Due funzionari chiedono il patteggiamento e uno vuole andare a tutti i costi al processo. È entrata nel vivo l’udienza preliminare che vede indagati tre dipendenti di Acer Ferrara accusati di concussione. Ruggero Sinigaglia, 50 anni, difeso dall’avvocato Mirca Ferrari, e Luca Rivelli, 35enne di Villadose, difeso dall’avvocato Gianluca Pertoldi del foro di Rovigo, hanno chiesto il patteggiamento, che verrà discusso entro la fine del mese davanti a gip Monica Bighetti.
Nella stessa udienza la pm Patrizia Castaldini potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per Salvatore di Salvatore, 50 anni, difeso dall’avvocato Fabio Anselmo, che sembra avere ogni intenzione di andare al dibattimento per dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati.
Secondo le indagini i tre avrebbero chiesto tangenti fino al 10% del valore dei lavori, per non ostacolare indebitamente l’attività di alcune imprese subappaltatrici. Nell’ambito della stessa indagine sono partite altre sei denunce nei confronti di altrettante persone per la stessa ipotesi di reato. Tutto è partito da una verifica fiscale eseguita dagli uomini delle Fiamme Gialle nei confronti di un sub-appaltatore Acer, nel corso della quale erano emerse irregolarità tali da far presagire la creazione di fondi neri. A quel punto l’imprenditore ha reso dichiarazioni spontanee accusatorie che hanno trovato riscontro nelle successive indagini, condotte tecnicamente sui conti bancari e attraverso audizioni di testimoni. A questo si aggiungono registrazioni video con telecamere nascoste effettuate nei momenti della consegna del denaro.
Il sub-appaltatore – un imprenditore del Ferrarese (ma il quadro concussivo avrebbe visto il coinvolgimento di almeno tre piccole imprese) – ha raccontato ai finanzieri di essere stato costretto dal 2007 al 2012 a consegnare periodicamente somme di denaro richieste, in contanti, in alcuni casi per non subire contestazioni pretestuose dei lavori con evidente danno, in altri per non essere escluso dall’affidamento diretto dei lavori, mentre in altri casi i funzionari chiedevano di affidare a ditte indicate da loro stessi lavori e prestazioni che le imprese affidatarie avrebbero potuto svolgere in proprio.
L’imprenditore nel 2007 avrebbe versato una prima mazzetta da 13mila euro, quindi in altre 15-20 occasioni, fino al settembre 2012, avrebbe versato somme da 1.000 a 1.500 euro. Un paio di volte ha cercato di opporsi al “sistema”, sospendendo i pagamenti, anche per difficoltà economiche, e avrebbe trovato ogni volta un funzionario pronto a ostacolare l’attività con contestazione dei lavori, oppure prospettando un mancato riconoscimento di somme in contabilità sui lavori stessi, costringendolo di fatto a riprendere i versamenti delle mazzette.
Su questo aspetto ha offerto dichiarazioni spontanee Di Salvatore, che ha ricordato le due cessioni di denaro che lo riguardano, risalenti al febbraio e al maggio del 2009. Pagamenti che però, ha affermato, avevano tutt’altra natura rispetto a quanto sostenuto dall’imprenditore privato che lo accusa. Imprenditore con il quale, ha aggiunto l’indagato, aveva da tempo un “rapporto di fraterna amicizia e frequentazione”,. Tanto che questi compare in diverse foto del matrimonio di Di Salvatore. Dalle carte degli inquirenti, invece, i due si sarebbero conosciuti solo per motivi professionali. A supporto di queste affermazioni la difesa ha prodotto una memoria difensiva corredata di foto.
Quanto agli altri due imputati, invece, entro la prossima settimana dovrebbe venire concordato il risarcimento nei confronti dell’azienda e dell’imprenditore, parte civile attraverso l’avvocato Alberto Bova.
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