Eventi e cultura
5 Ottobre 2013
Cerimonia di apertura del Festival. Consegnato il premio Politkovskaja alla giornalista congolese Namegabe

Internazionale ricorda i morti a Lampedusa

di Redazione | 3 min

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di Elisa Fornasini

Si è tenuta ieri mattina l’inaugurazione ufficiale della settima edizione del festival Internazionale in un cinema Apollo gremito di pubblico. Dopo l’anteprima di giovedì 3 al cinema Boldini con la proiezione di “La jaula de Oro” di Diego Quemada-Díez e di “La mia classe” di Daniele Gaglianone, il festival del giornalismo entra nel vivo, con un calendario ricco di appuntamenti grazie a 198 ospiti provenienti da 30 paesi nel mondo.

Alla cerimonia inaugurale, dopo un dovuto minuto di silenzio per le oltre cento vittime di Lampedusa, è stato chiaro che il primo tema da affrontare è l’immigrazione. “Il giornale Internazionale compie vent’anni e questa edizione doveva essere una festa – commenta il sindaco Tiziano Tagliani – ma in cima alla lista ci sono i problemi di questi immigrati”. Il primo cittadino invita a “portare lo sguardo fuori dalle nostre case e dalle mura della città perché nessuno è assolto”. E si unisce al grido già lanciato ieri: “Vergogna è l’unica parola giusta da dire, vergogna per l’incapacità a tutti i livelli, sia in Italia che in Europa, di gestire questo problema”.

Dopo il discorso inaugurale tenuto dal sindaco si è giunti alla consegna del premio giornalistico Anna Politkovskaja, istituito 5 anni fa in onore della giornalista russa uccisa a Mosca nel 2006, in cui in questi giorni ricorre l’anniversario della morte. Il premio è stato concepito con l’intento di sostenere l’impegno e il coraggio di giovani reporter che nel mondo si sono distinti per le loro inchieste. La vincitrice di quest’anno è Chouchou Namegabe, giornalista radiofonica congolese e coordinatrice dell’association des femmes des médias du Sud Kivu.

Chouchou è impegnata su più fronti in difesa dei diritti umani. Oltre a gestire l’associazione di donne del Sud Kivu che lavorano nel mondo dell’informazione, tiene corsi di giornalismo per donne congolesi che vogliono riportare abusi e molestie sessuali. Ma soprattutto è stata la prima che si è occupata dello stupro come arma di guerra della Repubblica Democratica del Congo denunciando il problema attraverso le sue trasmissioni radiofoniche.

“È un onore ricevere questo premio per il mio lavoro e che siano qui presenti mio marito e i miei tre figli”. È con queste parole che Namegabe apre il suo discorso di denuncia alla situazione congolese.“Noi lottiamo per la libertà di espressione e per la libertà di stampa – continua la donna – e questo rende difficile la nostra condizione e la vita dei media: le minacce di morte e le persecuzioni sono all’ordine del giorno in Congo”. E lei lo sa bene, avendo più volte ricevuto minacce di rapimento e di morte per la denuncia degli stupri.

“Nel momento in cui vi parlo il mio paese è in guerra. Una guerra che ha fatto sei milioni di morti in vent’anni e che usa gli stupri come strumento di guerra” sia dagli uomini delle forze armate congolesi che da gruppi armati. Per quanto sia difficile lasciare dei dati, si parla di circa 400mila donne violentate in un anno, una media di 48 all’ora, quasi una al minuto. Veri e propri crimini contro l’umanità, per cui la giornalista radiofonica lancia “un grido di allarme a tutta la comunità”.

Dopo la consegna del premio a Chouchou, e simbolicamente a tutte le donne coraggiose che si sono ribellate a queste violazioni, si è tenuto il convegno “La bella addormentata. L’Italia tra politici inefficienti, cittadini disillusi e riforme impossibili” introdotto e moderato da Enrico Mentana (La 7). Al dibattito hanno partecipato Michael Braun (Die Tageszeitung), Dimitri Deliolanes (Ert tv) e Stephan Faris (Time). Temi trattati: disoccupazione giovanile, ruolo della sinistra, immigrazione, anomalia dell’Italia e come ci vedono all’estero, in particolare in Germania, Grecia e America.

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