Cronaca
23 Febbraio 2013
Condannate in tribunale sei persone, fecero una spedizione punitiva

Rissa in carcere per la preghiera del Ramadan

di Marco Zavagli | 2 min

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Spaccio tra detenuti all’Arginone. In cinque a processo

Avrebbero messo in piedi un giro di droga - in particolare di hashish e cocaina - all'interno del carcere di via Arginone dove, tra il 2020 e il 2022, erano detenuti. Protagonisti della vicenda cinque uomini, tre italiani di 35, 36 e 42 anni, un 32enne albanese e un 42enne moldavo, oggi a processo

admin-ajax.phpStava pregando in cella, di notte, durante il mese del Ramadan. Ma qualcuno non apprezzava il suo fervore religioso e lamentava di non riuscire a dormire. Dopo avergli chiesto di smettere è passato agli insulti e per tutta risposta si è visto sputare addosso. Il giorno dopo, per vendetta, ha arruolato tre connazionali per una spedizione punitiva e hanno picchiato lui e un suo amico.

Fu un agente di polizia penitenziaria ad accorgersi che in quell’ora di libertà qualcosa era andato storto, vedendo il gruppo scendere le scale con addosso i segni ben visibili della colluttazione. Uno dei magrebini riportò una lussazione alla spalla, l’altro tagli e contusioni. Venne avvertito il direttore del carcere per prendere le misure conseguenti.

Era l’8 settembre del 2008 e per quei fatti ieri sono state condannate sei persone per rissa. Si tratta di Bashkim Dervishi, 43 anni, Elton Hylviu, 30 anni, Robert Lusha, 32 anni e Anton Staka 30 anni, tutti albanesi detenuti in quel momento all’Arginone, e di Ramzi Katani, marocchino, e Miled Orabi, tunisino, entrambi di 31 anni.

Ieri in tribunale, davanti al giudice Landolfi e al pm Stefania Borro, sono stati sentiti gli agenti di polizia penitenziaria e il direttore del carcere Francesco Cacciola, che ha battezzato l’episodio come scoppiato per “motivi religiosi”.

Al termine della discussione il giudice ha condannato Dervishi, Saka e Hylviu a un anno e otto mesi. Un anno di pena per tutti gli altri. Pena sospesa per Katani e Lusha. Per alcuni di loro la condanna non sarà un dramma. C’è chi risulta latitante, chi invece è appena evaso dal carcere di Parma.

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