Economia e Lavoro
4 Luglio 2012
I soldi non bastano nemmeno per i comuni ufficialmente terremotati

Agricoltura, danni per 150 milioni

di Redazione | 3 min

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È passato giusto poco più di un mese dalla scossa del 29 maggio, e si comincia a conoscere il conto dei danni che il sisma ha prodotto nella nostra provincia. A cominciare da un settore, l’agricoltura, che storicamente riveste un ruolo importante nell’economia ferrarese. Le segnalazioni inoltrate dalle aziende (entro il 25 giugno) alla Provincia di Ferrara sono state presentate stamani da Stefano Calderoni, assessore all’Agricoltura, e da Franco Benetti, Responsabile Impresa e Interventi Strutturali nelle Aziende Agricole.

Cifre tuttavia provvisorie, poiché s’immagina che qualche altra azienda potrà aggiungersi, e poiché manca il comparto agro-industriale, ma – si presume in Castello – vicine a quelle finali. E del resto è stata la Regione a porre dei paletti riguardo all’invio di questi dati.

Cominciamo allora da quello più generale: il totale complessivo dei danni in agricoltura ammonta a 148.900.867 euro. Un totale cui si giunge sommando sei voci: 103.885.617 euro di danni ai magazzini (la più consistente), 26.228.678 alle abitazioni, 13.820.091 ai fienili, 4.792.000 ad attrezzature ed impianti agricoli, 114.481 ai terreni, 60mila alle scorte morte.

Quel totale di 150 milioni è prodotto da 906 segnalazioni, distribuite su tredici comuni diversi: non solo dunque i sette terremotati secondo i decreti del governo, nei quali si trovano “55mila dei 180mila ettari coltivati in provincia – ha ricordato Benetti –, con una produzione lorda vendibile di 193 milioni”. Il comune da cui ne sono giunte di più è Bondeno (331), seguito da Ferrara (139), Vigarano Mainarda (113), Cento (100), Sant’Agostino (96), Poggio Renatico (88) e Mirabello (21). Ce ne sono state però anche 8 ad Argenta, 3 a Portomaggiore, 2 sia a Jolanda di Savoia, sia ad Ostellato, sia a Voghiera ed una a Formignana. “Proveremo a non abbandonare nessuno” si è impegnato a proposito di questi ultimi comuni l’assessore.

Ma in realtà i soldi non bastano nemmeno per quelli ufficialmente terremotati. “I due miliardi e mezzo stanziati dal governo – ha ricordato Calderoni – dovranno essere distribuiti tra tutti i territori colpiti dal sisma e tra tutti i settori in cui è necessario intervenire”. L’agricoltura emiliana nel suo insieme ha un piccolo extra, ossia “130 milioni ottenuti rastrellando i Piani di sviluppo rurale in giro per l’Italia, una sorta di fondo di solidarietà. Ma sono soldi insufficienti a fornire una risposta adeguata – denuncia l’assessore –, la speranza è che siano presto integrati, visto che il territorio colpito vale il 2% del Pil ed il 4% dell’export”.

C’è inoltre il rischio che, ai danni diretti delle scosse, se ne aggiungano di indiretti, provocati dallo stesso decreto 74 del 6 giugno, che pure si intitola ‘Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici’. “I capannoni sono obbligati ad adeguarsi per il 60% alle norme antisismiche, ma non è stato stanziato nemmeno un euro. Significa che gli immobili senza una crepa dovranno essere adeguati esclusivamente a spese dell’azienda, e si rischia che qualcuna non ce la faccia proprio. Tra le richieste – ha proseguito Calderoni – c’è allora quella di un contributo diretto a questo scopo, oppure di detrazioni e defiscalizzazioni”.

Ma i soldi quando arriveranno? È la domanda che sorge spontanea dopo aver letto tutte queste cifre, ed è quella che rivolgono agli amministratori i coltivatori. E su questo Calderoni non ha potuto fornire alcuna risposta: “il percorso è ancora in itinere”.

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