di Silvia Franzoni
Scuola e imprese si incontrano in Camera di Commercio. E questo non solo perché la riforma 107/2015 consegna (art.1, comma 41, ndr) nelle mani della Cciaa – e per mezzo di questa, a InfoCamere – l’istituzione del Registro nazionale per l’alternanza scuola lavoro, ma perché in città è proprio nella sede di Largo Castello che si presenta il portale istituito a luglio 2016.
All’alternanza, ovvero alla didattica che permette di svolgere parte del percorso formativo in situazione lavorativa, si ricorre per favorire “l’incontro generazionale, il contrasto alla dispersione scolastica e la soluzione al disallineamento del mercato del lavoro”, come suggerisce Lorenzo Ceroni, in rappresentanza dell’Ufficio scolastico territoriale di Ferrara. Ancora più chiaro Paolo Govoni, presidente Cciaa Ferrara, che parla di alternanza come “una delle nuove frontiere dell’economia, per avvicinare scuola e impresa”.
La commistione tra il mondo dell’educazione e quello del lavoro, in realtà, avviene già da tempo ma è sempre stato mancante di un sistema che strutturasse lo scambio tra scuola e impresa. La riforma della ‘Buona scuola’ è intervenuta a definire un monte ore di stage in contesto lavorativo (400 ore per gli istituti tecnici, 200 per i licei, da suddividere nel triennio) e introduce quale “infrastruttura tecnologica ma che vuole farsi organizzativa” il Registro per l’alternanza. Ad oggi, dopo un paio di mesi dall’attivazione, le aziende che si sono registrate – ed è la stessa Cciaa a certificarne l’identità – sono un migliaio in tutto il Paese, soltanto 2 nel ferrarese; ma “la campagna di promozione del Registro è appena iniziata”, fa sapere Claudio Gagliardi, vice segretario generale Unioncamere. Le imprese italiane sono infatti oltre 4 milioni, “speriamo che sempre più aziende si dichiarino disponibili – evidenzia Antonio Tonini, InfoCamere – per fornire percorsi scuola-lavoro, così da rivolgersi a tutti e 500.000 studenti italiani”. Ad oggi i percorsi attivati sul portale sono 36.000.
Il portale – che si raggiunge a questo indirizzo: scuolalavoro.registroimprese.it – rende disponibile per la libera consultazione l’elenco di imprese, professionisti, enti pubblici e no profit che si sono resi disponibili – definendo da sé il quantitativo di studenti destinatari e le tempistiche dei percorsi – per l’alternanza. Ma il portale vuole essere molto di più: “bisogna intenderlo come percorso in evoluzione – continua Tonini – una struttura non temporanea ma capace di creare tavoli permanenti che favoriscano la co-progettazione il dialogo con le scuole”. Il Registro si potrebbe naturalmente indirizzare verso un processo di certificazione delle competenze ma si presta anche ad essere un indicatore dei “fabbisogni professionali dell’impresa, permettendo al territorio di tarare le attività di orientamento e formazione”, evidenzia Gagliardi.
I dati raccolti dal Sistema informativo Excelsior (Unioncamere) restituiscono però un quadro ottimista. Nel 2015 le imprese che hanno accolto studenti in alternanza scuola-lavoro sono state l’8,8% (circa 130 mila), con grandi differenze territoriali e di settore – a Ferrara, ad esempio, sono state il 9,5% e in Regione l’11,9%, ma al Sud e nelle Isole si tocca il 4,4%; le imprese con oltre 500 dipendenti sono state poi più propense (31,3%) ad offrire percorsi, e il piccolo di studenti in alternanza lo registrano le imprese dei servizi (69%). Per il 2016 le previsioni migliorano i dati di un punto percentuale. La quota di imprese dell’industria e dei servizi disponibili ad ospitare giovani in alternanza dovrebbe salire a 9,7%, con il triveneto in testa alla classifica per numero di imprese pronte ad aprire le porte agli studenti, ma un divario ancora consistete da città a città: si passa dal 18,7% previsto per Cuneo – che svetta in testa – all’11% di Ferrara al 3,4% a Messina, fanalino di coda.
La mattinata ha però lasciato il microfono anche a studenti, docenti e imprenditori. Sembrerebbero tutti casi di ‘buona alternanza’ quelli del ferrarese, promossi da tempo e descritti dalla soddisfazione tanto dei dirigenti scolastici – “questa volta la riforma ha imposto qualcosa di importante” – quanto degli studenti – “l’esperienza ci ha insegnato come stare all’interno di un gruppo di lavoro”. Ma, come suggerisce Andrea Gandini (UniFe), “il rischio è che se continua a mancare un modello strutturato si faccia un passo indietro su di un punto strategico: l’alternanza è importantissima, ma mancano risorse, sperimentazioni e tecniche”. Alcune imprese lamentano già problemi di sostenibilità, “non tanto finanziaria ma organizzativa”, e Gagliardi concorda nell’affermare che “la domanda è ancora molto maggiore dell’offerta”. La ricetta sembrerebbe però l’ottimismo: “è una sfida da affrontare insieme”.
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