Cronaca
30 Gennaio 2013
La Zucchi ‘catturata’ dalle telecamere insieme al complice

I fotogrammi dopo l’omicidio

di Marco Zavagli | 4 min

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omicidioviafavero2Non sembrano azioni e pensieri di una donna disperata quelli che escono dall’interrogatorio reso ieri davanti al pm Mariaemanuela Guerra da Francesco Pinca. Il pensionato di 70 accusato di favoreggiamento nell’omicidio di Via Favero ha ricordato ora dopo ora i dettagli del piano pensato da Donatella Zucchi per liberarsi del cadavere del marito.

Per quanto rimangano ancora lacune nella ricostruzione della parte svolta da Pinca, ormai il quadro indiziario in mano agli inquirenti è chiaro. Che il favoreggiamento sia stato diretto o indiretto, l’uomo si è comunque prestato a far scomparire le prove dell’omicidio. Non si ancora quante di quelle occultate siano passate tra le sue mani e in che modo. L’indagato infatti continua a sostenere di non aver saputo fino a giovedì che Vincenzo Brunaldi fosse morto. E che di alcune tracce fatte scomparire, come il materasso ritrovato nel cassonetto di via Favero, non siano frutto del suo aiuto.

Secondo i ricordi dell’uomo, il giorno dell’omicidio il 70enne doveva passare a prendere la Zucchi per portarla dalla madre, ricoverata a Bologna per un’operazione. Lei lo chiama e gli chiede di ritardare tre quarti d’ora. “Non sono ancora pronta”. Arriva in via Mafalda alle 10.30 e non sale. Attende in auto altri 45 minuti. Partono insieme verso le 11.30, a bordo della Renault station wagon di Pinca. È lei a guidare. Nel tragitto verso l’ospedale non parlano di quanto successo all’interno dell’appartamento al civico 44. Solo durante l’attesa dell’operazione la donna parla dei suoi rapporti con il marito. Gli racconta che non vanno d’accordo, che lui è violento, beve (la polizia non ha nessun riscontro di questo e l’autopsia che verrà disposta domani dovrebbe confermarlo) e ha tentato di violentarla, tanto da costringerla a difendersi colpendolo alla testa con il calcio della pistola.

Alle 18 lasciano Bologna per tornare a Ferrara. Prima di rientrare di fermano al Bricoman e qui vengono immortalati dalle telecamere mentre acquistano una brugola, del nastro adesivo, un badile, un cavalletto, un bidone verde con ruote, una mazza da muratore. Pinca si chiede a cosa servisse quel materiale. Le risposte sono tutt’altro che convincenti. Alle 19.20 sono a casa. Pinca sale al terzo piano con la Zucchi e vede due sacchi dell’immondizia già chiusi, vede il letto spoglio del materasso. Ora c’è solo la rete. Con delle macchie di sangue. “Ruggine” spiegherà lei.

L’uomo vede quei sacchi, vede quel omicidioviafaveroche rimane del letto, non vede il marito eppure non fa domande. Nemmeno quando la donna gli chiede di portare via quel materiale. Se ne libererà sulla strada di casa, verso Ravalle, ben distante però da dove abita. In quei cassonetti la polizia troverà, oltre al cuscino dove era rimastra incastrata l’ogiva del proiettile, anche dei documenti tagliuzzati.

Quella stessa sera, siamo sempre a mercoledì 23 gennaio, alle 20.50 la Zucchi chiama la badante della suocera. Brunaldi infatti doveva andare a prenderla per portarla dalla madre, anche lei ricoverata in ospedale, ma a Cona. Nel frattempo il cellulare di Donatella squilla. È una collega del marito che chiede se lui è tornato: “non so ancora nulla”.

Alle 23 le telecamere del distributore Total Erg di via Carretti la inquadrano mentre riempie di benzina due taniche. Quelle che verranno trovate nel bagagli alo della sua Twingo, parcheggiata in garage. “Sono abituata a fare rifornimento così perché il serbatoio è poco capiente” sarà la giustificazione davanti al magistrato. Al ritorno chiama un amico. Forse servivano altre braccia per spostare quel corpo che non voleva sollevarsi e lasciarsi chiudere per sempre in quel cassonetto verde. Forse quella mazza, che in mano a un muratore può spaccare dei muri, non era stata acquistata a caso. Fatto sta che l’aiuto sperato non arriva e quella persona si presenterà la mattina dopo alle 10 in questura per denunciarla.

Intanto al compagno della madre aveva chiesto di procurarle per il mattino seguente una nuova rete e un materasso. Così lui farà. Il mattino di giovedì Pinca è di nuovo in via Mafalda. Carica l’ingombrante acquisto sull’ascensore e sale a piedi le tre rampe di scale. Quando la Zucchi gli apre, trafelata e rossa in volto, non può più nascondere quello che ha fatto. E allora cerca di fargli credere che nel frattempo il marito era tornato, avevano litigato, fino ad arrivare a darle un pugno. Allora lei gli ha sparato. “Non ne voglio sapere niente”, sarebbe stata la reazione di Pinca che se ne va. Non prima di averle consigliato di andare alla polizia. “Se non lo fai tu lo faccio io”. Pinca saprà dell’arresto di Donatella alle 21 di sera. È un conoscente a chiamarlo per dargli la notizia. Ma ancora non sapeva se era lei a essersi costituita o meno.

Un altro particolare precedente al delitto emerge nella vicenda. Già si sapeva che la relazione tra Donatella Zucchi e Vincenzo Brunaldi stesse naufragando. E che la donna pensasse alla separazione. Giusto due settimane prima dell’omicidio l’ex vigilessa aveva contattato un legale. All’avvocato Lara Adamo aveva chiesto informazioni in vista di una eventuale causa di separazione. “Mi ha chiesto consigli sull’assegnazione della casa al coniuge, sull’assegno di mantenimento – conferma l’avvocato -, ma non abbiamo svolto nessun atto. Era tranquilla. Se ne andò dicendo che avrebbe valutato cosa fare”.

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