Cronaca
7 Dicembre 2025
I periti nominati dalla Corte d'Assise divergono dai risultati delle consulenze di Procura e parte civile. Tutti però concordano sulla mancanza di una patologia clinica nei due imputati

Big Town. La perizia esclude l’infermità mentale per i Di Gaetano

di Davide Soattin | 3 min

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Quando scatenarono tutta la loro ferocia, uccidendo il 42enne Davide Buzzi e ferendo il 23enne Lorenzo Piccinini, Vito Mauro Di Gaetano – titolare del bar Big Town di via Bologna – e il padre Giuseppe sarebbero stati ‘catapultati‘ in una dimensione emozionale fortemente perturbata, caratterizzata principalmente da uno stress emotivo intenso, ma non tale da annullare la loro capacità di intendere e volere.

È questo il fulcro delle ottanta pagine di perizia psichiatrica elaborate dai periti incaricati dalla Corte d’Assise del tribunale di Ferrara, vale a dire lo psicologo Renato Ariatti e lo psichiatra Marco Samory. Il lavoro dei due finisce così per divergere consistentemente dalle considerazioni di Roberto Zanfini, consulente del pubblico ministero Barbara Cavallo, e di Luciano Finotti, consulente della parte civile.

Zanfini infatti, riguardo a Vito Mauro Di Gaetano, aveva parlato di seminfermità mentale, tale da compromettere completamente o parzialmente la capacità di intendere e volere nel momento in cui il barista uscì da dietro il bancone e colpì Buzzi con il lucchetto. Finotti, invece, aveva evidenziato per il titolare del bar una totale incapacità, mentre per il padre una capacità solo parzialmente compromessa.

Ariatti e Samory, al contrario, dopo aver esaminato i due imputati tramite colloqui, hanno escluso l’ipotesi di uno stato dissociativo. Secondo quanto riportato nella loro perizia, i cui esiti saranno illustrati nell’udienza dei giovedì 11 dicembre, uno stato emotivo, anche se particolarmente intenso e incontrollabile, non può mai arrivare a determinare un’incapacità totale di intendere e volere in chi lo vive.

In altre parole, la perizia sostiene che, se fosse sufficiente uno stato emotivo forte o passionale per escludere la responsabilità penale, allora qualsiasi emozione intensa potrebbe giustificare comportamenti violenti. Questo, secondo gli esperti, non corrisponde alla realtà, poiché la giurisprudenza considera l’incapacità di intendere e volere come qualcosa di ben più complesso e specifico di una semplice alterazione emotiva, che comunque può avere rilevanza nel momento in cui la Corte d’Assise è chiamata a quantificare l’eventuale pena da infliggere agli imputati.

C’è convergenza invece tra i due consulenti e i due periti nell’escludere in maniera oggettiva la presenza di una patologia clinica pregressa, ovvero di una malattia mentale, sia in Vito Mauro che in Giuseppe Di Gaetano. La mancanza di patologie rilevanti, tra l’altro, esonera i periti nel fornire una loro risposta circa il quesito della pericolosità sociale, che quindi resta esclusiva competenza dei giudici.

Il fatto risale al 1° settembre 2023. Quella sera di fine estate, Davide Buzzi e Lorenzo Piccinini entrarono nel bar Big Town con un obiettivo preciso: ottenere un “risarcimento” per la morte del 19enne Edoardo Bovini, figliastro di Buzzi. I due, infatti, chiesero al titolare del locale, Vito Mauro Di Gaetano, una somma di 3.000 euro, un vero e proprio “pizzo” che intendevano ottenere con la minaccia.

Buzzi portava con sé una tanica di benzina, che fece vedere ai Di Gaetano prima di appoggiarla sul bancone, come atto intimidatorio. Di fronte a questo gesto, da dietro il bancone uscì Giuseppe Di Gaetano, che provò a chiedere spiegazioni e per tutta risposta venne aggredito con violenza. Prima Buzzi gli sferrò ripetutamente delle gomitate al volto, dandogli pugni e calci che lo fecero cadere due volte a terra, mentre Piccinini gli intimò successivamente “con arroganza” di uscire, colpendolo con altri calci e lanciandogli addosso anche una bottiglia.

I due però non riuscirono nel loro intento estorsivo a causa della violenta reazione di Giuseppe e Vito Mauro Di Gaetano, che uccisero il ‘patrigno’ di Bovini e ferirono in maniera molto grave il 22enne che era con lui, finendo a processo – davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Ferrara – con la duplice grave accusa per l’omicidio di Buzzi e il tentato omicidio di Piccinini.

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