Economia e Lavoro
26 Settembre 2016
Si avvicina il termine del 30 settembre, probabile il rinvio di altri mesi per la vendita delle good banks. No della Cgil allo spezzatino

Carife, il ministero cerca di strappare il secondo ‘tempo supplementare’

Carife - Cassa di risparmio di Ferrara
di Redazione | 2 min

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Primo maggio. Tagliati (Cgil): “Costruire insieme un’Europa di Pace, Lavoro e di Giustizia Sociale”

Nella data in cui si ricorda che il lavoro "è la condizione fondamentale di dignità delle persone" e la "condizione necessaria per poter realizzare il proprio progetto di vita", Veronica Tagliati dalla piazza di Argenta rimarca che "come Cgil, Cisl e Uil abbiamo voluto dedicare quest’anno il 1° maggio ad un sogno, il sogno di Costruire insieme un'Europa di Pace, Lavoro e di Giustizia Sociale”

Carife - Cassa di risparmio di FerraraLa data del 30 settembre è ormai a un passo e nessuno dei quattro istituti di credito coinvolti nel “salva banche” del novembre scorso è stato venduto, né sembra così vicina la chiusura delle trattative in corso. Per questo da tempo il ministero dell’Economia e delle Finanze sta interloquendo con la Commissione europea per prorogare il termine ultimo per le vendite (il 30 settembre, appunto) e guadagnare tempo.

Sarebbero probabilmente mesi – definiti in passato dal presidente delle quattro good bank Roberto Nicastro come “tempi supplementari” -, ma difficilmente si andrà oltre fine anno, che rappresenterebbero in realtà il secondo tempo supplementare, dopo quello concesso il 30 aprile scorso. Secondo fonti vicine al ministero citate dall’Ansa, le trattative sarebbero ormai in fase avanzata.

Tempo utile per rendere concrete le offerte non formali fin qui arrivate per Carife, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti.

Le prime offerte per l’acquisto in blocco – quelle presentate dai fondi di private equity Apollo e Lone Star – sono state respinte nel corso dell’estate: troppo bassa l’offerta. Sono così tornati in campo alcuni istituti italiani, ma senza mai formalizzare nulla: Ubi, Bper e Popolare di Bari avrebbero – il condizionale è d’obbligo dato che si è sempre parlato di rumors smentiti nel giro di poche ore e poi ripresi – presentato offerte per uno o più istituti. E rimane in piedi anche la possibilità di far intervenire il Fondo interbancario, questa volta con il fondo ‘volontario’ – per salvare gli istituti che eventualmente dovessero rimanere senza acquirenti effettivi.

Rimane in piedi, anche se al momento come opzione remota, l’ipotesi “spezzatino”, ovvero la vendita delle singole filiali degli istituti di credito rimasti senza acquirenti. Su questa ipotesi arriva però il no categorico della Fisac-Cgil. “Il no allo spezzatino è nettissimo – afferma il segretario generale Agostino Megale -. Deve essere chiaro che cedute insieme o separatamente tutte e quattro devono essere acquisite e avere una prospettiva di rilancio industriale. Questo vale in riferimento alle in descrizioni di stampa su Carife così come varrebbe per Etruria e qualsiasi altra banca. Il Governo, deve mantenere gli impegni assunti sin dal decreto del 22 novembre 2015 sulla messa in sicurezza delle quattro banche e sul valore sociale dell’occupazione e del rapporto con il territorio. Il sistema del credito non si deve sottrarre a dare una soluzione industriale vera e di prospettiva a tutte e quattro le banche. È tempo che oltre le indiscrezioni di stampa – conclude il sindacalista – si faccia trasparenza a partire dall’informazione ai sindacati e a tutti i lavoratori”.

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