Pni 2025: Legacoop Estense e Indicoo premiano l’innovazione che nasce dalla ricerca
Legacoop Estense e Coopfond, attraverso Indicoo, saranno tra i protagonisti del Premio Nazionale per l’Innovazione 2025 (Pni)
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“Ce lo chiede la Bce”. Come ai tempi del naufragio, assistito, del piano di salvataggio del fondo interbancario, come al tempo degli azzeramenti ex salva banche, in corso Giovecca torna a risuonare questo ritornello obsoleto. Obsoleto e smentito dalle sorti di altri istituti bancari (come Carispcesena salvata grazie all’intervento del Fidp o come Montepaschi tenuta a galla dagli aiuti di Stato).
Sembra che su Carife alleggi una maledizione. E un precedente – se la trattativa non prenderà pieghe diverse – poco rincuorante, quello dell’applicazione per la prima volta in Italia a una banca delle norme sul licenziamento collettivo.
Il terzo giorno di trattativa sindacale porta con sé le notizie peggiori. Il testo che ieri mattina attendevano i sindacati, con la speranza dichiarata di ridurre il numero di 400 esuberi e di confermare la volontarietà dei licenziamenti, è stato dichiarato “irricevibile” dalle sigle di categoria di Cgil, First Cil, Uil, Ugl e Fabi. E mentre il confronto, o lo scontro, prosegue, Massimo Masi, segretario generale Uilca, sostiene che Uilca “non si possono chiedere interventi così pesanti sul personale in assenza di una garanzia dell’acquisto da parte di Bper. Ubi con le tre banche si è comportata diversamente. Capisco che il presidente Nicastro non possa trattare a nome dell’acquirente, ma ci sono modalità alternative per una vertenza di questo impatto, ad esempio la Regione potrebbe avere un ruolo”.
La Regione o il governo, visto che Maria Teresa Ruzza, della segreteria nazionale Uilca, fa sapere che “i fuochi d’artificio devono ancora venire. Se stamattina hanno ribadito l’obbligatorietà dei licenziamenti, noi siamo che mai decisi a chiedere la volontarietà con incentivi e scivolo. E se ci sono dei problemi li affronti chi verrà o lo faccia il governo. Non possiamo pensare che ci siano risorse per salvare altre realtà e questa è invece l’unica destinata alla macelleria sociale. Abbiamo visto stanziare miliardi da tutte le parti, non voglio credere che non si riesca a salvare trecento persone (su 400 esuberi su 847 dipendenti, solo 94 sarebbero gestibili attraverso prepensionamenti volontari e incentivati, ndr)”.
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari, chiede di “conoscere, in via ufficiale, le motivazioni per le quali sembrerebbe che Bankitalia, prima azionista della Carife e rappresentata localmente da suoi emissari, abbia scelto quale unica e conclusiva soluzione, nelle trattative in corso per il salvataggio della CariFerrara, l’applicazione della legge 223 sui licenziamenti collettivi o, in alternativa, la messa in liquidazione della stessa azienda”.
Se il numero di 400 non dovesse essere raggiunto su base volontaria, Carife – unica delle quattro “good bank” a non aver trovato un acquirente – si dice intenzionata a procedere ai licenziamenti collettivi per i lavoratori rimanenti. “Un’eventualità inaccettabile che aprirebbe un pericoloso precedente per il settore”, avverte Sileoni. “In un colpo solo”, prosegue, “l’istituto di vigilanza metterebbe in mezzo a una strada dipendenti e risparmiatori. Non si può tollerare che, nelle trattative in corso, di fronte all’atteggiamento responsabile dei lavoratori, si risponda puntando loro la pistola alla tempia”.
Se l’azienda non si scosterà da questi presupposti, i sindacati assicurano che “non ci sarà nessun tipo di accordo – conferma il segretario Fabi -, né ci impensieriscono le giustificazioni e gli alibi sul ruolo della Bce, né tantomeno accetteremo la logica delle scorciatoie sulla pelle dei dipendenti per la successiva acquisizione dell’istituto da parte di un altro gruppo bancario. Vogliamo poi ricordare a tutti che l’assemblea del personale ha deciso che un eventuale accordo, per essere applicato, dovrà poi passare al vaglio della stessa assemblea dei lavoratori. Se vivessimo in un Paese civile, tutte le forze politiche italiane dovrebbero ribellarsi a un aut aut del genere: o si accettano i licenziamenti o la banca va in risoluzione, dichiarato da chi dovrebbe garantire banca, clienti e lavoratori”.
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