a Bologna – vengono confermati dai riscontri degli inquirenti, il delitto di via Fronte Primo Tronco assume contorni sempre più inquietanti.

La ricostruzione. Contorni completamente diversi da quello che i due minori, indagati per omicidio premeditato, avevano tentato di far credere. Secondo la prima versione Riccardo e l’amico, “inseparabili, sia a scuola che nel tempo libero” a detta dei loro coetanei, erano reduci da una serata passata assieme, e terminata nella dependance dove il figlio dei coniugi Vincelli viveva. Il 17enne si sarebbe fermato a dormire al civico 100 di via Fronte. Poi, attorno alle 5, si sarebbe sentito male e avrebbe chiesto di essere accompagnato a casa, a Caprile, poco distante da Pontelangorino dove abita con i genitori e dove la mattina dopo i carabinieri troveranno in un canale l’arma del delitto e vestiti intrisi di sangue.

Le versioni dei due (“simili – riferiscono gli investigatori – ma che lasciavano molti lati oscuri”) proseguivano con la scuola marinata da entrambi e il ritorno del figlio a casa alle 13, poco prima di chiamare il 112. Ai carabinieri Riccardo dirà in lacrime di aver trovato la madre morta in cucina e il padre senza vita in garage. Tutti e due con la testa avvolta in sacchetti di plastica.

Dopo l’interrogatorio. E invece dopo dieci ore di interrogatorio è emersa la verità. O quantomeno parte di essa. Quei sacchetti dovevano svolgere una duplice funzione. Inscenare forse una immobilizzazione e successivo soffocamento da parte di ipotetici rapinatori per depistare gli inquirenti e arginare il sangue che colava dalle ferite inferte ai coniugi. Il medico legale rinvenirà sei colpi di ascia sulla testa della 45enne Nunzia Di Gianni e tre sul cranio del 60enne Salvatore Vincelli. Colpi inferti “tra le 3 e le 5 di mattina”, precisa il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Andrea Desideri, mentre i due dormivano di un sonno profondo.

L’accordo. “C’è stato un accordo per uccidere con l’uso di un’ascia”, fa sapere il procuratore capo confermando la premeditazione del duplice omicidio: il figlio della coppia aveva progettato l’omicidio da tempo promettendo anche 1000 euro all’amico per ucciderli. Posata l’arma del delitto, maneggiata da una sola persona (ancora da chiarire se comprata appositamente da un ferramenta o trovata già disponibile in casa), i due hanno “coperto i cadaveri con del cellophane – aggiunge Desideri – e c’è stato un tentativo di spostare i corpi fuori dell’abitazione per essere occultati in altra sede”. Forse utilizzando una delle due auto in possesso delle vittime, entrambe finite sotto sequestro.

“Una volta resa la confessione – prosegue Cherchi -, gli interrogatori sono stati interrotti per permettere agli indagati di essere assistiti da un avvocato”. Fino ad allora gli inquirenti non hanno notato “alcun pianto dirotto”. “Proseguono intanto i rilevamenti e le analisi sul posto. È già stata disposta l’autopsia sui corpi delle vittime per capire tutti i dettagli, anche i più cruenti, del decesso”.

L’efferatezza. È proprio l’efferatezza del massacro a sorprendere gli stessi addetti ai lavori. “Il movente non è ancora stato individuato – ammette Cherchi -, anche se parlare di movente in una vicenda di questo tipo pare assurdo”. Lo stesso Cherchi tende ad escludere il motivo economico: “dalle prime indagini non risulterebbe una particolare capacità economica da parte della coppia”. Voci parlano di dissidi scolastici, ma in conferenza stampa Cherchi e Desideri si limitano a indicare “problemi di natura familiare”.

Alessandro CastaldiIl movente. A conti fatti il movente sarebbe da ascrivere a “un rapporto conflittuale a 360 gradi” con i genitori – fanno sapere fonti della procura -, dove il rendimento scolastico sarebbe solo uno dei tanti motivi addotti dal sedicenne. “Non aveva un gran rendimento, ma non ha mai dato segnali che potessero far pensare nemmeno lontanamente a un epilogo del genere”, afferma il sindaco di Codigoro Alice Zanardi. Il sindaco ha parlato con la dirigente scolastica Genevieve Abbate che regge al momento il polo scolastico Guido Monaco frequentato dal 16enne. Non era il classico alunno da “7 in condotta, anzi, era uno come tanti suoi compagni”. Già, i compagni. Il giorno dopo in classe sono sotto choc. “Si dicono increduli – prosegue Zanardi -, non sanno capacitarsi che quel banco sia ora vuoto”.

I mostri. Da Ferrara un altro sindaco, Tiziano Tagliani, commenta la vicenda, affidando a Tweeter la sua amara riflessione: “Quando i mostri siamo noi. È il figlio sedicenne con l’amico ad aver ucciso i genitori a Pontelangorino. Realtà diversa dalle paure indotte”. Il prefetto Michele Tortora esprime invece “il suo più vivo compiacimento per la tempestiva individuazione dei presunti responsabili dell’odioso duplice omicidio di Pontelangorino. Ancora una volta, gli organi inquirenti ferraresi hanno fatto piena luce – a poche ore di distanza – sulla dinamica di un terribile fatto di sangue, dimostrando eccezionale professionalità e spirito di servizio.

Il prefetto esprime inoltre “gratitudine e stima in particolare per l’Arma dei Carabinieri e per tutti coloro che si sono prodigati per dare soluzione al caso ed assicurare alla giustizia i responsabili. Resta sullo sfondo l’inquietudine derivante dal contesto in cui è maturato il delitto, che pone con forza la necessità di perseguire con determinazione ed in modo mirato politiche attive in grado di prevenire l’insorgenza di gravi fenomeni di disagio giovanile”.

La fiaccolata. E mentre in paese il parroco don Marco Polmonari sta organizzando una fiaccolata che parta sabato sera dalla casa della doppia tragedia per arrivare fino alla chiesa, sulla porta di ingresso del ristorante “La Greppia”, lungo la statale Romea, a San Giuseppe di Comacchio, il locale del basso ferrarese gestito da Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, rimane mesto un cartello: “Chiuso per ferie fino al 1° febbraio 2017”.

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