Cronaca
14 Giugno 2013
Sentito come teste anche il proprietario agricolo già condannato per la mazzetta di 4mila euro

Processo per corruzione per Lodi, parla il fratello che lo accusò

di Ruggero Veronese | 3 min

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admin-ajax (17)Continua tra testimonianze contrastanti il processo per corruzione a carico di Simone Lodi, consigliere comunale capogruppo del gruppo misto e oggi riferimento provinciale per Azione popolare. Nell’aula del tribunale si sono presentati Nicola Lodi, fratello di Simone, dalla cui denuncia ai carabinieri partì l’intera indagine, e Alessandro Rizzo, già condannato in patteggiamento a quattro mesi.

I fatti al centro dell’inchiesta coordinata dalla pm Patrizia Castaldini si riferiscono al periodo tra ottobre e novembre 2008, quando il consiglio comunale si espresse a favore (in una votazione in cui Lodi non era presente) di una richiesta di edificabilità di un terreno agricolo nella periferia sud di Ferrara. Il tutto grazie, secondo Nicola Lodi, a una tangente da 4mila euro pagata da Rizzo a Simone Lodi. Dopo la denuncia i carabinieri svolsero le indagini mettendo anche sotto controllo le telefonate di Rizzo e del consigliere comunale, registrando intercettazioni (riportate in aula dalla pm Castaldini) in cui i due si davano appuntamento per effettuare uno scambio di denaro concordato in precedenza.

Durante l’udienza Nicola Lodi ha sostanzialmente riconfermato quanto detto agli inquirenti, aggiungendo che Rizzo gli avrebbe chiesto, all’epoca dei fatti, di intercedere presso il fratello per uno “sconto” sulla cifra da versare. Un fatto negato pochi minuti dopo dallo stesso Rizzo, esaminato subito dopo dai giudici. Il proprietario dell’immobile al centro dell’inchiesta non nega di poter aver versato dei soldi al consigliere comunale, “ma se è successo – afferma il testimone – è stato come aiuto per la campagna elettorale”. Rizzo racconta infatti di avere “un lungo legame di amicizia con Simone Lodi”, conosciuto durante le feste di An che quest’ultimo organizzava a San Bartolomeo. Il testimone racconta di aver parlato al consigliere della sua procedura edilizia, ma “solo perché era l’unica persona che conoscessi vicina all’ambiente. Non mi disse che l’avrebbe fatta approvare, ma solo che ci avrebbe guardato e mi avrebbe tenuto aggiornato. Poi un giorno mi telefonò per dirmi che era stata approvata”. Rizzo nega di aver avuto altri rapporti d’affari con il consigliere comunale, e sostiene che le cifre di cui si parlava nelle discussioni contenute nelle intercettazioni si riferivano “al possibile affitto del terreno e alla vendita di un rotore agricolo” che in quel periodo stava cercando di piazzare sul mercato.

Il discorso non può non toccare il nodo dei rapporti personali tra i fratelli Lodi, e alle domande dell’avvocato Andriulli, difensore dell’imputato, Rizzo risponde che “Nicola, che era mio amico, mi disse che non era in buoni rapporti col fratello, anche se non ne conoscevo il motivo”. Il teste non riesce poi a spiegarsi come Nicola potesse essere a conoscenza dello scambio di soldi: “Non gliene parlai mai, ma forse deve averlo intuito sentendomi parlare al telefono col fratello. L’unico ricordo che ho risale a quando un giorno Nicola, a casa sua, mi fece domande pressanti su quanti soldi avessi dato a Simone. Mi sembrò strano, perché non gliene avevo mai accennato”.

Intanto il consigliere comunale, fuori dall’aula del processo (la cui prossima udienza è prevista per il 26 settembre), si lascia andare ad alcune considerazioni: “Non ho mai avuto niente a che fare con quella pratica edilizia, che d’altra parte è stata approvata perché il proprietario del terreno ne aveva diritto. Mio fratello afferma che Rizzo si sarebbe rivolto a lui per una mediazione su dei soldi da versare, ma come potrebbe averlo fatto quando sapeva che i nostri rapporti sono deteriorati da più di 20 anni?”.

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