Editoriali
26 Ottobre 2016
L'editoriale di Estense.com. Le azioni e, soprattutto, i pensieri di Gorino

Michael nascerà a Ferrara

di Marco Zavagli | 2 min

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14800990_1715830588738217_876055079_nCerto, il sistema di accoglienza va rivisto. Certo, requisire all’improvviso per motivi di urgenza parte di una struttura ricettiva può far pensare a un sopruso. Certo, un previo confronto democratico con amministrazione locale e cittadinanza poteva essere utile. Certo, il timore che quella dozzina di profughe potesse essere l’avamposto per una invasione di migranti poteva balenare nella mente di qualcuno.

Ma dalle barricate degli abitanti di Gorino non sono tanto le azioni a far indignare al punto da “ripugnare la coscienza”, per citare una volta tanto monsignor Negri. Sono le parole. Le parole che esprimono, immagino, i pensieri di quei manifestanti. “Fuori i profughi da qui; non li vogliamo, neanche donne e bambini”. “Portateli in albergo, lontano, ma non qui”. “Vediamo tutti i giorni in tv cosa succede”. “Se li prendano in casa Renzi e la Boldrini”. Fino all’ultima dedica alla ragazza incinta: “non me ne frega un cazzo, se la prenda il prefetto”.

A quel manifestante non frega un cazzo se Joy è scappata dalla sua terra per motivi religiosi. Non frega un cazzo se Joy spera di avere un figlio maschio, immagino perché nei suoi pur brevi 20 anni ha visto cosa il mondo riserva a una donna come lei. Se Joy avrà un figlio maschio lo chiamerà Michael.

Michael con tutta probabilità nascerà a Ferrara e sua madre si augura per lui “il miglior futuro possibile”. Nascerà a Ferrara e qualcuno gli racconterà di quando i suoi genitori scapparono dalla Nigeria per cercare di assicurarglielo quel futuro. Cosa saprà di Ferrara?

Cosa saprà di quella città che un tempo era conosciuta come patrimonio Unesco, città d’arte e di cultura, patria d’adozione dell’Ariosto e del Tasso? Imparerà che negli anni in cui è nato le cronache nazionali parlavano spesso della sua città natale. Cronache nazionali dedicate all’assurda fine di Said Belamel, il 29enne morto di freddo dopo una notte in discoteca mentre chiedeva invano aiuto agli automobilisti di passaggio. Alla madre che ritira la figlia dall’asilo dove lavora un’assistente con la sindrome di Down. Al medico vicepresidente dell’ordine che le dà ragione, perché “i Down devono stare in cucina e non a scuola”. Ai commenti sui social di chi brinda al suicidio sotto un treno di un giovane nigeriano. All’esponente di FdI che promette di far fuori tanti profughi quanti ne sbarcano.

Per Michael cosa vogliamo riservare?

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