di Cecilia Gallotta
“Non chiedo mica una missione spaziale. In fondo ho bisogno di poche cose: per andare in altalena mi basta uno schienale e una cintura, e per entrare in un bar o in qualsiasi edificio, mi basta una rampa”. Queste le parole – semplici quanto forti e concise – di Agata, una bambina di 10 anni che non lascia spazio alla timidezza quando si tratta di raccontare com’è la sua vita sulla carrozzina elettrica.
È infatti sua l’idea di far nascere l’associazione di promozione sociale ‘Le passeggiate di Agata – Agata’s Walks’, presentata ufficialmente questo sabato, ma nata “un giorno di febbraio – racconta – quando stavo tornando a scuola con mia mamma e in un parco ho finalmente visto un’altalena che potevo usare anch’io. Mi sono chiesta perché non potessi giocare al parco come tutti gli altri bambini, visto che bastano gli attrezzi giusti”.
Ma la determinazione di Agata sull’abbattimento delle barriere architettoniche, culturali e sociali non si ferma alle parole: “Abbiamo lanciato una campagna – raccontano la mamma Anna Baldoni e l’amica Giulia Fava – dal nome #lasciamolascia: siamo partiti dal quartiere in cui abitiamo, e abbiamo provato ad entrare in ogni negozio o bar che ci capitava a tiro: nei luoghi accessibili anche da Agata e in quelli che hanno aderito alla campagna decidendo di renderli tali, abbiamo attaccato in vetrina l’adesivo ‘Agata è passata di qui’”, con tanto di pollice in su. Ogni passeggiata è pubblicata sul sito lepasseggiatediagata.org, un vero e proprio diario corredato di video, commenti e foto con gli esercenti commerciali.
“Un’occasione per promuovere anche i luoghi che l’accessibilità l’hanno applicata” afferma Alberto Donadoni, tornato dall’Olanda – dove è socio e proprietario di Atg Europe – per dare a nome dell’azienda un contributo alla neo-associazione. “Purtroppo in Italia queste realtà sembra che si debbano reggere solo sul volontariato, ma non può essere così: associatevi, supportate, spargete la voce”, è l’appello di Donadoni. “Anche nella sanità facciamo fatica a trovare supporto – riporta Anna Baldoni – perché le spese per la carrozzina di Agata e tante altre cose spesso non sono coperte dal servizio sanitario e ci si trova obbligati a rivolgersi al privato”.
Le difficoltà non sono poche, e la stessa Baldoni afferma che “ci è stato suggerito di non intraprendere la strada dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Che sarebbe stato un casino, che avremmo incontrato ostacoli enormi e una burocrazia infinita. Ma non possiamo rimandare il problema perché è un casino. Casomai è la ragione per cui siamo qua”.
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