Come imparare l’inglese più velocemente
È la lingua degli affari, del turismo e ovviamente quella dell’informatica: l’inglese domina le richieste professionali, di studio e spesso persino quelle del tempo libero
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Ho fotografato i momenti della vostra eternità perché non andassero perduti… –
scrive la Maier a tutti i suoi ‘bambini’ ormai grandi….
Un colpo del destino ha salvato quei momenti dall’oblìo e li ha restituiti,
ellitticamente e fatalmente, quasi, all’eternità….
La fotografa statunitense Vivian Maier, il cui lavoro è stato scoperto solo da pochi anni, è stata protagonista, fino al mese scorso, di una mostra al Man di Nuoro che illustrava gli elementi chiave della sua poetica visiva, ma anche caratteriale.
Ora Forma Meravigli ospita l’esposizione a Milano, fino al 31 gennaio prossimo, con il titolo ‘Vivian Maier. Una fotografa ritrovata’.
Si compone sempre di 120 opere in bianco e nero, realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, seguìta da una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, dalla così definita ‘tata fotografa’.
La Maier (1926-2009), è davvero un notevole caso fotografico degli ultimi anni: la sua vita e la sua opera sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino. Tata di mestiere, fotografa per (nascosta) vocazione, portava sempre con sé la macchina fotografica, scattando quasi a livello ossessivo compulsivo con la sua Rolleiflex.
E veramente la si è cominciata a studiare anche a livello psicologico: lavorando con una macchina tale, il visivo interlocutore/interlocutrice erano meno preoccupati, il suo viso si offriva al loro e ciò creava una sorta di quieta vicinanza, di confidenza.
Un bel documentario su di lei apparso su Rai 5, qualche settimana fa, ne ha sviscerato i vari ed ambigui, tutto sommato, aspetti.
Le rare testimonianze dei pochi che l’han conosciuta, ne han delineato un’immagine contraddittoria, quasi ai confini con l’irrealtà: nessuno dice la verità o tutti ne dicono una…personale.
Ma ciò che rimane di lei è comunque grande arte fotografica, Arte allo stato puro.
Completamente casuale e fortuita la sua ‘scoperta’: nel 2007 John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquistò durante un’asta, parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capì subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smise mai di cercare materiale riguardante questa misteriosa donna, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe.
L’esposizione è a cura di Anne Morin e Alessandra Mauro, èd e allestita, come si diceva più sopra, nello spazio Forma Meravigli della Fondazione Forma per la Fotografia, che l’ha organizzata in collaborazione con diChroma Photography, Camera di Commercio di Milano e Contrasto, editore del catalogo.
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