Attualità
14 Settembre 2023
Anna Baldoni, madre della bimba che ha ideato l'associazione "Le passeggiate di Agata", scrive al ministro dell'Istruzione illustrando l'assurdità della situazione: "Dove sta andando il sistema scuola?"

Insegnante e mamma con figlia disabile: “Vinco un concorso e mi spediscono a 200 km da casa”

di Redazione | 7 min

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Anna Baldoni con la figlia Agata

Lei è un’insegnante di Ferrara e ha ottenuto, grazie a un concorso regionale, un incarico a tempo indeterminato. Peccato che l’incarico sia stato assegnato a 200 chilometri di distanza, a Piacenza, distante quasi due ore e mezza di auto e tre ore di treno dalla sua residenza. Un incarico praticamente impossibile da assolvere per Anna Baldoni, anche perché è una madre che ha una figlia, Agata, con una grave disabilità. Si tratta di una bimba di 11 anni costretta su una carrozzina elettrica già nota alle cronache, perché da una sua idea è nata, lo scorso novembre, l’associazione “Le passeggiate” di Agata, che si occupa di battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche, culturali e sociali.

Una situazione che ha dell’assurdo e che ha indotto Anna Baldoni a scrivere direttamente al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Estense.com ha deciso di pubblicare integralmente la sua lettera, anche per mostrare a che livello di storture e paradossi sia giunta in Italia la gestione di un settore cruciale per formare le future generazioni, che saranno il futuro del nostro Paese.

Egregio Ministro,

a pochi giorni dall’avvio delle lezioni, le scrivo per condividere con lei gli avvenimenti delle mie ultime settimane e sottoporle alcune domande – che non sono retoriche – pur sapendo che lei non è la  causa originaria delle falle del ‘sistema scuola’ per come l’ho conosciuto io negli ultimi 5 anni, in cui sono stata aspirante insegnante, insegnante precaria, ricercatrice e contemporaneamente madre di Agata, una bambina con disabilità che ha frequentato la Scuola primaria e si appresta ad accedere alla Secondaria di primo grado.

Le chiedo come possa succedere di ritrovarsi – attraverso comunicazioni via mail alle quali non si può rispondere se non prendendone atto – alla fine di luglio con un incarico a tempo indeterminato a Piacenza. Io abito a Ferrara, 200 km, 2h e 24 minuti per arrivare all’uscita dell’autostrada in auto, oltre tre ore in treno per raggiungere la stazione di Piacenza.

Le espongo i fatti, dopo aver sentito i sindacati, gli avvocati, e gli Uffici scolastici provinciali e regionale che non hanno mai risposto alle mie PEC e telefonate ed aver scoperto che non c’era alcuna possibilità, dal 24 luglio al 1° settembre, di essere spostata più vicina a casa per me che due anni fa ho superato una prova scritta ed una orale e sono stata immessa in una graduatoria di persone idonee al lavoro di insegnante di scuola primaria.

Ho 48 anni, due diplomi, una laurea, un master, un dottorato in materie pedagogiche, esperienza pregressa di lavoro come insegnante, come educatrice e come pedagogista e potrei insegnare con competenza, con entusiasmo persino, facendo un buon lavoro, essendo specializzata per farlo ed avendo vinto un concorso pubblico. Ho scelto la scuola dopo tanti anni di lavoro nel privato con funzioni dirigenziali perché è anche uno dei pochi mestieri che mi permetta di prendermi cura di mia figlia, di fare la caregiver non retribuita e non per scelta, ma perché i caregiver italiani sono abbandonati e bistrattati e lavorano gratis, ogni giorno dell’anno. Ogni mattina ed ogni sera mia figlia necessita di fare allungamento, di essere vestita e svestita, spostata nella seduta del bagno e poi  sulla carrozzina e poi via via così, durante il giorno accompagnata, con la nostra unica auto attrezzata per far salire la sua carrozzina elettrica, a terapie, attività sportive, con l’aggiunta che ora che ha 11 anni e mezzo è alta e sta crescendo e spesso queste attività, dobbiamo farle in due, io e mio marito.

L’Estate appena terminata è il periodo peggiore: 13 settimane, oltre tre mesi senza scuola sono un’ingiustizia bella e buona per tutti. Quindi le chiedo, perché organizzare concorsi regionali non  valutando, in caso di esito positivo, che la priorità assoluta, sia di collocare le persone che sono idonee all’insegnamento, il più possibile vicino a casa? Lo chiedo perché in generale è la scelta più  sensata ed in particolare per me e per tutti i genitori, figli o caregiver di familiari conviventi con disabilità grave… ma lo chiedo prima di tutto per gli alunni e i genitori che hanno diritto ad avere insegnanti che stanno bene e che possano garantire la continuità di insegnamento.

E così, mentre ogni datore di lavoro d’Italia, grazie allo sforzo e alla lotta di molte associazioni di Caregiver e dei lavoratori in generale, deve tutelare il lavoratore ‘con 104’ perché è più fragile (a maggior ragione il genitore di un bambino), io non ho che due possibilità: rinunciare al tempo indeterminato oppure consumare tutti quanti i miei permessi 104 retribuiti al 100%, quelli che io e mio marito abbiamo centellinato in questi 11 anni e che sono vitali per una famiglia come la nostra: nel futuro di mia figlia, ci sono operazioni chirurgiche, indagini e valutazioni complesse per le quali si rimane ricoverati per minimo 8-10 giorni in altre città, ecc. ecc. ecc. Devo sprecare un anno di permessi ed attendere la primavera inoltrata per sottoporre una domanda di ‘assegnazione provvisoria’ ed a quel punto avrò la possibilità, siccome beneficio della L. 104 art. 3 (la mia bambina ha una disabilità fisica grave), di essere assegnata – per un anno – ad una scuola della mia provincia, ma parliamo di settembre 2024. Nel frattempo, gli alunni di Piacenza avranno una supplente per quest’anno ed una per il prossimo anno e probabilmente non sarà la stessa persona.

Ma c’è di più. Siccome sono anche idonea a svolgere il ruolo di insegnante alla scuola secondaria di secondo grado, il 3 settembre mi è arrivata un’altra notifica, dal Ministero che lei presiede, per  svolgere un anno scolastico come docente in un Liceo di Ferrara. Mi è sembrato un sogno, invece no, non dopo l’entrata in vigore del Decreto 138/23. Fino all’anno scorso avrei potuto, tramite una norma specifica, chiedere un’aspettativa dal mio incarico a Piacenza (il che avrebbe permesso alla classe IV di avere per lo meno un/una supplente annuale) e di lavorare a Ferrara. Lavorare, nella scuola di Ferrara, che, come ogni altra, è carente di insegnanti specializzati. Lavorare invece che stare a casa, ad attendere per un anno.

Fossimo in uno Stato diverso, avrei rinunciato al Tempo Indeterminato, ma le possibilità di ottenere un lavoro subordinato a TI part-time o di partecipare ad un altro concorso nella scuola, sono ridotte ed io ci ho messo tre anni per arrivare a questo risultato e mi sono impegnata per arrivarci. Inoltre, ho appreso che esistono opportunità di supporto per i lavoratori pubblici che diversamente non si possono avere e la mia famiglia ne ha bisogno, perché non abbiamo aiuti e non siamo ricchi purtroppo, anzi il contrario, la disabilità di nostra figlia ci ha trasformati da appartenenti alla ‘classe media’, a non avere più nulla, ogni nostro risparmio è del tutto esaurito e ogni nostra risorsa investita per vivere una vita che sia la migliore possibile per noi tre e per le terapie private (su questo potrei scrivere molte lettere…).

Perché sono costretta a non lavorare pur volendo lavorare ed avendo dimostrato di avere le competenze e i titoli per farlo? Dove stiamo andando?

I tempi, i modi, il Sistema Scuola, non funzionano da molti anni. Mia figlia e la sua classe hanno avuto 3 insegnanti di sostegno diversi durante i 5 anni della scuola primaria e uno soltanto, per un anno solo, era specializzato.

Le chiedo, se possibile, di rispondere a me e a tutte le persone che subiscono le conseguenze negative di un sistema che andrebbe riformato o, almeno, nelle more, riequilibrato. Ci sono pedagogiste/i, docenti universitari, insegnanti (io sono una di queste) di ogni ordine e scuola, Dirigenti scolastici, in grado di lavorare con il Ministero per una Scuola vera, un Sistema competente, non sofferente, composto da lavoratori colti e che stanno bene e di conseguenza bambini e famiglie che stanno bene. C’è poco tempo, i decreti non bastano.

Spero che la mia testimonianza e le mie domande possano essere utili. Chi conosce la Scuola considera quello che mi è accaduto del tutto normale e non crede possibile un cambiamento, chi la Scuola non la conosce, come datore di lavoro, stenta a credere quello che mi è successo e non capisce.

In attesa di un suo cortese riscontro, le porgo i miei più cordiali saluti

Anna Baldoni

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