Massimiliano De Giovanni
Le parole del vescovo Luigi Negri, che con un messaggio alla diocesi ha “riproverato” le istituzioni (oltre che l’università e le associazioni) che avevano manifestato la propria contrarietà alla manifestazione delle Sentinelle in Piedi, hanno portato alla replica del presidente di Arcigay Ferrara, Massimiliano De Giovanni.
De Giovanni si dice dapprima non stupito da quanto dichiarato dall’arcivescovo, “perché sta impartendo, come è tenuto a fare, un insegnamento conforme alla dottrina della Chiesa in materia di omosessualità”. “Tuttavia – prosegue – non vi sono e non possono esservi diritti scaturenti dalla tutela del sentimento religioso individuale non assimilabili a quelli altrimenti tutelati nell’ambito di una società che assicura il massimo delle libertà possibili. Come l’arcivescovo di Ferrara sottolinea, non dovrebbe essere consentito a nessuno di assumere il compito di discriminare tra forme culturali, sociali e religiose. Tantomeno alla Chiesa”.
Il presidente Arcigay, che sostiene di credere da sempre nelle libertà individuali e di rispettare quindi anche la libertà religiosa inedividuale, aggiunge che in Italia, però, “troppe persone si nascondono dietro una croce per non ammettere di essere profondamente e ciecamente intolleranti, perché è proprio la più vile sottocultura omofobica a essere propagandata con sicumera dall’integralismo cattolico”.
“Se lo Stato lascia la Chiesa libera di dissentire dai cambiamenti sociali e scientifici – è la considerazione di De Giovanni – altrettanto la Chiesa dovrebbe impedire che una credenza, una fede, un principio di coscienza divenga legge di Stato, per lo più laico. Un precetto non può e non deve essere un imperativo politico. Non ho mai considerato la religione cattolica la mia cultura. La religione può essere uno dei tratti caratterizzanti di una cultura, ma in nessun modo può costituire la cultura stessa in termini assolutistici”.
E porta a sostegno delle sue considerazioni alcuni esempi: “Alla Chiesa è già concesso di imporre i crocifissi nelle scuole, di attuare campagne di disinformazione sull’uso del preservativo, di barattare voti in cambio di leggi proibizioniste sul fine vita e sulla procreazione medicalmente assistita, di avere rappresentanti in Parlamento che equiparano provocatoriamente gay e pedofili, considerando un bacio omosessuale alla stregua dell’urina fatta per strada”. Per arrivare a un monito: “Non accetteremo nuove ingerenze e strumentalizzazioni, né ulteriori bavagli, perché la strategia di delegittimazione delle istanze per i diritti civili dei gay da parte degli integralisti religiosi è oggi più che mai intollerabile”.
Quindi De Giovanni arriva al nocciolo della questione, quello cioè del rimprovero del vescovo alle istituzioni, che avevano esposto uno striscione dal lato della Residenza Municipale che dà sulla piazza con scritto “Ferrara condanna l’omofobia” e manifestato la propria contrarietà alla manifestazione delle Sentinelle in Piedi, considerando tale comportamento un modo per “discriminare tra forme culturali, sociali e religiose, approvandone alcune, magari quelle che sono in linea con l’ideologia di coloro che guidano le Istituzioni stesse, piuttosto che altre, ingenerando così una disparità di considerazione e di trattamento tra le varie realtà presenti nella società”. “Lo striscione “Ferrara condanna l’omofobia e la transfobia” – commenta invece De Giovanni – non lede nessuna libertà individuale. Semmai manifesta il legittimo pensiero delle istituzioni ferraresi, racchiudendo un semplice e sacrosanto principio di inclusività e rispetto”.
“D’altra parte – conclude il presidente Arcigay Ferrara – lo stesso annuncio cristiano è un messaggio di liberazione che dovrebbe riguardare le creature di Dio, a prescindere dalla razza, dal genere, dalla condizione o dall’orientamento sessuale. È per questo che chiediamo alla Chiesa di non supportare la criminalizzazione degli omosessuali in Italia: un Dio amorevole non condanna due persone che si amano solo perché appartenenti allo stesso sesso per nascita. Negri non disattenda dunque il suo mandato e si occupi piuttosto di curare le anime dei propri fedeli, senza dimenticare che le vittime delle dittature del XX secolo – come di ogni altra dittatura del resto, laica o religiosa – sono stati spesso proprio i gay”.
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